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Piero Ignazi è politologo, saggista, docente di Politica comparata presso la facoltà di scienze politiche dell'Università di Bologna ed editorialista per il quotidiano La Repubblica. In questa intervista a La Pressa ha parlato di riforma del taglio dei parlamentari, legge elettorale, Brexit e altro.
Professor Ignazi, recentemente il parlamento ha approvato una storica riforma costituzionale che taglia nettamente il numero dei parlamentari. Cosa ne pensa di questa riforma? Crede che potrà davvero rendere più efficienti i lavori parlamentari oppure si tratta di un provvedimento demagogico?
'Tagliare i rappresentanti in questo modo è molto demagogico, ridicolo francamente, perchè i lavori parlamentari si rendono più efficienti riformando i regolamenti delle Camere, non certo riducendo il numero dei parlamentari. Sia però chiaro che questa riforma non è un attentato alla democrazia come alcuni hanno scritto. Non bisogna esagerare le cose.
È una riforma molto demagogica ma ciò non significa che ora il paese sia meno democratico. Ovviamente fatta questa riforma bisogna adottarne delle altre per bilanciare il sistema. In primis occorre cambiare il sistema elettorale'.
Lei a che tipo di legge elettorale è favorevole?
'Io sono sempre favorevole a un sistema maggioritario a doppio turno con soglia di accesso al ballottaggio. Un sistema identico a quello francese per intenderci'.
Sabato 19 ottobre c'è stata a Roma la manifestazione di Salvini, Meloni e Berlusconi. I giornalisti e gli addetti ai lavori che hanno seguito e commentato l'evento hanno detto che si è trattato della manifestazione del centro-destra unito. Secondo lei non sarebbe più corretto dire destra considerando che la Lega è di gran lunga il partito più forte?
'Assolutamente sì, da sempre si sarebbe dovuto dire destra e basta.
Non solo da quando la Lega di Salvini è diventata il partito più votato della coalizione ma già dal 1994. Perchè Forza Italia non è mai stato un partito moderato, è un partito estremista. Questa è una considerazione che faccio considerando il lungo periodo. Non per niente a loro non fa alcuna differenza votare Salvini o votare Berlusconi, per loro sono la stessa cosa. L'importante è che siano contro la sinistra, questa è l'unica cosa che gli preme'.
Quindi secondo lei Forza Italia non è mai stato un partito moderato?
'Assolutamente no. È un abbaglio pensare che Forza Italia sia stato un partito moderato. Forza Italia nasce come movimento estremista per combattere contro quello che Berlusconi chiamava il rischio di miseria e morte che il comunismo avrebbe portato in Italia. Queste sono le sue parole testuali, quindi altro che moderati'.
Andiamo ora all'estero. In Spagna nelle ultime settimane si è riaccesa la crisi catalana con manifestazioni e scontri violenti. Il tutto avviene in un clima di campagna elettorale visto che il prossimo 10 novembre i cittadini spagnoli saranno chiamati alle urne per la quarta volta in quattro anni. Cosa sta succedendo in Spagna?
'In Spagna, com'è noto, ci sono difficoltà nel creare un governo. Il nuovo partito Podemos – nato in questo decennio – ha difficoltà ad accettare di entrare come junior partner in un governo presieduto dai socialisti. D'altro canto Podemos nasce proprio in opposizione al partito socialista denunciandone l'arretratezza, la burocratizzazione, la svendita degli ideali del socialismo al capitalismo, eccetera. È comprensibile quindi che per Podemos sia difficile aderire a un governo presieduto dai socialisti. Difatti le trattative sono naufragate. Per quanto riguarda la Catalogna, la questione ha conosciuto una grande radicalizzazione: la Catalogna è passata da chiedere più autonomia a chiedere addirittura l'indipendenza. Il governo Rajoy gestì malissimo il referendum sull'indipendenza del 1° ottobre 2017 creando un gigantesco problema d'immagine per il governo spagnolo, abilmente sfruttato dai catalani. A questo punto la questione catalana è difficile da risolvere. Il confronto sembrava diventato più ragionevole poi la situazione è degenerata nuovamente pochi giorni fa dopo la sentenza che ha condannato diversi leader indipendentisti'.
Il Regno Unito è sempre stato un paese politicamente stabile. Come mai la Brexit ha scatenato una crisi così grave?
'La questione europea – cioè il rapporto tra il Regno Unito e l'Unione Europea, e prima di quest'ultima la Comunità Economica Europea – ha sempre avuto una forte carica emotiva per i britannici. Nessun'altro argomento ha mai suscitato passioni così viscerali dagli anni Sessanta in poi. Sostanzialmente il referendum ha fatto saltare il tappo, dando libero sfogo a quei sentimenti che hanno sempre agitato l'opinione pubblica e la politica britannica in merito alla questione europea. Si tratta di un tema che taglia sia conservatori che laburisti. In altre parole anche i due partiti maggiori al loro interno sono divisi su tale questione. Non ce n'è uno favore e uno contro ma entrambi al loro interno hanno componenti che sono a favore e che sono contro l'Europa. È questo il grande problema. Bisogna però notare che in parlamento i laburisti sono più compatti rispetto ai conservatori quando ci sono da votare provvedimenti relativi all'Europa'.
Durante il suo intervento del 12 ottobre al Pandora Festival di Bologna lei ha fatto una provocazione. Ha detto che si può fare un parallelismo tra La Republique En Marche di Emmanuel Macron e il Movimento 5 Stelle. Potrebbe spiegare questa affermazione?
'Si tratta di due movimenti che si sono posti in contrapposizione al sistema dei partiti vigente fino a quel momento, proponendo un'alternativa radicale. Nel suo libro Macron scrisse che i partiti sono morti e che bisogna andare al di là della destra e della sinistra. Parole che già abbiamo sentito dire da Beppe Grillo. Entrambi hanno scombussolato gli equilibri politici preesistenti opponendosi in modo netto ai partiti tradizionali, denunciando il loro modo di lavorare e di organizzarsi. Si tratta di due movimenti che hanno molto in comune da questo punto di vista. Poi, ovviamente, sono diversi per mille motivi. Per esempio, La Republique En Marche ha una componente molto più tecnocratica mentre i 5 Stelle hanno una componente molto più movimentista e anti-politica'.
Massimiliano Palladini
Redazione Pressa
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