Don Mantovani, quando i preti scherzavano con reggiani e socialisti

'La mia grande zia cattolica e libera starà sorridendo certo nel posto più alto del Paradiso per salutare il don'

Sono obbligato a scrivere poche righe per don Mantovani. Prima chiarisco perchè. Una mia zia amatissima, Adalgisa Cristoni, sorella del mio babbo abitava in via Crocetta. Gestiva un negozio di frutta e verdura a pian terreno dove abitava col marito e i figli. Una donna adorabile, profumata di borotalco e buona e paziente come Riccardo suo fratello. Il sabato da Gaggio di Piano in bicicletta venivo da lei per ricevere la paghetta in cambio del servizio di consegnare alla chiesa di don Mantovani la torta o la frutta da dare ai ragazzi o alle famiglie bisognose.
'Putein', mi definiva così, questo per il don e questo per te. Una carezza e ci rivedeva il sabato pomeriggio successivo.
Il don non si è mai dimenticato e man mano che per incarichi e per impegni mi avvicinavo a Modena mi telefonava. L'ultima volta che l'ho visto è stato alla inaugurazione dei Mulini del Borgo dove, invitato, ho scoperto la fraternità fra don Sergio-monsigore, prego e il mio grande amico reggiano Ivano Vacondio: 'Sai noi preti di periferia andiamo d'accordo con tutti, reggiani e socialisti'.
La mia grande zia cattolica e libera starà sorridendo certo nel posto più alto del Paradiso per salutarti. Don sai che lei era antica, non abbracciava nè batteva le mani, come fanno in Chiesa, ma se i tuoi bisognosi ti chiedevano aiuto potevi contare su di lei.
Forse per il Paradiso questo vale più di un permesso di entrata.
Paolo Cristoni

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