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I compagni vanno sempre a votare mentre i nostri stanno a casa: è la scusa da sempre usata dai politici di destra. Ma non è così, almeno a Carpi: l’astensione ha infatti riguardato trasversalmente tutti i partiti. Con la differenza di un punto in più o in meno, il campo largo di Michele De Pascale raccoglie percentualmente la somma dei consensi ottenuti dal sindaco Riccardo Righi sommati alla maggior parte di quelli raccolti dalla candidata Monica Medici, poi ritornati al Movimento 5 Stelle. Mentre la coalizione di Elena Ugolini fa più o meno la somma di Annalisa Arletti più la restante parte delle civiche.
Il crollo dei votanti c’è quindi anche a sinistra: AVS perde quasi 500 voti su 1900, il PD ne perde 3'000 su 15'000.
Per questo fa quantomeno tenerezza il tentativo della segreteria locale del PD di intestarsi la sostanziale tenuta del partito: il 20% degli elettori è rimasto a casa. Perché?
In ambito locale conta ancora il traino delle persone. Alle recenti comunali il PD ha ceduto alle civiche, in particolare alla “Carpi a Colori” del sindaco Righi e di Marco Nonno Pep, più o meno gli stessi 3'000 voti mancanti oggi all’appello. 3'000 elettori che hanno votato PD alle europee ma non alle comunali dello stesso giorno. Perché?
Perché quegli elettori sono quella fetta di elettorato che ha bisogno di essere trascinato al voto da qualcuno. E alle comunali è stato trascinato da Riccardo Righi, ottimo mediatore e convincitore. Righi – è la nostra lettura – ha trascinato al voto 3'000 elettori che hanno premiato le “sue” civiche. Elettori che per inerzia hanno poi votato PD alle europee.
Righi non è del PD: qualcosa vorrà dire.
In più la segreteria locale ha gestito malissimo questa campagna elettorale. La riprova è nelle preferenze: nonostante la struttura capillare del partitone, Stefania Gasparini, non eletta, raccoglie su Carpi la metà delle preferenze complessive del PD alle comunali, e molte meno rispetto ai partecipanti alle primarie. Giovanni Taurasi, esponente del PD osteggiato e bistrattato dal suo stesso partito alle primarie, dopo la discussa sconfitta di misura è stato allontanato in malo modo dalla segreteria, invece di riservargli un posto di rispetto nella nuova amministrazione. A queste regionali ha però ottenuto 1'150 preferenze fuori dal PD: con Taurasi in giunta in cambio di un accordo politico, e quelle preferenze in saccoccia, la Gasparini ora sarebbe al regionale.
Ma siamo assolutamente convinti che la segreteria del PD troverà fantasmi a cui dare le colpe, sempre i soliti senza fare nomi: Simone Tosi, Giovanni Maestri, Marco Reggiani, Elena Brina. Oppure che è colpa della nebbia se la gente è rimasta a casa. In effetti a Cortile, in zona Brina dove la nebbia viene giù prima, il calo di voti è stato del 30% e all’appello mancano metà delle preferenze. Anche Enrico Tangerini, storico esponente cortilese di FdI, ha visto scrutinare il 30% dei voti in meno per il suo partito ma le preferenze per Annalisa Arletti, poi eletta, sono cresciute.
Allora, è colpa della nebbia o della Brina?
Roberto Benatti
Redazione Pressa
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