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E se quel cestino avesse colpito le politiche scolastiche regionali

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Francamente. Ci?, comunque, non esonera nessuno dalle proprie responsabilità e chi si comporta in modo maleducato, offensivo o commettendo un reato va punito


E se quel cestino avesse colpito le politiche scolastiche regionali
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Continua il balletto sull’inizio delle scuole; l’oggetto della controversia è semplice: devono iniziare il 15 di settembre (come una volta), o il terzo lunedi (come previsto ora) o il secondo lunedi come richiesto da migliaia di firme? Insomma avranno più peso le richieste degli operatori turistici o quelle delle famiglie e delle esigenze scolastiche?

Ma veniamo al tema di oggi e, quindi, passato il fugace clamore mediatico cerchiamo di ragionare un po’ sul “lancio del cestino” in un istituto professionale di Mirandola

 L’OBBLIGO SCOLASTICO IN EUROPA

In quasi tutta l’Europa, negli ultimi decenni, si è manifestata l’esigenza di offrire, alla generalità della popolazione, più solide basi culturali che ne consentissero un maggior e miglior inserimento sociale e lavorativo. Ora, in generale, l’obbligo scolastico in Europa, si esaurisce a 16 anni, anche se non mancano paesi (sempre di più) che lo hanno portato a 18.

Cambiano invece, e molto, le modalità con cui questo si realizza.

In sintesi, si può dire che ci sono due linee di pensiero e di attuazione: la prima è quella “inclusiva” che tende a realizzare l’obbligo, per quanto possibile, in modo omogeneo per tutti i ragazzi; la seconda è quella del sistema “duale” che tende a separare, più o meno precocemente, i futuri studenti dei licei da quelli che avranno un’istruzione più pratica. Esempi del primo sistema sono Grecia, Spagna e Portogallo, mentre del secondo sono Germania, Austria, Svizzera, Danimarca e Olanda.

 OBBLIGO SCOLASTICO IN ITALIA

In Italia l'obbligo scolastico è un argomento un po' complicato. La Costituzione italiana lo prevede “per almeno otto anni”, cosa che si è realizzata solamente nel 1962. Ora è fino a 16 anni di età (con l'eccezione controversa dell'apprendistato a 15 anni), mentre fino a 18 vi è l'obbligo di formazione.

L’obbligo all’istruzione può essere assolto:

  • nelle scuole statali e paritarie
  • nelle strutture accreditate dalle Regioni per la formazione professionale
  • attraverso l’istruzione familiare

Ma, attenzione a questa sentenza della Cassazione penale sez. III 04 luglio 2012 n. 170 : “L'inosservanza dell'obbligo di frequentare la scuola media superiore non configura la contravvenzione di cui all'art. 731 c.p.; infatti, nonostante l'estensione dell'obbligo scolastico oltre la scuola media, nessuna normativa ha introdotto una sanzione penale per l'inadempienza dello obbligo scolastico oltre la scuola media o secondaria di primo grado.”

Insomma, quando è stato sancito l’obbligo (Testo Unico del 1928 e Codice penale del 1930), il legislatore (quasi cento anni fa!) ha posto una contravvenzione per chi non lo fa assolvere, mentre i (moderni) legislatori che lo hanno portato a 16 ani se ne sono dimenticati. Questo la dice lunga sulla competenza di chi fa le leggi al tempo d’oggi.

 IL DIBATTITO: COME SI REALIZZA IN ITALIA

Per spiegare meglio come si realizza, nel nostro paese, tale obbligo, riportiamo quanto scrive sulla sua pagine Facebook, uno stimatissimo dirigente scolastico, Giorgio Siena: “Le scuole professionali in molte realtà sono davvero in forte crisi, e non sono tanto i singoli episodi, lo ribadisco'.

'Dall’istruzione professionale è nata gran parte della piccola e media impresa modenese negli anni’70, oggi le cose sono cambiate, ma siamo sempre, almeno al nord, un grande Paese manifatturiero.

Chi non conosce nel dettaglio la nostra scuola deve sapere che, dal riordino del 2010, l’istruzione professionale statale dura 5 anni; il precedente percorso triennale, che portava alla qualifica, è stato affidato alle Regioni dopo la modifica costituzionale del 2001.

In Italia esistono di fatto due modelli di riferimento, lo dico semplificando un po’:

a) quello emiliano - romagnolo di tipo sussidiario integrato, e cioè con il percorso di qualifica (tre anni) incluso in quello quinquennale statale;

b) quello lombardo di tipo sussidiario complementare con due distinti percorsi dopo la scuola media, uno d’istruzione quinquennale statale e l’altro di formazione professionale.

Il sistema emiliano romagnolo punta a fornire un’istruzione comune e a portare più studenti al diploma, quello lombardo avvia un canale precoce verso la formazione professionale, con qualifica, e un altro percorso verso il diploma. In teoria il modello emiliano è più inclusivo e offre agli studenti maggiori possibilità di un’istruzione completa; manifesta però problemi evidenti:

a) la dispersione scolastica e gli abbandoni non sono diminuiti, anzi;

b) il percorso integrato dà origine a classi con tassi di demotivazione e ritardo formativo che, se non colmati in tempo, agiscono in negativo sull’intera classe;

c) molti studenti, stranieri e non, non sopportano più la scolarizzazione imposta e finiscono per rifiutare la scuola,

d) I dati INVALSI del biennio professionale dimostrano il livello più basso degli esiti, in Emilia, rispetto all’area di Nord Est.

