Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
La giornata di oggi ha testimoniato un importante evento che contribuisce ad allentare la pressione tra Russia e Ucraina, ai ferri corti dalla primavera del 2014, quando Mosca annesse la Crimea con un atto di forza.
Attraverso uno scambio reciproco di prigionieri, Mosca e Kiev puntano a ristabilire quella fiducia che è stata spazzata via da cinque anni di guerra nel Donbass, la regione dell'Ucraina sud-orientale in cui si trovano le province separatiste russofile di Donetsk e Luhansk.
Lo scambio ha coinvolto trentacinque prigionieri russi e trentacinque prigionieri ucraini. Tra questi vi erano i ventiquattro marinai che furono arrestati lo scorso novembre dalle autorità russe nello stretto di Kerch, che divide la Russia dalla Crimea, in un momento di alta tensione tra i due paesi.
Tra le persone ad attendere l'atterraggio dei prigionieri ucraini all'aeroporto Boryspil di Kiev vi era anche il presidente Volodymyr Zelensky, eletto lo scorso maggio.
Questo scambio di prigionieri rappresenta un importante successo per il giovane presidente il quale durante la campagna elettorale ha promesso di fare di tutto per mettere fine alla sanguinosa guerra che ha reso il Donbass un campo di battaglia.
A parte la questione della Crimea, annessa con la forza da Mosca nel febbraio 2014, il coinvolgimento russo nella guerra del Donbass è il secondo fattore che ha portato le relazioni tra Kiev e Mosca al minimo storico. Non solo, questi due fattori hanno fatto crollare le relazioni tra Mosca e l'Occidente in generale, causando uno spostamento dell'attenzione russa verso Oriente, in direzione della Cina.
In seguito all'annessione della Crimea e all'intervento nella guerra del Donbass, la Russia è stata, e continua ad essere, sanzionata dagli Stati Uniti, dall'Unione Europea e da altri paesi occidentali.
Le relazioni tra Russia e Occidente sono ulteriormente peggiorate in seguito all'intervento di Mosca nella guerra civile siriana a fianco del presidente Bashar al-Assad e all'avvelenamento dell'agente doppiogiochista Sergei Skripal e di sua figlia da parte dei russi in Gran Bretagna.
Il conflitto del Donbass è a tutti gli effetti la guerra dimenticata d'Europa. Gli scontri iniziarono nell'aprile 2014 e videro contrapporsi l'esercito ucraino ai separatisti filorussi delle province di Donestk e Luhansk, i quali auspicavano l'annessione da parte della Russia. I separatisti sono stati supportati finanziariamente e militarmente dalla Russia attraverso il confine sebbene Mosca, nonostante le innumerevoli prove, abbia sempre smentito qualsiasi coinvolgimento.
Tra l'aprile 2014 e il febbraio 2015 gli scontri furono particolarmente aspri: la maggior parte dei 13 mila morti causati da questa guerra cadde in questo periodo. Poi il 12 febbraio 2015 Russia, Ucraina, Francia e Germania firmarono il protocollo di Minsk II, un documento finalizzato a demilitarizzare il Donbass e mettere fine alla guerra.
Da allora la violenza degli scontri è diminuita notevolmente ma il protocollo non è mai stato implementato completamente e la guerra non è finita. I soldati ucraini e separatisti continuano a spararsi. La guerra del Donbass è diventato un conflitto a bassa intensità: non vengono più combattute importanti battaglie ma la regione continua ad essere una zona di guerra. Le fazioni contrapposte si confrontano in un'estenuante guerra di posizione
Sebbene nessuno lo dica nel Donbass si continua a combattere e morire. Secondo l'agenzia di stampa ucraina Unian, venerdì 6 settembre le forze armate russe e separatiste hanno attaccato undici postazioni dell'esercito ucraino con mortai, artiglieria e lanciagranate. “Il 6 settembre le forze armate della Federazione Russa e i suoi mercenari hanno violato il cessate il fuoco 11 volte” si legge in un comunicato stampa rilasciato dalle forze armate ucraine e citato da Unian. Gli ucraini non avrebbero subito perdite negli attacchi del 6 settembre.
Gli scambi di prigionieri sono utili a creare fiducia reciproca tra le parti belligeranti. Tuttavia il Donbass è ancora una zona di guerra e la tanto sperata fine del conflitto potrà avvenire solo al termine di un lungo e faticoso processo diplomatico, frutto di uno sforzo multilaterale che probabilmente coinvolgerà almeno Francia e Germania. Lo scambio di prigionieri di sabato 7 settembre non è che un primo, piccolo passo.
Massimiliano Palladini
CREDIT: EFREM LUKATSKY/AP/SHUTTERSTOCK
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>