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Sindacati sul piede di guerra mentre nel governo si infiamma lo scontro sul blocco dei licenziamenti. E’ infatti saltata la proroga dei licenziamenti al 28 agosto chiesta dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Il dem è riuscito comunque ad ottenere la possibilità per le imprese di utilizzare la Cassa integrazione ordinaria, anche dal primo di luglio, senza pagare addizionali fino alla fine dell’anno impegnandosi a non licenziare.
Fonti di governo del Pd provano a gettare acqua sul fuoco, assicurando che il pacchetto lavoro approvato nel Sostegni bis conferma l’impostazione data dal Ministro Orlando con una serie di opzioni a disposizione delle aziende, alternative ai licenziamenti. Un risultato giudicato “insufficiente” dai sindacati, che accusano il governo di essersi piegato ai diktat di Confindustria.
Sui licenziamenti “per noi la partita non è chiusa.
I testi non li abbiamo ancora visti, ci sono aiuti alla imprese ma l’impresa può decidere se licenziare o no, ma se hai aiuti pubblici e non hai costi aggiuntivi l’utilizzo deve avere il vincolo di non licenziare”, attacca il segretario della Cgil, Maurizio Landini, a Forrest su Rai Radio 1.
Il sindacalista spiega: “la decisione del governo non ci convince, il rischio è che da luglio ci siano migliaia di licenziamenti, il messaggio che si manda ascoltando Confindustria è che i problemi si risolvono con la libertà di licienziare”.
Stesse preoccupazioni condivise anche dal leader della Cisl, Luigi Sbarra, che avverte: quella del governo è una “soluzione debole, non in grado di arginare il rischio di uno tsunami sociale e occupazionale che arriverà con l’uscita dal blocco dei licenziamenti“.
Più duro l’attacco del segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, pronto alla mobilitazione.
“In questa settimana - dice Bombardieri - mentre noi chiediamo “zero morti sul lavoro”, qualcuno chiede “zero diritti” e sono le stesse associazioni datoriali che, in questo anno, hanno avuto il 74% dei finanziamenti dello Stato a favore delle aziende. Venerdì saremo in piazza per far sentire la nostra voce. Centinaia di migliaia di persone rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. Noi siamo sempre per risolvere i problemi e per trovare le soluzioni: speriamo che ciascuno faccia appello al proprio senso di responsabilità per evitare di incendiare il Paese”.
Fonti di Palazzo Chigi chiariscono il quadro della facoltà di licenziare, dopo l’intervento di mediazione del governo. L’esecutivo ha sostanzialmente introdotto un forte incentivo a non licenziare, pur non toccando il limite del blocco.
In sostanza: fino al 30 giugno c’è cassa integrazione (cig) covid gratuita e divieto di licenziamento totale per tutte le aziende, sia quelle che usano cig sia quelle che non la usano. In assenza di un intervento del governo, l’industria e l’edilizia sarebbero tornate alla normalità dal 1 luglio, ovvero userebbero la loro cig ordinaria che ha un costo di funzionamento del 9%-15% della retribuzione e avrebbero la libertà di licenziare. L’intervento del governo prevede – in linea con tutti gli altri paesi europei che da sempre hanno preso questa strada - di garantire la cig gratuita anche dopo 1 luglio (le aziende non avrebbero possibilità di scelta tra usare cig a pagamento o gratuita, ovvero se azienda prende cig deve prenderla gratuita) in cambio dell’impegno a non licenziare nessun dipendente.
Diversamente da ora quindi dopo il 1 luglio non si tratterebbe più di un divieto assoluto di licenziamento (perché un’azienda che non voglia chiedere la cig è libera di licenziare) ma di un forte incentivo a non farlo (perché il ricorso alla cig è gratuito per l’azienda). Tutto questo vale solo per industria e edilizia, per i servizi il divieto totale di licenziamento (per tutte le aziende sia che usino cig sia che non la usino) vale fino a fine ottobre e cig gratuita fino a fine anno.
Redazione Pressa
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