Aimag nelle mani di Hera: tre interrogativi ancora senza risposta
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Aimag nelle mani di Hera: tre interrogativi ancora senza risposta

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La cessione del controllo ha un prezzo, mediamente il 15% del valore dell'Azienda. Nei documenti che ho visto di questo valore non c'è traccia


Aimag nelle mani di Hera: tre interrogativi ancora senza risposta
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Tra i tanti interrogativi che la cessione del controllo di Aimag a Hera pone (con buona pace dell’ex Sindaco di Carpi) che in Consiglio giurò che mai si sarebbe arrivati a quel punto), tre sono le questioni opache.
-Perché i Comuni hanno deciso di cedere il controllo? Sono state date risposte diverse che hanno aumentato la confusione. Proverò a riassumerle: perché Aimag non ce la fa a reggere in un mercato sempre più competitivo controllato dalle grandi aziende quotate in borsa e con la spada di Damocle delle gare.

Togliamo di mezzo subito la questione gare: le gare in Italia non si fanno (ne è stata fatta una decina in 20 anni), nonostante quanto previsto dalla legge che le voleva su tutto il territorio nazionale entro i successivi due anni, in primo luogo perché le grandi aziende non le vogliono, temendo il probabile ingresso di competitori europei molto più forti, (ognuno è monopolista a casa sua), in secondo luogo perché vogliono usare la minaccia della gara per costringere le aziende minori a cedere il controllo (lupus in fabula).
Si può quindi ritenere che la minaccia della gara sia un fucile ormai scarico dopo tanto tempo, ma anche prendendolo per buono si dovrebbe trattare su un piano, se non di parità almeno di reciprocità nelle garanzie, non così leonino.
Qualora si riaprissero le gare si riapriranno i termini di un accordo, perché in caso di gara europea, non è che Hera sia messa meglio di Aimag. Naturalmente aspettiamo la imminente pubblicazione del bilancio per avere lumi sui punti che per ora rimangono impregiudicati e che attualmente fanno propendere la proprietà pubblica per la cessione del controllo.
Quando la Regione pubblicava il meritorio annuario dei Servizi pubblici locali, era facile riscontrare che Aimag non aveva nulla in meno e spesso qualcosa in più sulla qualità del servizio, sul livello di fatturazione e sulla soddisfazione degli utenti rispetto alle nostre vicine quotate in borsa.
Di questo posizionamento relativo di Aimag però nel documento dei Sindaci non c’è traccia. Sembra di essere nella storiella del cliente che chiede all’oste se il suo vino è buono. Ricevuta, come è ovvio, risposta positiva, beve in tutta tranquillità e soddisfazione.
-Il secondo punto riguarda il prezzo e il valore di concambio. La cessione del controllo ha un prezzo, mediamente il 15% del valore dell'Azienda. Nei documenti che ho visto di questo valore non c'è traccia. Gratis? Poi nella nuova società dell’idrico non si tiene conto, oltre che del numero clienti e lunghezza della rete, dello stato della rete e del fabbisogno di investimenti. Un conto è la rete idrica di Aimag che è stata costantemente manutenzionata nel tempo e un conto è la rete idrica di Hera (provincia di Modena), che invece è in condizioni peggiori. A questo punto avremo il paradosso che i cittadini dei Comuni di Aimag dovranno investire quota parte anche per la rete di Hera. Del resto la quota offerta ad Aimag massimizza l’impegno per gli investimenti di Aimag senza concedere nulla nella gestione societaria.
Domanda: sono più malandrini quelli di Bologna o più sciocchi, se mai accettassero, i sindaci di Aimag? Alla fine della giostra i Comuni avranno due partecipazioni di minoranza in società controllate da Hera, la quale deciderà sia gli investimenti (quindi sia opere da finanziare che debiti) che la redditività, quindi utili. Per i Sindaci che continuano ad illudersi che il ruolo di Aimag verrà riconosciuto da Hera, raccomando una visita alla sede di Meta a Modena, ormai sede meramente operativa senza nessun potere decisionale oppure a quella di Sassuolo ridotta a sede dei mezzi di N.U. e dei VV.UU. Chi ricorda gli impegni assunti allora da Hera non può che sorridere della dabbenaggine degli allora amministratori. Occorre che i Comuni mettano a fuoco le loro priorità perché nella strada che hanno indicato si intuiscono solo le volontà e gli interessi di Hera (che del resto è sempre quello: controllo gratis) Nessuna garanzia né sugli investimenti, né sugli utili. In una parola: becchi e bastonati.
-Infine una considerazione di tipo generale. Il centro sinistra è stato il paladino più determinato nella liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici economici. Ricordiamo la legge Napolitano Vigneri per la liberalizzazione e i decreti Letta e Bersani per l'obbligo di gara per l'assegnazione dei servizi. A questo punto visti gli scarsissimi risultati ottenuti e la sostanziale privatizzazione di servizi fondamentali per i cittadini e per i servizi alle imprese del territorio, chiedo se non sarebbe tempo che le istituzioni ad ogni livello avviassero un approfondito ripensamento sulla strada percorsa. Cosa che del resto del resto ha già fatto la Gran Bretagna, punto di riferimento per i vari Napolitano, Bersani e Letta.
Massimo Michelini (Componente del Comitato Aimag per il Territorio)

 


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