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Finalmente le elezioni regionali in ER sono finite. Sono state settimane caratterizzate da una narrazione mediatica prevalente e da una narrazione carsica che ci parla di un'altra Emilia-Romagna. La prima ci ha raccontato di una Regione fra le migliori d'Italia (per qualcuno tra le migliori d'Europa) per servizi, occupazione e qualità della vita. Ci ha raccontato di un Pd ancora degno erede della mitica tradizione del PCI. E di un Bonaccini ottimo amministratore che, nonostante la sua prima elezione fosse avvenuta con un'affluenza totale del 37%, ha saputo incarnare il ruolo di leader contro l'avanzata dei barbari dell'estrema destra. In nome di questa narrazione é stato invocato per ogni cittadino emiliano-romagnolo un voto morale e civile in favore del centro-sinistra.
La narrazione carsica ci parla invece di un'altra Regione che rimane sullo sfondo.
Mi riferisco all'Emilia-Romagna delle città soffocate dalle polveri sottili e dal cemento, la Regione in cui i servizi hanno tenuto botta ma sono calati, in cui il lavoro sfruttato esiste e convive ogni giorno al fianco a quello di chi ha qualche diritto in più. Una Regione in cui la dimensione sociale e quella pubblica sono sempre più asfittiche. Tanto che immaginare un progetto per la comunità e poterlo realizzare non è più da tempo alla portata di tutti.
É l'altra faccia della luna di questa campagna elettorale. Quella di cui abbiamo discusso poco ma che esiste ed è rilevante. Quella che penso serva a spiegare, fra le altre cose, il risultato incredibile conseguito dall'estrema destra (Lega e Fratelli d'Italia superano insieme il 40%). Un risultato impensabile fino a qualche anno fa per la nostra Regione.
Guardando in questa direzione é possibile incrociare quell'ER rabbiosa, sfiduciata, delusa che ha scelto la Lega come voto di protesta (nonostante una candidata Presidente imbarazzante). Quella che non è andata a votare. E anche quella di chi si è turato il naso di brutto (da destra, da sinistra e dal centro) e dato il suo consenso a Bonaccini solo per respingere una destra pericolosa, senza alcun entusiasmo né convinzione per l'opzione politica sostenuta. Questo è un fatto che non può essere derubricato a questione minore.
Ciononostante oggi, grazie al clima di festa, molti hanno negli occhi solo la prima Regione. Quella che ha vinto la competizione elettorale. Ma l'altra é lì presente, come un convitato di pietra, con numeri preoccupanti, a dirci che i problemi rimangono tutti sul tavolo. Irrisolti. Non sappiamo esattamente come questi verranno affrontati perché la narrazione basata sulla paura dei barbari non ci ha consentito di discutere serenamente di contenuti. E per come è fatta la politica oggi, purtroppo, è facile che il volere degli elettori finisca per non coincidere con le politiche che poi verranno realizzate. Di due cose sono convinto. La prima è che molte delle decisioni dipenderanno dalle scelte di Stefano Bonaccini. La seconda è che un sentimento trasversale di richiesta di cambiamento, nonostante tutto, esiste e si é espresso anche in queste elezioni. Mi domando se nei prossimi cinque anni la prima Emilia-Romagna finirà per schiacciare la seconda. O se qualcuno sarà in grado d’interpretare le richieste di avanzamento degli elettori scompaginando questo schema, creando qualcosa di nuovo e di più positivo per molti.
Enrico Monaco
Foto Frizio
Redazione Pressa
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