Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Prima
Due settimane fa, l’annuncio che per il Sant’Agostino fra un mese o poco più si andrà alla Conferenza dei Servizi, ovvero verso l’approvazione dell’intero progetto. Contestualmente a conclusione della Commissione SETA, la chiosa del consigliere Trande che si dice orgoglioso del Consiglio Comunale ( un atto dovuto alla città ) per essere arrivato al risultato e contribuito ad un progetto complessivamente più condiviso. A dire il vero al cambiamento dell’intero progetto ci si è arrivati di più grazie a tanti altri contributi prima di quello del Consiglio Comunale e soprattutto della sua maggioranza. Innanzi tutto per merito di Italia Nostra e di quel galantuomo competente del suo Presidente Giovanni Losavio (che il sindaco ha apostrofato come “distruttore di opportunità” ) e grazie a lui sino alla formulazione di riflessioni e proposte per il futuro del Polo ad opera degli Amici del Sant’Agostino.
Sfaccettata compagine questa, composta da simpatizzanti 5Stelle al Pd, all’ex Sel sino a PerMeModena che di fatto all’ultimo minuto è riuscita a salvare la maggioranza dal vicolo cieco in cui si era cacciata, proponendo una sorta di “Piano B” grazie anche soprattutto e contemporaneamente al contributo di tanti altri che sulla stampa, in consiglio stesso ed in diverse occasioni pubbliche avevano contestato l’inconsistenza del progetto originale. I primi a chiedere partecipazione condivisa con la città e trasparenza su un progetto così importante e significativo sono stati i pentastellati, sin dall’inizio del loro mandato con l’esposto sulla famosa linea rossa , con le loro istanze e interventi puntuali in Consiglio Comunale e sulla stampa ed i cui atti son poi confluiti in una proposta di avviare un percorso di conoscenza.
La mozione dei 5Stelle per una visione in diretta di tutti gli istituti culturali della città, era finalizzata a delineare un quadro complessivo del “Capitale Culturale Modenese” e non solo di quelli interessati al ‘Progetto’. Messa a punto con largo anticipo , fu proposta in concomitanza con quella del PD , quindi sospesa e poi in seconda battuta bocciata come superflua! Il percorso promosso e realizzato fu infine quello di Trande: un trekking esplorativo dal Museo alla Galleria Civica passando per la Biblioteca Estense e la Poletti, ( prima visita in assoluto per alcuni consiglieri !!! ) che ha permesso almeno ad alcuni di toccare, vedere con i propri occhi la ricchezza esistente e prodotta della comunità ed ascoltare perlomeno in formato “Bignami” opinioni e suggerimenti dei responsabili ed addetti ai lavori di tali enti. Questi gli elementi che hanno di fatto portato il consiglio stesso e buona parte se non tutta la comunità modenese, a rendersi conto della pochezza del progetto originale. Ovvero che il progetto originale presentato era di solo mattoni e calce e di labili riferimenti rispetto al contenuto che il complesso edilizio avrebbe dovuto ospitare e custodire.
A seguire, il buon senso ed un proficuo lavoro di diplomazia, ricucitura, pragmatismo del Presidente della Fondazione. E poi a dirla tutta, di tanti altri veri conoscitori e voci della città, dentro e fuori il comune. Di esperti di arte e di bibliografia, di conservazione e digitalizzazione, di comunicazione, di economisti della cultura, di direttori di biblioteche italiane e straniere, dello scomparso quotidiano “Prima Pagina” che ha dato conto con passione e civismo di quel che andava avvenendo. Di fatto questi “testimonials” discreti e fattivi hanno contribuito a demolire “il mattonato” ed avviare la ri-costruzione di un progetto vero e non solo destinato a fornire lavoro alle solite imprese e progettisti. Si è arrivati così al punto paradossale, che chi doveva fare un progetto culturale si è fermato all’involucro peraltro fuori dalle norme di piano regolatore e tanti, tantissimi altri competenti e capaci trasversali in silenzio e gratis ne hanno delineato il contenuto.
Un progetto pur tuttavia che è solo all’inizio di un percorso, essendo ancora deboli le valutazioni funzionali, carenti le analisi competitive, di marketing, di costi benefici ( come prescrive la nuova legge sugli appalti). Che manca anche di forti alleanze e partnership a livello regionale, nazionale ed europeo che oltre cento milioni di euro di investimento necessariamente devono comportare. Certo c’è ancora un margine di tempo per completare un vero e proprio progetto di fattibilità e la speranza è l’ultima a morire.
