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Ieri il presidente americano Donald Trump, attraverso il suo account Twitter, ha reso pubblico il suo appoggio a un governo Conte bis. Si tratta di un'ingerenza che se non è inedita è come minimo insolita, oltreché ingombrante. Per il semplice fatto che proviene dal presidente statunitense, niente meno che il politico più influente al mondo.
Le parole di Trump sono giunte come un fulmine a ciel sereno proprio quando le trattative tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle erano nelle fasi più concitate e decisive. Per giunta il nome di Conte è stato uno dei principali nodi delle trattative: il segretario democratico Nicola Zingaretti osteggiava un Conte bis in nome della discontinuità mentre i 5 Stelle sostenevano la sua seconda nomina. Alla fine, proprio poche ore prima dell'annuncio del presidente americano, il veto dei democratici su Conte è caduto.
Ora il Conte bis ha ricevuto la benedizione anche degli Stati Uniti. Giuseppi (così storpiato apparve inizialmente il nome di Conte nel post Twitter, poi corretto) è “un uomo molto talentuoso” che “ama molto il suo paese e lavora bene con gli Stati Uniti”. “Spero resti primo ministro” ha concluso Trump nel suo messaggio.
L'endorsement del presidente americano a Giuseppe Conte – un'ingerenza che ricorda il caso britannico, quando Trump benedì Boris Johnson – ci restituisce almeno due dati di fatto politici.
1) Trump e Conte sono in sintonia. Tra i due sembra davvero esserci un buon rapporto personale che già si palesò in occasione della prima uscita internazionale di Conte, fresco di fiducia, in occasione del G7 canadese del giugno 2018. Tant'è che il mese successivo il premier venne accolto alla Casa Bianca. Ovviamente le relazioni interstatali dipendono solo in parte dai rapporti personali tra i capi di governo.
La definizione degli interessi e della strategia nazionali non dipendono da una sola persona ma da una complessa architettura di uffici e funzionari. In ogni caso Trump sembra dare peso al rapporto personale che crea con i suoi interlocutori. Al di là di ciò, il governo Conte, retto dalla maggioranza gialloverde, deve avere fatto storcere il naso più di una volta a Trump e all'amministrazione americana nel complesso. Come nel caso dell'adesione italiana alla Belt and Road Iniative (Bri) del presidente cinese Xi Jinping o come nel caso del mancato riconoscimento di Juan Guaidò come presidente venezuelano. E chissà cos'ha pensato Trump quando Conte ha ribadito in parlamento la sua fiducia al ministro Matteo Salvini nonostante i palesi legami di quest'ultimo con Gianluca Savoini, il quale s'inchinò alla corte di Mosca chiedendo rubli in cambio di appoggio politico. Ciononostante, la buona salute del rapporto personale tra Conte e Trump è stata confermata dal recente G7 francese.
2) Matteo Salvini, leader della Lega, populista, ha in Donald Trump il suo mentore e a quest'ultimo è ideologicamente affine. A dimostrazione di quanto Salvini si ispiri a Trump, il primo si fece fotografare con il secondo quando ancora era uno dei candidati repubblicani in lizza per le elezioni del 2016. Poi il leader della Lega ha fatto il copia incolla del manifesto elettorale di Trump e infine ha esibito il berretto MAGA (Make America Great Again) sul suo scaffale-mosaico in occasione dei ringraziamenti per l'ottimo risultato delle elezioni europee dello scorso maggio. Tuttavia, da quando Salvini è ministro degli interni, non ha mai incontrato Trump. In occasione del suo viaggio negli Stati Uniti dello scorso giugno, il leader leghista incontrò il segretario di Stato Mike Pompeo e il vicepresidente Mike Pence ma non l'inquilino della Casa Bianca. La fiducia che l'amministrazione americana forse riponeva in Salvini è stata sicuramente destabilizzata dall'emergere dell'affare del Metropol. Una questione spinosa che a livello internazionale – non nazionale tristemente – ha screditato il leader leghista, specialmente agli occhi americani e dei partner europei. Il legame ideologico tra il Viminale e Washington è stato spezzato e Trump ha benedetto Conte il quale, in ogni caso, è il presidente del consiglio, quindi, inevitabilmente, l'interlocutore più influente con cui i governi stranieri si interfacciano
L'endorsement di Trump a Conte accresce l'isolamento di un Salvini che è il grande sconfitto della crisi di governo che lui stesso ha innescato. Sempre che il progetto della coalizione tra Pd e Movimento 5 Stelle vada in porto. E che duri ottenendo risultati. Nell'attesa che Sergio Mattarella prenda le sue decisioni.
Massimiliano Palladini
Redazione Pressa
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