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Era l'11 maggio 1948 quando, al quarto scrutinio, con 518 voti su 872 (59,4%), Luigi Einaudi veniva eletto come secondo presidente della storia della Repubblica italiana. E proprio il 12 maggio presta giuramento.
Luigi Einaudi nasce nel 1874 a Carrù, piccolo e grazioso paese della provincia di Cuneo, primo avamposto e “ingresso” della regione storica piemontese delle Langhe.
E’ stato un economista e politico di livello mondiale, autore di innumerevoli opere di carattere principalmente economico. Ha collezionato una serie enorme di incarichi politici, risultando Senatore del Regno, Deputato della Costituente e Senatore della Repubblica. A ben vedere può essere considerato uno dei padri fondatori della Repubblica.
Liberale, Fervente europeista, aveva dell’Unione europea una visione lucidamente moderna, essendo un federalista europeo in senso attuale.
Sarà poi anche Governatore della Banca d’Italia, Ministro del Bilancio e Rettore dell’Università di Torino. Inoltre, giornalista economico per i quotidiani “La Stampa”, “Corriere della Sera” e per l’inglese “The Economist”.
Il momento più alto della sua attività politica fu certamente l’elezione a Presidente della Repubblica, il secondo Presidente dopo la breve parentesi di Enrico de Nicola.
Nonostante questo curriculum, la sua parsimonia, frutto soprattutto di un senso della misura nell’utilizzo delle cose pubbliche, era notoria: narra Ennio Flaiano, nel suo “la solitudine del Satiro”, che una volta invitato a cena dal Presidente al Quirinale fu lo stesso Einaudi il quale, arrivati al momento della frutta, gli chiese di dividere una pera con lui in quanto troppo grossa.
Servono altre parole per ricordare la differenza “di stile” tra i “rappresentanti” politici di oggi e quelli di un tempo?
Mirko Ballotta