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Le nostre società post-preistoriche, altrimenti dette “civilizzate”, si basano essenzialmente, oltre che su altri principi, sull’orrenda pratica del “punire” (termine collegato alla radice indoeuropea PU- “purificare”, e che significa in origine “rendere puro”, così come “castigare” significa in origine “rendere casto”). Ora, se può in certi casi avere un senso “punire” un membro della società che nuoce consapevolmente alla società stessa, non ha alcun senso applicare questa visione del mondo (cioè del proprio mondo di esseri che si considerano superiori ed eletti) a entità che non hanno a che fare con la nostra evoluzione perversa. Punire un’orsa perché ha ucciso un uomo per difendere i propri cuccioli (o per altre ragioni che saprà lei) è insensato e da pervertiti come sarebbe insensato e da pervertiti punire una slavina o le correnti del mare perché “hanno ucciso” degli alpinisti o dei marinai.
L’uomo uccide un altro uomo: l’uomo viene punito dalla legge. L’uomo costruisce un macchinario senza farne manutenzione e cioè senza occuparsi del fatto che chi ha a che fare col macchinario possa essere in pericolo: un uomo è ucciso dal macchinario, e l’uomo che lo ha voluto e non controllato viene punito dalla legge. L’uomo ripopola - con fondi della comunità europea e con grandi conferenze di politici che elogiano l’operazione “green” - con orsi selvatici un territorio che ne era privo da secoli, senza occuparsi del fatto che essi possano vivere decentemente e senza occuparsi della sicurezza degli umani che vivono in quel territorio: un uomo viene ucciso da un’orsa che ha appena partorito dei cuccioli, e per la legge l’orsa deve essere prelevata e segregata in un ambiente asettico in cui impazzisce e dove successivamente verrà uccisa con un siero letale (in questo caso non si tratta del vaccino).
C‘è qualcosa che non torna. E quello che non torna è il non-senso della civilizzazione. Tanto varrebbe che la legge tutelasse i parenti delle vittime del Ponte Morandi prima prelevando e poi distruggendo con la sentenza di un giudice i frammenti di cemento armato del ponte crollato; o che a pagare per un omicidio sulle strade fosse l’automobile, con una rottamazione di piazza che soddisfacesse la sensibilità della popolazione indignata.
Nel delirio di onnipotenza della specie umana (d’altronde sancito anche dalla Bibbia: “popolate e dominate gli altri animali”) siamo arrivati al livello orrorifico e raccapricciante di attendere da un giudice una sentenza di eutanasia per uccidere un’orsa che ha difeso i propri cuccioli. Almeno uccidetela nel suo bosco, miserabili! Qui non si tratta affatto di una lotta di animalisti contro leggi inique: si tratta di prendere atto che Homo Sapiens è diventato una mostruosa caricatura della vita sulla terra, e che ciò che chiamiamo “civiltà” è da sempre il vero nemico che ci sta distruggendo. Mi auguro che l’Orsa antenata, che per milioni di anni abbiamo venerato come progenitrice sacra, riservi a noi un destino altrettanto crudele nel regno sciamanico delle anime.
Francesco Benozzo
Francesco Benozzo
Professore di Filologia e linguistica all’Università di Bologna. Direttore di tre riviste scientifiche internazionali e di numerosi gruppi di ricerca interuniversitari, coordina il Dottor..
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