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L’incidente accaduto ieri in via Sassi che ha coinvolto un ciclista è emblematico della situazione delle ciclabili modenesi e si presta ad alcune riflessioni; mi spiego meglio. Sono ormai decenni che chi si occupa dell’argomento o, semplicemente, chi si sposta in bici, lamenta la frammentazione dei diversi tratti.
Via Sassi è un emblema di ciò, infatti, la pista ciclabile di via della Pace arriva fino all’inizio di via Sassi e poi si perde nel parco Amendola nord, non collegandosi quindi con la ciclabile di via Buon Pastore. Quindi, i ciclisti, ad un tratto, si trovano buttati nella carreggiata, tra l’altro spesso ostruita da automobili in parcheggio e disseminata di passi carrai.
L’anziano ciclista è quindi vittima del “sistema modenese delle ciclabili”, più che dell’imperizia o scorrettezza propria o dell’automobilista coinvolto.
Intanto qualcosa si sta facendo.
Sulla via Emilia est, si sta completando il percorso ciclabile con la solita lentezza che, a Modena, caratterizza queste opere: circa cinque anni e non è ancora conclusa. In via Monte Montecuccoli, l’intervento, della durata di sei mesi per poche centinaia di metri (750 metri), è iniziato in maggio, poco prima delle elezioni e, sospeso subito dopo, si concluderà in ottobre.
Ma facciamo un piccolo confronto tra la nostra capacità operativa attuale e quella di più di un secolo fa.. La ferrovia Parenzana (su cui ora corre una bella ciclabile), della lunghezza di 123 km, venne costruita dagli austriaci in due, dicasi due anni, dal 1900 al 1902.
Ma per venire ai giorni nostri, l’autostrada del Sole è stata costruita in otto anni. In tempi più recenti, il tunnel della Manica è stato costruito in sette anni. Insomma, si piò fare di meglio ed in tempi più brevi; speriamo…
Franco Fondriest