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Se l'alleanza Pd-5 Stelle si fonda solo sull'antisalvinismoà

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Se questo fosse vero, lo stesso Savini potrebbe tranquillamente giocare ad Aikido con i suoi opponenti


Se l'alleanza Pd-5 Stelle si fonda solo sull'antisalvinismoà
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Dopo un difficile negoziato in cui si sono messi in evidenza le contraddizioni, gli egoismi e la scarsa propensione al dialogo da parte di alcuni dei principali esponenti del M5S e del PD nonché le fratture interne che dividono i membri più importanti di entrambe le organizzazioni; dopo le scosse generate da una crisi iniziata al mare, portata in parlamento e trasformata nella crisi di tutti i partiti e; dopo che il veloce susseguirsi di tali episodi avesse tolto consenso e lucidità a un Salvini che, pur dimostrandosi inarrestabile durante la prima metà del 2019 è calato di almeno 4 punti percentuali in soli 20 giorni, la crisi di governo sembra giungere al suo epilogo.

Oggi si terranno nuove consultazioni nelle quali si deciderà se dar vita a un governo giallorosso oppure formare un governo di decantazione che scriva la finanziaria e porti il Paese alle elezioni.

Il tempo è scaduto. È quanto emerge dal comunicato inviato il venerdì scorso dal Quirinale. Dal messaggio rivolto al Pd e al M5S si legge testualmente 'Entro il pomeriggio di lunedì ci dite se avete trovato l'accordo perché il Presidente non accetta altri interlocutori. E le consultazioni di martedì finiscono o con l'incarico di fare il governo al nome che concorda una precisa maggioranza o con un'altra convocazione, quella del premier tecnico che porterà il Paese alle elezioni. Il tempo è scaduto'.

In preda alla disperazione? Con l'orologio contro e le spalle al muro data l'irrevocabile scadenza di Mattarella, Pd e Cinquestelle si sono affrettati per mantenere in piedi una trattativa che si è protratta fino alla sera del lunedì, quando Zingaretti pare abbia deciso di accettare il nome Conte alla Presidenza del consiglio. Una accettazione non ancora ufficiale però.

E così è proprio il nome del premier uscente a bloccare la trattativa. Tra il Conte-bis e la richiesta di discontinuità, Dem e Cinquestelle hanno impiegato i 5 giorni concessi dal Quirinale discutendo su un nome anziché sulla formulazione di linee guida che in grado di illustrare l’intenzione, almeno, di elaborare un programma condiviso. E non è ancora finita: nelle prossime ore verrà discussa la spartizione dei ministeri chiave ma non si conoscono i contenuti del governo che sarà. Nessuno ha parlato di programmi, nessuna politica alle porte.

In altre parole, siamo in presenza di una trattativa fatta a rovescio, nella quale prima si penserebbe ai nomi e poi ai programmi. Con uno schema del genere viene facile immaginare che dietro la bandiera dell’anti-salvinismo ci sia il nulla e, se questo fosse vero, tale condizione non basterebbe a conformare un governo di svolta per il quale servirebbero invece dei progetti e delle persone capaci di renderli concreti. Se questo fosse vero, l’esperienza di governo giallorossa sarebbe già fallita ancor prima di esistere. Se questo fosse vero, lo stesso Savini potrebbe tranquillamente giocare ad Aikido con i suoi opponenti, trasformando ogni eventuale fallimento della fragilissima alleanza giallorossa nell’opportunità idonea per un’ulteriore ascesa dei sondaggi.

Se l’alleanza PD-M5S si fonda solo e soltanto sull’anti-salvinismo e sulla spartizione degli incarichi - come lo si sta dimostrando in queste ore - allora si prepari a subire una caduta più strepitosa di quella sperimentata dai gialloverdi qualche settimana fa. Se invece i Giallorossi hanno una vaga idea su come costruire un governo stabile nonostante le loro innumerevoli contraddizioni, inizino a parlare di politiche piuttosto che di incarichi, altrimenti è meglio tornare al voto.

Estefano Tamburrini

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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