Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
La follia di sottoporre la formazione di una maggioranza parlamentare a una piattaforma digitale privata costituisce l'ultima frontiera di un soggetto politico che abbraccia l'establishment strizzando l'occhio al populismo e che diventa partito fingendo di essere ancora un movimento composto da cittadini innocenti con l’obiettivo di cambiare le cose. Il voto di oggi è la mossa più disperata di un “Movimento” che vorrebbe far credere ai propri sostenitori di conservarsi immacolato, trasparente e incorruttibile come in realtà non lo è più.
Sebbene il discorso della metamorfosi sia stato già affrontato in questa sede con i dovuti approfondimenti, chiunque osservi questa breve, intensa e veloce trasformazione del M5S da conglomerato di anime rivoluzionarie e innovative a semplice partito di establishment, non può fare a meno di notare la particolarità con la quale una delle pratiche più pure dei pentastellati, e cioè, l’esercizio della “democrazia diretta” sia stata svuotata dal suo vero significato divenendo l’oggetto di spudorate strumentalizzazioni.
Dal voto effettuato per salvare Salvini dal processo sulla Diciotti al voto di oggi sull’alleanza con i Dem, sembra che la Piattaforma di Rousseau sia diventata lo strumento con cui l’élite del M5S applichi una vernice di democrazia diretta a delle scelte prestabilite. In sintesi, attraverso questa specie di voto online gli iscritti parteciperebbero a una specie di plebiscito che deresponsabilizza il vertice dei Cinquestelle dalle proprie scelte per farle ricadere sull’intero movimento. E’ una strategia volta a non perdere dei consensi in caso di aver preso la decisione sbagliata dato che, se domani l’alleanza con il PD dovesse rivelarsi un disastro epocale sarà sempre stata una scelta delle basi.
E diamo per scontato l’esito positivo di questa sorta di plebiscito perché 1) sarebbe ingenuo pensare che i Cinquestelle stiano veramente affidando la loro continuità nell’esercizio del potere alla decisione degli iscritti sulla piattaforma, 2) lo sarebbe ancora di più credere che quanto avviene all’interno di questa piattaforma - carente di sorveglianza esterna - non sia suscettibile alla manipolazione di chi possiede il dominio indiscusso della medesima e 3) il solo fatto di considerare che, a trattativa quasi conclusa, saranno gli iscritti a decidere se respingere o approvare la maggioranza con il Pd sarebbe fanatismo puro.
E’ palese che lo scopo del voto su Rousseau non sia altro che quello di mantenere in piedi ciò che resta della narrazione con la quale i Cinquestelle sono nati: democrazia diretta, onestà e altre fantasie a cui i loro simpatizzanti sono ancora disposti a credere. Il problema non sta tanto nell’assurdo atto di propaganda populista portato avanti dai pentastellati quanto nel suo deprecabile fine: quello di sovrapporsi alla democrazia parlamentare e alle istituzioni per fingersi ancora un movimento antisistema.
Nota: sembra che pur di non confessarsi ormai parte dell’establishment sul quale hanno sempre sputato, i Cinquestelle preferiscano rimanere in una specie di limbo che li vede fare i populisti o gli istituzionali a seconda del caso: un curioso caso di camaleontismo politico.
Estefano Tamburrini
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>