Dopo
E’ successo che il progetto originario pervicacemente supportato da un potere monocratico è di fatto stato delegittimato, travolto, messo anche in ridicolo tanto era inconsistente da un nuovo potere che a Modena non si era mai visto se non, forse, decenni fa. Ovvero si è realizzata per reazione ad anni ed anni di potere malato che ha premiato incompetenza e fedeltà ( SETA, Farmacie Comunali, AMO, Modena Amore Mio, Promo ,Palatipico..,) una “ eterarchia”, ovvero una coalizione silenziosa ( ancora per poco), informale, trasversale , forte come una marea montante, di competenti e capaci anche di pensiero laterale, fra loro indipendenti, non legati da patti politici, da potere clientelare, convenienze di bottega e corporazione. E’ la forma del potere di una nuova urbanità virtuosa tra individui ed organizzazioni autonome che pur operando indipendentemente l’una dall’altra per il valore riconosciuto delle loro competenze costituiscono appunto una “ eterarchia” contrapposta a quel potere tanto caro quanto squalificato dell’attuale “comando e controllo “ oggi presente a Modena che è sempre meno efficace, efficiente, tollerato e condiviso.
Stanno invero crescendo nella nostra società modalità organizzative del sociale sempre più progressive che coinvolgono tutti coloro che stanchi di un potere autoreferenziale che si genera solo per cooptazione, prende sempre più consistenza ed autorevolezza in contrapposizione a mediocrità, nepotismo, fedeltà, tessera ed omertà. Come lo sciame operoso delle api in primavera si è alzato ed ancora pare rimarrà in volo . Quel che è accaduto per il Sant’Agostino è e può essere l’inizio di una consapevolezza civica dalle forti connotazioni politiche in grado di incidere sul governo del territorio ed alterare equilibri esistenti. Questa nuova evidenza la si è vista all’opera pochi giorni fa nel quartiere operaio Madonnina stanco di promesse di riqualificazione che alla fine sono solo supermercati dannosi al tessuto urbano, sociale e del commercio di vicinato oltreché immaginifiche diagonali e super rotonde. “Il Quartiere operaio” che si schiera compatto contro una fonderia che avrebbe già dovuto chiudere da tempo per i miasmi che provoca in tutta l’area ed oltre e che affida durante una assemblea pubblica ad una giovane e valente avvocato prima di tutto l’acquisizione delle informazioni formali e poi la rappresentanza di centinaia di cittadini che non si fidano più delle rassicurazioni delle istituzioni e dei suoi enti di vigilanza e controllo.
Lo si percepisce dall’agire caotico di SETA l’azienda di trasporto che arriva ad accusare di vandalismo i suoi dipendenti, obbligandoli allo straordinario e che pare induca le sue autiste ad orinare in piedi per mancanza di bagni ai capolinea , scontrandosi così contro tutte le sigle sindacali del trasporto pubblico e che arriva a scaricare sull’Agenzia della Mobilità (silente) gestita dalla Germania colpe sulla mancata informazione di variazioni d’orario dei bus la quale a sua volta incassa e sta zitta essendo controllati e controllore entrambi piazzati dalle stesse persone che li hanno nominati. Uno spettacolo avvilente, un corto circuito di poteri deboli acefali che non sanno più per chi e cosa son stati nominati.
Lo si respira nella gestione della attività culturali, affidate a supporter ed amici sino al concerto di Vasco Rossi imposto alla città per vanagloria in un area che non è compatibile con concerti rock da 200.000 e passa spettatori.
L’unica contrapposizione sino ad ora andata a segno, salvo rara ed inefficace opposizione in Consiglio Comunale è stata quella della magistratura amministrativa (TAR) ed il movimento di cittadini competenti non silenti che dal Sant’Agostino in poi sta mettendo in discussione (senza peraltro volerlo direttamente) la limitatezza progettuale degli uomini al governo della città perlomeno sui temi della cultura, mobilità e dell’urbanistica.
La sensazione di espansione e consolidamento di questa eterarchia fa sperare che alle prossime elezioni tutti i partiti e soprattutto quelli che da oltre 70 anni guidano le sorti cittadine ne possano essere permeati.
Lorenzo Carapellese - urbanista