Così libertà e democrazia sono state erose: al di là della retorica sulla Liberazione
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Così libertà e democrazia sono state erose: al di là della retorica sulla Liberazione

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Occorre immaginare alternative a un sistema che, sotto l'apparenza della libertà, continua a produrre nuove forme di conformismo e dominio


Così libertà e democrazia sono state erose: al di là della retorica sulla Liberazione
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A ottant’anni di distanza dal giorno della Liberazione, come emerso dal dibattito in Consiglio comunale, viste le divisioni sempre più sottili ma ancora non sanabili, sarebbe forse il caso di affidare al tempo il compito di rimarginarle pienamente ponendo invece l’attenzione sull’attualità.
Credo che sarebbe stato più aderente e celebrativo degli ottant’anni della liberazione di Modena provare, oggi, a interrogarsi su argomenti più coraggiosi e attuali, quali, ad esempio, se libertà e democrazia rappresentino ancora oggi dei veri capisaldi della nostra società; se da quei giorni è stata fatta buona guardia ai valori riscoperti da quegli avvenimenti oppure se il passare degli anni qualche tradimento ne ha scolorito la portata. Dopo ottant’anni mi sembrano domande pertinenti e giuste.

Abbiamo sempre prestato l’attenzione dovuta affinchè libertà e democrazia potessero essere pienamente godute, preservandole da possibili minacce? La risposta è decisamente si se per minacce si intendono gli attacchi diretti dei totalitarismi, tipo quelli del secolo scorso. Infatti, oggi, nessun italiano può dire di vivere in un regime dove ogni libertà sia annullata.
Se, invece, confronto quella pienezza di libertà e democrazia che si respirava negli anni cinquanta a quella di oggi, beh, qualche dubbio mi sorge.
Non è che la nostra libertà, quella che respiriamo oggi, anzichè libertà piena sia solo libertà di scelta tra marche di prodotti? Quanto la democrazia è ridotta a procedure formali che non intaccano i rapporti di potere economico? Quale funzione assume, oggi, il linguaggio stesso modificato non per rivelare le contraddizioni della realtà, ma per celarle dietro formule, slogan, riduzioni che impediscono il pensiero critico? Come considerare il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa, la pubblicità, l'industria culturale che sembrano produrre un consenso che appare spontaneo, ma che in realtà serve a perpetuare il sistema esistente? Come è possibile che pace significhi veramente preparazione alla guerra?
Ho l’impressione che qualcosa, anzi molto, sia andato storto, che i valori di libertà e democrazia, siano stati erosi in modo strisciante e subdolo da un potere che dietro il velo dell'abbondanza e del progresso nasconde un sistema di dominazione sempre più totalizzante, che neutralizza sistematicamente ogni potenziale di trasformazione sociale. Questo è il diavolo da combattere, il nuovo strisciante fascismo.
Già, Herbert Marcuse negli anni sessanta profetizzava questa forma di totalitarismo moderno, più dolce, che non governa attraverso la repressione esplicita, ma attraverso l'integrazione: genera bisogni che sembrano individuali ma sono in realtà funzionali al sistema, trasforma il dissenso in una merce commerciabile, svuota il linguaggio della sua potenzialità critica. Le nuove forme di controllo sociale, secondo Marcuse, operano non contro, ma attraverso la libertà apparente. La 'tolleranza repressiva' permette l'espressione di opinioni divergenti solo per neutralizzarle in un pluralismo che non minaccia mai davvero le strutture fondamentali del potere.
Non è questo il quadro della nostra attualità? Carlo Lottieri dice di sì nel suo libro del 2025 dal titolo “L'era del totalitarismo soft”, dove afferma che se il totalitarismo novecentesco era privo d'infingimenti, esiste al nostro tempo un totalitarismo 'affievolito', infingardo, che trae forza proprio dalla sua capacità di occultarsi perché ci troviamo in ordini politici pluralisti, l'economia non è del tutto statizzata, la scienza (almeno in teoria) resta indipendente.
Decifrare e ostacolare le contraddizioni del nostro presente e immaginare alternative a un sistema che, sotto l'apparenza della libertà, continua a produrre nuove forme di conformismo e dominio sarebbe il modo giusto di onorare degnamente coloro che il 22 aprile ci avevano donato la libertà vera. Impediamo che questa nuova forma di dominio ci sfugga di mano e degeneri in qualcosa di imprevedibile, ma sicuramente peggiore.
E allora nella ricorrenza del giorno della liberazione richiamo coloro che riconoscono questo appannamento della libertà, gli “esclusi” dal sistema di Marcuse, ovvero i gruppi marginali, le minoranze oppresse, gli intellettuali critici, l'arte, quella autentica, che nella sua capacità di negare l'ordine esistente e prefigurare realtà alternative mantiene un potenziale innovatore e rivoluzionario. Facciamo si che la 'memoria' storica delle conquiste del passato, dei tradimenti perpetrati e delle promesse non mantenute diventi la nostra riserva di resistenza contro l'appiattimento unidimensionale dei nostri tempi, contro l’oscuramento della libertà.
Perché come sostiene Deirdre McCloskey (nella sua trilogia intitolata Le virtù Borghesi) è la libertà non l’illuminismo, non la scienza, non lo sfruttamento, non la schiavitù, che porta al cambiamento istituzionale e alla politica. La libertà è il fondamento del mondo moderno.
Maria Grazia Modena - Consigliere comunale e capogruppo della Lista Civica Modena x Modena

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