Mi viene da pensare che in Regione si dedichi troppo poco tempo agli effetti delle scelte poiché si è inclini a credere che basti la teoria o l’idea, e il resto va da sè.”

In conclusione, Siena propone di pensare all’Alternanza Scuola – Lavoro, così come la definisce la legge 107/2015, e cioè un modo diverso di apprendere, avviando un percorso specifico integrato fra scuola e mondo del lavoro che dia corso ad un modello emiliano – romagnolo originale. Un modello che non escluda l’istruzione, ma nel contempo offra una alternativa all’insuccesso scolastico.

A lui fa eco, sempre su Facebook, un altro stimato ex dirigente, Giampaolo Bergamini che commenta: “Una analisi lucida e approfondita su due sistemi di formazione: quello lombardo e quello emiliano-romagnolo. Semplificando un po', viene da dire che l'uno, quello lombardo, sottende una concezione pragmatica e realista, l'altra, quella emiliano-romagnola, sottende una concezione ideologica …. chi governa e amministra, senza dimenticare i principi, dovrebbe avere un comportamento più consono al realismo politico e guardare ai risultati ottenuti. Certamente sarebbe molto bello che tutti i giovani potessero frequentare una scuola fino ai 18 anni e conseguire un titolo di studio (diploma) insieme ad un attestato di formazione professionale…… In realtà accade sempre più frequentemente che molti giovani dopo un percorso scolastico disseminato di insuccessi , passi brevemente dalla noia di stare a scuola a reazioni più violente e/o illegali. Non c'è peggior viatico per uno studente con scarsi talenti per lo studio teorico sentirsi costretto (obbligato) a frequentare una scuola che, invece che valorizzare e sviluppare i pochi talenti (competenze) posseduti dal giovane, si ostini a voler inculcare concetti astratti e astrusi, nozioni posticce e incomprensibili che sono sempre stati causa di delusioni ed insuccessi. Ad un' età avanzata, il giovane non sopporta più di essere trattato come un bambino capriccioso e basta una scintilla, un nonnulla, per far scattare in lui reazioni violente e spropositate. Quindi, delle due l'una: o la scuola riesce ad adattarsi ai veri bisogni del giovane e gli offre l'appeal necessario per poter frequentare, o lo svincoli da un obbligo che lui vive come una prigionia. In molti casi (non in tutti, però) certi corsi di formazione professionale, basati su obiettivi e metodi tesi a valorizzare le competenze e le attività pratiche, a valorizzare le intelligenze delle mani di questi ragazzi, potrebbero essere lo sbocco naturale per chi è più portato ad apprendere facendo piuttosto che apprendere memorizzando.”

Per terminare, seguendo questo filo logico, riportiamo infine un altro commento di un insegante e saggista, noto ed attento osservatore del mondo della scuola; ecco cosa scrive Vincenzo Brancatisano: “Si colga l'occasione del cestino per riflettere costruttivamente su ciò su cui i docenti ma anche il senso comune concordano da vari lustri. Imporre Dante e Boccaccio e centinaia di ore di letteratura a ragazzini che spesso non hanno imparato a leggere è frutto dell'ideologia pur nobile del Non uno di meno. Già prima dell'immigrazione di massa molti professionali erano vissuti dai ragazzi come una catastrofe innaturale. Vi si iscrivevano per fare i grafici, i meccanici, gli odontotecnici ma invece dei laboratori trovavano insegnanti e aule 'liceali' capaci di uccidere in loro ogni forma residua di autostima. Volevano sporcarsi le mani e invece se le dovevano pulire. I casi di violenza e di bullismo si verificano da decenni in quelle scuole. Al professionale Corni c'era un posto fisso di polizia, ci sarà stato un motivo non certo legato allora al disagio da immigrazione. Poi fu allontanato per decisione della giunta comunale che però non volle affrontare la questione che ora si ripropone e si impone alla politica. Qualcosa deve cambiare”.

 ITALIA: IL RECORD DELL’ABBANDONO SCOLASTICO

Ma vediamo cosa dice il dossier “Dispersione” elaborato da Tuttoscuola sulla base dei dati del Ministero: “Uno studente italiano su tre abbandona la scuola statale superiore senza aver completato i cinque anni. Negli ultimi 15 anni quasi 3 milioni di ragazzi italiani iscritti alle scuole superiori statali non hanno completato il corso di studi. Si tratta del 31,9 per cento.

I numeri cambiano molto tra i vari indirizzi scolastici. Negli istituti professionali quattro studenti su dieci lasciano i banchi prima del quinto anno, a fronte di circa due su dieci dei licei classico e scientifico.”

 CONCLUSIONE

E se quel lancio del cestino rappresentasse, oltre che un inutile scarica barile sulle responsabilità tra scuola, famiglia e società, anche un’utile occasione di riflessione per le politiche scolastiche, in particolare della nostra regione?

Ciò, comunque, non esonera nessuno dalle proprie responsabilità e quindi chi si comporta in modo maleducato, offensivo o addirittura commettendo un reato, va punito e rieducato (come dice la Costituzione), ma con la necessaria fermezza.

Senza se e ma.

Franco Fondriest


Franco Fondriest
Franco Fondriest

Sono di origine trentine, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita a Modena. Mi sono laureato in pedagogia ed ho svolto la mia attività lavorativa prevalentemente nella mia ..   Continua >>


 


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