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Strano dibattito su facebook sul ministro Poletti, ex presidente di Legacoop nazionale, traghettato a capo del ministero del lavoro grazie alle spartizioni consociative renziane con i gruppi di potere nazionali, cooperazione confindustria, finanza... Come nelle migliori tradizioni democristiane.
il ministro se ne esce spesso con una dialettica grezza e affermazioni contestabili, condite di arroganza e sicumera tipiche di chi mette i muscoli al posto della riflessione.
Il tema del lavoro in Italia è un tema complesso che meriterebbe ben più alte competenze di quelle che probabilmente il buon Poletti può mettere in campo, lui, con onorevole diploma di tecnico agrario ed una carriera grigia da funzionario del pci e da funzionario di Legacoop Imola, Emilia Romagna e poi nazionale, dopo un grande presidente come Barberini. Lui che in molti dissero fu promosso con il noto patto della 'crostata ' fortemente voluto dalll'uomo forte di allora del sistema coop Consorte di Unipol (poi cacciato per i noti problemi).
Molti sostengono che lo volle per non avere inciampi o contrasti nella sua gestione sotterranea ma granitica del sistema cooperativ, da uomo forte appunto.
Non sono poi state edificanti le foto emerse tempo fa, durante lo scandalo di mafia capitale, di cene in veste di presidente di Legacoop con il mitico presidente di grande coop sociale romana Buzzi, ora carcerato e sotto processo ed esponenti della peggiore destra romana con presenze inquietanti di personaggi in odore di mafia.
Insomma, sarebbe consigliabile al ministro, una maggiore cautela ed un uso diverso e appropriato del linguaggio, considerato il suo ruolo ed i delicati e seri problemi in gestione al suo ministero.
Da qui alle offese ce ne corre ovviamente. Come ce ne corre o ne dovrebbe responsabilmente correre in risposta alle offese (offese che non condivido, pur essendo motivatamente molto sui contenuti delle azioni del ministero e sugli atteggiamenti del ministro e anche molto ironico) dalle minacce di ritorsione.
Nei giusti limiti della critica essa resta un elemento democraticamente essenziale in qualsiasi confronto- contrasto di idee e di linee politiche.....
Il desiderio di un gulag delle idee e della critica fa purtroppo parte di una cultura politica che ha radici, nonostante sia passato tanto tempo, in uno stalinismo nel modo di concepire le relazioni politiche, trasfomato ed adattato nella variante soft del centralismo democratico del Pci e delle sue evoluzioni successive. Si discuteva e anche molto, ma alla fine aveva sempre ragione il capo di turno, sempre e comunque.
Ora diversi di quell'area politica hanno trasbordato nel Pd che nella sua variante renziana sulla discussione ha un metodo simile anche se più sottile: ha sempre ragione Renzi e a scalare i suoi fedeli dirigenti, dall'alto del nazionale al territorio. Quindi la critica non è tollerata , va soffocata ed i critici vanno marginalizzati e qualche volta direttamente od indirettamente minacciati. Quando accade questo personalmente mi rifugio come difesa nella Costituzione italiana nata dalla Repubblica, nata dalla Resistenza e devo dire che nei principi costituzionali mi trovo sempre bene.
Roberto Vezzelli - ex presidente Legacoop
Redazione Pressa
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