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Coronavirus, la linea di Bonaccini non fa che legalizzare l'esistente

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Istituzionalizzazione di comportamenti ai quali, come nel caso dell'industria ceramica, del comparto tessile e dell'automotive, non si poteva più dire no


Coronavirus, la linea di Bonaccini non fa che legalizzare l'esistente
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C’è qualcosa che non torna nell’ordinanza che grazie a Dio, allenta finalmente il lockdown, con misure meno stringenti rispetto a quelle del governo.

Tralasciamo il fatto che l’andare oltre all’esecutivo in Emilia-Romagna, seconda regione per contagi e per morti, faccia meno rumore rispetto alla Calabria, regione nella quale l’emergenza è stata più che contenuta, fingiamo per un attimo che la polemica, soprattutto giornalistica, non sia alimentata dai diversi orientamenti politici delle due giunte rispetto al governo centrale.

Il punto è che l’ordinanza regionale, nei fatti, legalizza una situazione di fatto esistente da un po’ di giorni, ma non stiamo puntando il dito sui controlli che comunque sono stati fatti, semmai ce la prendiamo con una certa narrazione.

L’apertura delle seconde case ad esempio è qualcosa di grottesco.

Abbiamo tutti in mente la foto col blocco dei carabinieri sulla Fondovalle Panaro, ma la realtà dei fatti è che la gente alle seconde case c’è andata e ne ha pure approfittato per fare delle manutenzioni. In Appennino, bastava guardare sui social, le segnalazioni correvano, alcuni comuni hanno adottato la linea dura, altri sono stati più indulgenti, ma i lavori pur se clandestinamente, sono stati fatti, anche perché, soprattutto per gli artigiani che si sono mossi violando i divieti, occorre dire che non vivono d’aria e se aspettano lo Stato, campa cavallo.

L’aspetto relativo ai mercati alimentari, anche qui, comune per comune le maglie si sono riaperte, e già si è detto tutto quel che si poteva dire già alla riapertura del mercato Albinelli di Modena.

Sulle attività all’aperto si è parlato all’infinito, ma in provincia, laddove i controlli erano più blandi alcuni temerari hanno sfidato i divieti.

L’obbligo delle mascherine poi, altro non è che istituzionalizzare una misura di buon senso dei cittadini, i quali, mossi da senso di responsabilità, si sono mossi nella quasi totalità sempre e comunque attrezzati, spesso anche con i guanti monouso abbinati, a certificare il senso civico di questi italiani, troppo spesso dipinti dalla stampa come bamboccioni.

Insomma la “linea Bonaccini” dipinta da una certa stampa compiacente, di fatto non è altro che l’istituzionalizzazione di comportamenti tutto sommato responsabili ai quali, come nel caso dell’industria ceramica, del comparto tessile e dell’automotive, non si poteva più dire di no. E non tanto perché si ragiona coi soldi, ma perché queste realtà hanno “solo” dovuto adeguare dei protocolli di sicurezza, e convincere i pool di esperti sanitari, anche a fronte dei dati del contagio, che si poteva lavorare in sicurezza.

Diciamo quindi concludendo, che il Presidentissimo può solo apparentemente brillare dei risultati ottenuti o delle decisioni prese, perché pur senza andare a scovare l’ago nel pagliaio, le apparenze crollano di un soffio.

Probabilmente, ma siamo alle mere supposizioni, quando questa emergenza sarà finita, si aprirà una sfida con un altro noto presidente di regione per la guida di un noto partito progressista in apparente risalita nei sondaggi ma in oggettiva difficoltà. Ma questa è una supposizione e noi sappiamo, quanto Bonaccini non abbia tempo per questo tipo di argomenti.

Stefano Bonacorsi


Stefano Bonacorsi
Stefano Bonacorsi

Modenese nel senso di montanaro, laureato in giurisprudenza, imprenditore artigiano, corrispondente, blogger e, più raramente, performer. Di fede cristiana, mi piace dire che sono ..   Continua >>


 


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