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Cosìla sinistra calpesta la cultura a Modena: la profezia di Armenia

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Sono i Barbolini riciclati all'Ater e i Muzzarelli che bisogna cambiare, ma non col solito promuovere per rimuovere


Cosìla sinistra calpesta la cultura a Modena: la profezia di Armenia
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La Pressa ha pubblicato ieri uno scritto che il giornalista e scrittore Roberto Armenia, scomparso lo scorso anno, mi inviò il 7 marzo 2017 mentro ero all'estero.

Come i lettori hanno potuto costatare, Armenia denunciava con intelligenza e chiarezza, il sistema Modena e la nullità della politica culturale delle ultime amministrazioni con particolare riferimento alla giunta dell’attuale sindaco Gian Carlo Muzzarelli. Per risposta aggiornai in alcune parti un articolo (che allego) dove parlavo del suo scritto e che avevo pubblicato anni prima, ma che Armenia non aveva letto.

Roberto Armenia è stato l’animatore del Festival del libro economico assieme al sindaco più importante e capace di tutte le amministrazioni modenesi, Rubes Triva. Ha ricoperto ruoli di primo piano alle Edizioni Comunità, alla Mondadori ecc. Non è mai stato anticomunista, anzi.

Anche lui ha perso la pazienza e ha evidenziato l’incapacità e l’arretratezza culturale degli amministratori di questa città e dei suoi beneficiati cortigiani. Sono un piccolo gruppetto di pittori locali, sempre quelli, che da una vita ruotano intorno al Municipio, e che si prongono da anni in tutte le salse: passano prima dal Festival dell’Unità, poi alla galleria Civica, si fermano un pochino nelle iniziative della Provincia e fanno qualche breve sosta al San Carlo. Non hanno mai nulla da dire. Nemmeno quando sono intervistati dal critico d’arte Michele Fuoco, il quale, con non poca fatica, scrive le loro parole cercando di fare assumere ad esse un’idea di pensiero. Un pensiero a dire il vero lo hanno: è quello di non perdere quel piccolo e avvilente spazio che con sottomissione e spersonalizzante opportunismo si sono creati nell’ambito della politica espositiva comunale.

Da sempre firmano appelli: dal Vietnam alla Cambogia, dall’Afghanistan all’Iraq. Sempre in nome della pace e di qualche mostra in più. Armenia non crede che il responsabile del fallimento culturale di questa città sia stato soltanto il peggior direttore che ha avuto la Galleria Civica, e cioè Walter Guadagnini, ma che la responsabilità sia da attribuire anche al sindaco di allora, Giuliano Barbolini e alla sua Giunta. D’accordo. Anche perché Guadagnini esisteva nell’incarico di direttore solo perché esisteva Barbolini in Municipio. Le mostre fatte per gli amici, i consulenti-artistici comunali e i vari beneficiati del regime espositivo, la dicono lunga circa la loro arretratezza culturale che li porta a ripersi nella pop art o nella ormai consumata zavorra di sperimentatori che credono di essere originali esponendo vagine, cessi divelti e altra “rottameria” sfuggita alla raccolta rifiuti dell’Amiu. Annunciavano mostre con grandi nomi: Picasso, Warhol. Poi andavi a vedere e trovavi solo opere minori, di dubbia autenticità: quasi nulla di buono. Ancora oggi deludono i visitatori, pochi, e sperperano denaro.

Il miracolo a Modena l'ha fatto, scrive Armenia, La Fondazione di un istituto di credito che ha sponsorizzato mostre di poco conto. E’ vero ma qui nessuno è fesso. Alla Fondazione sanno benissimo che i soldi spesi in queste sponsorizzazioni sono buttati dalla finestra. Ma sanno anche che alla fine rientreranno, per altri versi, dalla porta. Oggi a Modena gli ex comunisti governano assieme agli ex democristiani. Non c’è carriera, investimento, terreno, punto vendita, nuova o vecchia attività che non faccia i conti con gli enti pubblici e chi li governa. Così, caro Armenia, una sponsorizzazione non si nega a nessuno. O meglio, a nessuno di quelli che hanno potere; a nessuno di quelli che possono in qualche modo far rientrare dalla porta il denaro buttato dalla finestra. La Fondazione Cassa di Risparmio ha fatto mostre che hanno messo, se mai ce ne fosse stato bisogno, in evidenza l’inutilità della Civica e la necessità di chiuderla se non cambia politica. Il suo spazio è stato occupato dalla Fondazione oggi impegnata nella gestione diretta delle mostre. Dovrebbe produrre direttamente anche nell’opera lirica. Farebbero sicuramente meglio del Comune. Non ci vuol molto. Competere con chi si ripete, come scrive Armenia, nella pop art con cinquant’anni di ritardo è tempo perso.

Alla Civica non c’è più bisogno di mantenere tutto quel personale per fare mostre, come è avvenuto in passato, del consigliere ex socialista, oggi margherita, Graziano Pini (Graziosi); o di Antonio Maienza dell’Udeur (Bertoli). O in questa legislatura del cuoco Massimo Bottura. Con i dirigenti che ha la Civica è forse un bene che i programmi li facciano i consiglieri comunali e regionali: resta un’anomalia strampalata, ma per male che vada, peggio dei vari Guadagnini non fanno. In questo caso, però, s’informino gli operatori invitandoli, tutti, a rivolgere le loro proposte espositive direttamente ai partiti e ai consiglieri. In Russia lo hanno sempre fatto. Non c’è nulla di male.

Alcune gallerie private hanno rapporti privilegiati col Comune. Lo sappiamo. Ma almeno ci evitino buffonate come quelle denunciate a suo tempo dall’ex consigliere comunale, Luigi Vallini, in merito alla mostra “Scopriamo la Svezia”, visitate da “quattro gatti”. Bologna, Brescia, Spoleto, Treviso ecc sono un esempio positivo nella politica culturale, ma non dimentichiamo che comunisti seri e competenti come Rubes Triva, Giuseppe Gherpelli, Mario Cadalora, e altri, avevano, con l’Ater, fatto di questa città un esempio per l’Italia. I barbari del nuovo Pd e i loro alleati, sono riusciti, e in poco tempo, a distruggere la loro opera. La Fondazione Teatro, con i suoi manager, è sempre più funeraria: Pavarotti qui si è occupato di cavalli; la Freni sotto la giunta Barbolini ha preferito Vignola; la Kabaivanska, Siena, e solo negli ultimi anni il Vecchi - Tonelli; Leone Magiera continua l’attività di concertista. Sono i Barbolini riciclati all’Ater e i Muzzarelli che bisogna cambiare, ma non col solito promuovere per rimuovere. Se il consenso non è più ideologico, è ora di dimostrarlo e di mandare a casa chi da decenni fa danni in nome dell’appartenenza a un partito. Sarebbe un modo di risarcire, anche se solo moralmente, i cittadini.

Adriano Primo Baldi


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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