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Taglio dei parlamentari, ma i problemi istituzionali italiani restano

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La riforma voluta dai 5 Stelle contribuisce a risolvere il vero problema istituzionale dell'Italia? No, d'altro canto questo non è mai stato il suo scopo


Taglio dei parlamentari, ma i problemi istituzionali italiani restano
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La Camera dei Deputati ha approvato la legge di riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari: si passa da 945 (630 deputati e 315 senatori) a 600 parlamentari (400 deputati e 200 senatori).

I voti favorevoli sono stati 553, i contrari 14 e gli astenuti due.

L'approvazione della riforma del taglio dei parlamentari è una grande vittoria per il Movimento 5 Stelle, partito che deve la sua ascesa a una narrazione anti-politica per cui i parlamentari sono una casta parassita che con i suoi privilegi drena risorse che potrebbero essere spese per risolvere i problemi del paese. Quale miglior modo per esautorare la casta parlamentare se non quello di ridurla numericamente? Questa è la riforma simbolo dei 5 Stelle. Il trionfo della demagogia populista che aizza le folle, pur con qualche ragione, contro una casta autorefenziale rinchiusa nel palazzo.

Curioso che essa venga approvata proprio nel momento in cui i pentastellati hanno completato il loro processo di metaformosi: da movimento che vuole entrare nelle istituzioni per rivoluzionarle e avvicinarle al popolo a partito che ha perfettamente compreso i meccanismi della repubblica parlamentare proporzionale e li utilizza per rimanere al governo ed evitare una chiamata alle urne che risulterebbe in una sicura e cospicua perdita di seggi.

Per quanto riguarda il Partito Democratico – l'altro azionista principale della maggioranza – esso ha votato a favore della riforma sebbene in precedenza si fosse detto contrario. Il partito di Nicola Zingaretti si rimangia la parola per non intaccare la fiducia tra i partner della maggioranza.

La riforma approvata a Montecitorio cambia notevolmente l'aspetto del parlamento, istituzione cruciale di qualsiasi democrazia liberale, specie se di tipo parlmentare. Esso perde oltre il 30 per cento dei suoi seggi.


Secondo il Movimento 5 Stelle la riduzione dei parlamentari risponde a due scopi: rendere più efficienti i lavori parlamentari; ridurre i costi delle istituzioni.

Ora, premesso che l'equazione meno uguale meglio è totalmente campata in aria e che il denaro risparmiato con questa riforma è poca cosa rispetto a quello che si potrebbe risparmiare con altri tipi di provvedimenti, occorre chiedersi: dal punto di vista istituzionale, il problema della Repubblica Italiana è dato da un eccessivo numero di parlamentari? L'inefficienza delle istituzioni dipende dal numero dei parlamentari?

La risposta a queste due domande è facilissima se si osserva il numero di governi che si sono susseguiti dal 1948 a oggi. Nessun governo ha completato una legislatura e molto spesso le legislature non sono arrivate alla scadenza. Il vero problema istituzionale dell'Italia è dato dalla debolezza del governo e del presidente del consiglio. Questa debolezza deriva dalla netta prevalenza del potere legislativo (il parlamento) sull'esecutivo (il governo). Il risultato di ciò è l'instabilità governativa che conosciamo bene, proverbiale della nostra Repubblica. Prima del 1993 l'instabilità era ulteriormente favorita da una legge elettorale proporzionale pura, cioè con una soglia di sbarramento quasi inesistente, che incentivava la frammentazione politica. Non che le cose dal 1993 in poi siano andate tanto meglio.

Il continuo avvicendarsi dei governi è intrinseco alla nostra Repubblica e si tratta di un difetto che pregiudica l'efficienza delle istituzioni e il peso del nostro paese in politica internazionale. Riformare radicalmente il sistema politico cercando di aumentarne la stabilità (allora sì che si potrebbe davvero parlare di Seconda Repubblica) è compito arduo e rischioso. Per il politico che segue questa via riformista radicale la posta in gioco è la carriera.

La riforma voluta dai 5 Stelle contribuisce a risolvere il vero problema istituzionale dell'Italia? No, d'altro canto questo non è mai stato il suo scopo dichiarato. Al netto delle motivazioni ufficiali offerte dai pentastellati, la riforma appena approvata giunge come manna dal cielo per un partito che è stato prosciugato dal suo primo anno di governo. Il taglio dei parlamentari è un buon trofeo da esibire, nella speranza di riportare in alto i consensi. Dal punto di vista istituzionale però, le priorità sono ben altre. Peccato per l'occasione sprecata.

Massimiliano Palladini

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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