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'Cara Lega che stonata lirica... Modena un coro non l'ha mai avuto'

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Il maestro Adriano Primo Baldi 'bacchetta' il Carroccio che aveva aperto una polemica sul coro lirico modenese


'Cara Lega che stonata lirica... Modena un coro non l'ha mai avuto'
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Gli stonati sono ovunque. C’è chi stona tra i musicisti e chi stona in tutte le professioni. Il primato degli stonati lo detiene la politica. Si dice stonato anche di un fatto sconveniente o non in armonia con l’insieme. Se uno stonato canta da solo, poco male, se canta in coro disturba i colleghi. Stona chi sbaglia un calcolo, una scelta, una nomina. Stona chi sbaglia un intervento. Chi parla senza sapere.

A Milano, città che fa onore all’Italia per avere realizzato una grande orchestra e un coro eccellente, gli stonati, almeno in musica, non sono stati emarginati. Anzi, li hanno messi insieme e fondato il “Coro degli stonati”. Gli hanno dato uno spazio in cui incontrarsi e una guida. Qualche sociologo direbbe che li hanno ghettizzati. Invece è il contrario.

Con il lavoro e una qualificata assistenza, un elavato numero di persone, sotto la direzione di Maria Teresa Tramontin, ha realizzato una bizzarra idea del 2011 venuta al direttore della Fondazione Verdi, Luigi Corbani. Fondazione che comprende sei formazioni artistiche orchestrali e corali apprezzate in Italia e all’estero.

Modena, città impropriamente detta del “Bel canto”, non ha un coro stabile e non l’ha mai avuto. Né intonato né stonato. Ha invece un coro stagionale d’intonati che qualche volta potrebbe essere scivolato in leggere stonature. Sicuramente stonato, è dire che: “Il coro del comunale sfuma tra le polemiche”. Ho letto in questi giorni una giusta presa di posizione della Lega a proposito dell’ex Amcm; poi ne ho letta un’altra a firma Stefano Soranna, che per le approssimative informazioni avute, si è erroneamente posto questo interrogativo: “Chissà se lo scorso 5 settembre l’assessore Cavazza, nelle parole di saluto nell’anniversario della morte di Pavarotti, sapeva che in realtà quella sera si sarebbe tenuto il de profundis del Coro del Teatro Comunale? O forse, pare più appropriato, il canto del cigno.

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.

”.

Per correttezza diciamola tutta. L’assessore Gian Pietro Cavazza (nella foto), se anche avesse avuto qualcuno ad aspettarlo alle sue amletiche apparizioni di mezzanotte dal balcone di piazza Grande, e lo avesse informato dell’essere stato a sua insaputa per cinque anni assessore alla cultura a Modena, mai gli avrebbe potuto dire che: “Modena lirica, la città del “bel canto”, aveva perso uno dei suoi pezzi più importanti: «Rinunciando a tenere in modo più o meno diretto il controllo e la presenza in città del coro lirico””. In altre parole è impossibile attribuire anche a un fantasma come l’assessore Cavazza, la perdita di un coro che Modena non ha mai avuto.

Il direttore del teatro Aldo Sisillo, ha risposto che “Un coro del comunale sarebbe troppo costoso”. Sisillo sa benissimo che prima di un coro stabile Modena dovrebbe avere un’orchestra. Un serio tentativo per averla fu fatto molti anni fa dal sindaco Rubes Triva che mise insieme un organico orchestrale di circa quaranta elementi affidato alla direzione del maestro Carlo Bagnoli. Fu da quel tentativo, fatto naufragare dalla GPA, che in seguito i dirigenti del teatro modenese Giuseppe Gherpelli e Mario Cadalora coinvolsero Reggio Emilia, Ferrara e poi Parma, nella produzione comune dell’opera lirica. E’ da quel seme che nacque l’orchestra Ater: e cioè dell’associazione tra teatri che produceva lirica, balletto, prosa e scambi internazionali.

Un Ater dalle grandi produzioni con Ronconi, Lyubimov, De Bosio; l’Ater che formò un’orchestra stabile regionale con sede (sbagliando) a Parma. Nessun teatro dell’Emilia, a parte l’Ente Lirico di Bologna, ha mai avuto un coro stabile. Negli ultimi due anni il coro per la stagione lirica è stato scritturato direttamente, previa audizione, dal teatro di Modena. Cosa che si è sempre fatta anche per la formazione dell’orchestra quando ogni teatro si faceva la sua stagione affidando ai sindacati locali dello spettacolo il compito di scegliere, allora senza audizione, gli strumentisti.

Per la formazione del coro si continuano a fare le audizioni a Modena, anche se l’organizzazione è stata affidata a una cooperativa di Piacenza. Non c’è niente di cui lamentarsi: nemmeno sul piano dello sfruttamento del lavoro, tema chiamato impropriamente in causa. Ciò che si può osservare, ma non da oggi, è che una sociatà civile e all’altezza delle sue tradizioni culturali, quelle che hanno fatto dell’Italia il paese musicale più invidiato al mondo, se andiamo avanti così perderà prestigio, onore, soldi, e posti di lavoro.

Il mondo della cultura richiede un’inversione a tutti i livelli: organici orchestrali e corali stabili, aumento delle produzioni con cospicui investimenti per ogni capoluogo di provincia e tanto altro. Questo almeno nel settore musicale. Occorre il ridimensionamento delle iniziative effimere finanziate dai comuni, e l’uscita degli enti pubblici dall’incentivazione dei colossali affari del mercato privato del rock e del pop, in termini economici e culturali. Questo non vuol dire rinunciare a spettacoli di massa, ma trovare, almeno nella politica degli enti pubblici, una percentuale di equilibrio con le altre forme di spettacolo.

Diversamente si può anche ritornare indietro. Si possono chiudere i teatri, le accademie, i conservatori, i musei e le biblioteche. Vasco Rossi, Laura Pausini e altri ‘filosofi’ della contemporaneità del loro calibro, potrebbero sostituirsi alle citate istituzioni. Molti sindaci, a partire da Muzzarelli, ne sarebbero felicissimi: avrebbero alle loro manifestazioni un elevato numero di spettatori con la possibilità di farsi fotografare come allo stadio, e piano piano i teatri sarebbero sostituiti dagli anfiteatri e usati per spettacoli con gladiatori, coccodrilli, tigri e rinoceronti. Ricominciare dagli anfiteatri sarebbe un modo strampalato, ma pur sempre un modo per ritornare alle origini e ripartire da zero, come se ci fosse stata la terza guerra mondiale. Con l’eliminazione delle istituzioni culturali richiamate ritorneremo a pesca con cerbottane o lance con punte, e le guerre (‘arte’ irrinunciabile), le combatteremo con l’arco e le frecce, come pare abbia prospettato il grande Einstein.

E per non ripetere gli stessi errori si dovrà formare in altro modo la classe politica. La scorsa settimana sotto il portico del teatro di questa “Modena del bel canto”, un signore con un bambino per mano di circa cinque anni ha detto al piccolo: guarda, quella a destra era la casa di Menotti. Di Giovanotti, nonno? A casa, a scuola, e nella vita, per lui quella sarà la musica: e si spera non anche la storia.

Adriano Primo Baldi


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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