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Dopo l'appoggio convinto arrivato da Calenda, Bonino ed i radicali, nel primo giorno di consultazioni, oggi sarà il turno dei partiti via via numericamente maggiori: Alle ore 11 gruppo per le Autonomie del Senato; 11.45 Leu; alle 12.45 Italia Viva; alle 15 Fdi; alle 16.15 Pd; alle 17.30 Forza Italia-Udc Senato. Il primo giro, dal quale potrebbe emergere già una possibile maggioranza numerica, si concluderà sabato con gli incontri alle ore 11 con la Lega e alle ore 12.15 con il Movimento cinque stelle.
A quel punto è chiaro che il nodo sarà politico. La partita si giocherà, nel merito e nel metodo, su questo piano.
Quale la rappresentanza politica, in termini di ministeri, che Draghi, in forza del mandato pieno conferitogli da Mattarella, vorrà inserire? E all'interno di questa, con quali rappresentanti e di quali partiti? Ci saranno ministri dell'ultimo governo che saranno riconfermati? Su questo fronte le richieste e le contropartite da parte dei maggiori partiti sono diverse e tutte da incastrare, mediare o rispedire al mittente, con tutti i rischi del caso e con la prospettiva di procedere a quel punto con un governo pienamente tecnico.
Dopo il no iniziale, sembrano moltiplicarsi i segnali distensivi da M5s, sostenuti ieri anche dal discorso di Giuseppe Conte, che ha aperto a Draghi in contrapposizione netta con l'ala del Movimento fedele a Di Battista, e prenotando così anche la sua possibile candidatura alla leadership del movimento stesso rifondato.
L'altra novità di spicco è arrivata dalla Lega che non chiude più la porta, ma attende comunque l'incontro con Draghi di domani per definire la posizione in vista del voto di fiducia in Parlamento. 'L'astensione è esclusa. O saremo a favore o voteremo contro', chiarisce Giancarlo Giorgetti. Non una tautologia, perchè era l'astensione il punto di massimo equilibrio in un centrodestra dalle posizioni differenziate e dove, a questo punto, solo FdI potrebbe trovarsi a presidiare la frontiera dell'opposizione, per quanto responsabile.
A questo punto, anche se si concluderà domani quello che è solo il primo giro delle consultazioni, le questioni aperte per il governo Draghi sembrano essere legate più ai bilanciamenti nella squadra che ai numeri della maggioranza. Numeri che la giornata di giovedì lascia già immaginare consistenti.
Il puzzle si va componendo e la chiave per la sua definizione ruota intorno a quei due aggettivi destinati a connotare l'esecutivo: politico o tecnico? Non sarà, si era già detto, un 'governo del Presidente', e l'apporto di ministri politici sarà determinante, a seconda dei punti di vista, per legare i soci della maggioranza a un patto tra loro e il presidente del Consiglio o rassicurare i partiti, posti davanti a una sorta di Quaresima dall'iniziativa messa in campo dal Colle per dare al Paese 'risposte all'altezza della situazione' ormai non più rinviabili.
I segnali da M5s
E allora ecco, dopo il no iniziale, i sempre più consistenti segnali distensivi da M5s, corroborati anche dal 'discorso del tavolino' di Giuseppe Conte. Una mossa che sembra anche prefigurare una 'competition' per la leadership del Movimento, ma che intanto avvicina M5s al sì a Draghi, anche se Di Battista non smette di dire che il no è l'unica scelta 'politica' possibile per M5s.
La Lega possibilista
L'altra novità di spicco è arrivata dalla Lega che non chiude più la porta, ma attende comunque l'incontro con Draghi per definire la posizione in vista del voto di fiducia in Parlamento. 'L'astensione è esclusa. O saremo a favore o voteremo contro', chiarisce Giancarlo Giorgetti. Non una tautologia, perchè era l'astensione il punto di massimo equilibrio in un centrodestra dalle posizioni differenziate e dove, a questo punto, solo FdI potrebbe trovarsi a presidiare la frontiera dell'opposizione, per quanto responsabile.