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Verrà ricordata come una delle sedute più difficili degli ultimi anni e, fino a questo momento, come la più controversa dell'attuale legislatura. La discussione aveva per oggetto approvare la data e l'ora esatta in cui sarebbe stata data lettura alla mozione di sfiducia. Non sono poi mancate le sorprese, le controproposte e la teatralità di alcune personalità che, senza riserbo, hanno cercato disperatamente di far girare il dibattito attorno a sé stesse.
La discussione ha confermato gli schieramenti e le alleanze che si sono tratteggiate negli ultimi giorni intorno alla dicotomia che confronta l'ipotesi di andare subito al voto e il tentativo di conformare una coalizione che possa dare continuità alla legislatura. Il parlamento si è diviso soprattutto nei dettagli come, ad esempio, sulla data del voto della mozione di sfiducia nonché sul fatto di dare ascolto o meno alla comunicazione del Presidente del Consiglio su richiesta dello stesso Conte.
In sostanza, la proposta del centrodestra potrebbe sintetizzarsi nel votare il prima possibile la sfiducia e andare subito alle elezioni senza permettere la formazione di coalizioni che non rispecchiano la volontà degli italiani, mentre il M5S, il PD e LeU hanno ribadito il bisogno di sentire il comunicato del Presidente del Consiglio sottolineando il bisogno di parlamentizzare la crisi in corso per evitare di farsi travolgere dall'euforia del momento.
Da sottolineare anche la partecipazione di Salvini in prima persona, il quale non soddisfatto di aver introdotto con successo il dibattito sulla tonalità dell'abbronzatura dei suoi colleghi, è riuscito a mettere spalle al muro i senatori Cinquestelle affermando di sostenere insieme a loro il taglio di 350 parlamentari pur di andare al voto il prima possibile. È impossibile non segnalare l'euforia che il Ministro dell'interno riesce a provocare nei suoi avversari ogni volta che si presenta.
Chiunque abbia visto la seduta in diretta, avrà potuto notare la facilità con cui il leader della Lega riesce a polarizzare il dibattito intorno a se stesso.
Dopo la prestazione offerta da un Salvini molto sicuro di sé, il clima è diventato più teso a Palazzo Madama. Una dura risposta sarebbe arrivata poco prima delle votazioni, quando, la sen. Loredana De Pretis ha ricordato ai presenti che siamo di fronte a una democrazia parlamentare e non a una democrazia sondaggista e che le regole non sono una mera formalità ma rappresentano la sostanza dell'esercizio democratico. La senatrice del gruppo misto ha segnalato inoltre come il Ministro si presenti nel Senato a convenienza, evitando di comparire in aula nei momenti meno favorevoli.
Giunto il momento della votazione è stata messa in atto una convergenza tra il M5S e il PD che hanno ratificato la decisione di aspettare il martedì 20 agosto per sentire il Presidente del Consiglio e dare lettura alla mozione di sfiducia. Un'altro punto di convergenza tra alcuni parlamentari ha consistito nel non votare la sfiducia un giorno prima dell'anniversario del crollo del Ponte Morandi per non offrire al mondo lo scempio di un'Italia divisa.
Le divisioni però ci sono, eccome! I fautori del plebiscito e quelli che vogliono mantenere in piedi la legislatura dimostrano due visioni inconciliabili del Paese e, come se non bastasse, c'è una forte discrasia tra il modello proporzionale che vige in Italia e la prassi esercitata da attori incapaci di dialogare e sempre più tendenti alla polarizzazione inerente a un modello maggioritario.
E mentre aspettiamo il 20 agosto non possiamo che domandarci: potrebbe un'alleanza M5S-PD arrivare a fine legislatura senza dividersi sui soliti argomenti? Potrebbero entrambi tenere testa all'orgoglio fino alla fine della legislatura? Se si dovesse andare subito al voto, è sicura la Lega di garantire i prossimi cinque anni? E se Salvini facesse la fine dell'altro Matteo? Non ci pentiremo di aver fatto crollare una legislatura per seguire dei sondaggi?
E se la democrazia italiana diventasse sondaggista, come faremo a preservare le maggioranze parlamentari da ogni politico che sentendosi favorito dai consensi goduti in un determinato momento, abbia il desiderio di chiamare nuove elezioni? E se la maggioranza dovesse mutare al variare dei sondaggi, ogni quanto tempo bisognerà chiamare nuove elezioni?
Non sappiamo se la legislatura avrà continuità o ci saranno nuove elezioni. L'unica certezza che abbiamo in queste ore è che il percorso attuale ci porti dritto per dritto alla delegittimazione del sistema politico italiano.
Estefano Tamburrini