Elogio della gentilezza, in questo pazzo pazzo mondo
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Elogio della gentilezza, in questo pazzo pazzo mondo

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Per gli antichi greci la gentilezza si esprimeva attraverso valori come la xenía, l’ospitalità sacra garantita da Zeus, l’areté, la nobiltà d'animo, e la philia


Elogio della gentilezza, in questo pazzo pazzo mondo
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“Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo”, in inglese “It’s a mad, mad, mad, mad world”, è il titolo di un film americano del lontano 1963, le cui vicende non hanno nulla a che vedere con l’articolo che vorrei scrivere, ma il cui titolo calza a pennello con l’attuale situazione politica dell’intero pianeta.
Sull’argomento, di materiale su cui scrivere ce ne sarebbe a sufficienza per riempire i rotocalchi di un anno intero.
La fine della democrazia
Potrei scrivere della defunta democrazia americana, sostituita ormai da tempo da una sorta di plutocrazia capitanata da uno dei personaggi più assurdi ed inquietanti della storia della politica americana.
Nel lontano 1972, l’inchiesta giornalistica portata a termine da Bob Woodward e Carl Bernstein, due giornalisti del Washington Post, diede inizio al cosiddetto “scandalo Watergate”, che portò alle dimissioni del presidente Nixon.

Nel più vicino 1998, l’allora presidente americano Bill Clinton, rischiò l’impeachment per una fellatio con una stagista della Casa Bianca. Fu sospeso dall’Ordine degli Avvocati dello Stato dell’Arkansas per cinque anni ed impossibilitato a presentare casi davanti alla Corte Suprema.
Poi negli anni qualcosa è cambiato. In peggio. Nel 2021 l’allora presidente americano uscente, il plutocrate Donald Trump, con un curriculum che lo vede coinvolto in ben trentaquattro capi d’imputazione, incitò alcuni facinorosi ad assaltare il Campidoglio. Uno dei momenti più tragici della, defunta, democrazia americana.
Nel novembre del 2024 il plutocrate, uscito impunito dai vari processi giudiziari, è stato eletto per la seconda volta presidente degli Stati Uniti d’America. E’ indubbio che qualcosa è cambiato in quel Paese.
Ma non è di questo che voglio scrivere.
L’impunità dei nostri politici
Potrei invece scrivere della tendenza all’impunità dei membri dell’attuale governo italiano.
Senza scomodare Lady Santanchè, che sarebbe dovuta uscire dal governo già da tempo, pensiamo invece al sottosegretario alla giustizia (si proprio a quel ministero lì) Andrea Delmastro, con una condanna ad otto mesi dal tribunale di Roma, per aver diffuso notizie coperte dal segreto d’ufficio in relazione alla vicenda del caso dell’anarchico Alfredo Cospito. Ebbene la reazione della presidente del Consiglio è da annoverare tra i casi più emblematici di rispetto delle Istituzioni e del ruolo che ella riveste: ‘sono sconcertata, mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione… il sottosegretario rimane al suo posto'. Avrebbe risposto. Niente da fare. Sono sempre fermi lì. Il complottismo delle toghe rosse.
Una pessima figura
Ma non è di questo che voglio scrivere. Anche se a proposito di Lady Santanchè, sono dell’idea che all’attuale ministra, che dovrebbe salvaguardare il made in italy, pesa molto di più il recente caso di quanto affermato da Francesca Pascale, ex fidanzata di Silvio Berlusconi, in merito ad una borsa griffata ricevuta in regalo dall’attuale ministra, e risultata contraffatta, falsa. Ma non è di questo che voglio scrivere. Roba da cronaca rosa.
Crisi sociale
Siamo nel mezzo di una profonda crisi sociale. Un fenomeno di insoddisfazione e rabbia sociale che si andava affermando già da diversi anni, e che il periodo del lockdown del 2020, ha accelerato.
“Si respira rabbia in giro”, ho sentito dire da un anziano signore, per strada. Già, si respira rabbia. Una rabbia alimentata da una classe politica incompetente ed inadeguata, che se aggiunta ad una società sempre più ripiegata su se stessa, e sempre più incapace di comprendere le regole ed i meccanismi della convivenza sociale, crea un fenomeno di massa che porta a considerare persone come Donald Trump, degli statisti. Un ossimoro? Un adynaton? Ma non è nemmeno di questo che vorrei scrivere.
Vorrei scrivere di qualcosa che va oltre i tempi rabbiosi che stiamo vivendo. Ecco, l’argomento che vorrei trattare è la gentilezza. O meglio la necessità di praticare e predicare la gentilezza.
La gentilezza salverà il mondo?
Per gli antichi greci la gentilezza si esprimeva attraverso valori come la xenía, l’ospitalità sacra garantita da Zeus, l’areté, ossia la nobiltà d'animo, e la philia, cioè l’amicizia fondata sul rispetto e sul bene reciproco.
La gentilezza era associata anche ad un comportamento equilibrato, radicato nella sophrosyne, la moderazione, che evitava eccessi e favoriva l’armonia nelle relazioni umane. La gentilezza rappresentava, quindi, un ideale di vita virtuosa, essenziale per il benessere individuale e sociale.
La gentilezza quindi non è un semplice atto di buona educazione. Come ci insegnano gli antichi greci, è molto di più. Un equilibrio tra qualità esterne ed interiori, tra forme e contenuti.
In un contesto sociale come quello che stiamo vivendo, la gentilezza assume un valore rivoluzionario: un impegno consapevole per migliorare se stessi e la società. Andare contro il proprio egocentrismo e considerare se stessi come individui inseriti all’interno di un contesto più ampio, dove non ci sono soltanto diritti, spesso interpretati in una visione meramente individualista, ma regole, impegni, responsabilità.
Nel 2009, Adam Phillips, psicoterapista infantile e Barbara Taylor storica ed autrice di libri per ragazzi, pubblicano il libro “Elogio della gentilezza – breve storia di un valore in disuso”.
Nel loro saggio i due autori provano a ricostruire le fasi storiche del passaggio da una società “gentile” ad una società combattiva ed autoreferenziale, e come la gentilezza, sia semplicemente uno dei modi, o forse il modo, per tornare ad un concetto di benessere in chiave collettiva, non individuale. E quindi ritrovare il modo di essere felici. La gentilezza è intesa dai due autori come capacità di ascolto, di accoglienza delle fragilità altrui, che è quindi anche generosità, altruismo, solidarietà, amorevolezza.
Dal 1997, ogni anno, il 13 novembre, si festeggia la “Giornata mondiale della Gentilezza”. Iniziativa istituita dal World Kindness Movement di Tokyo.
Conclusione
L’Italia, la Germania, la Francia, la Spagna, il Regno Unito, i Paesi Nordici, gli Stati Uniti d’America, il Canada, l’Australia, la Cina, il Giappone, la Russia, tanto per citarne alcuni, sono Paesi che avrebbero le risorse, finanziarie, economiche, energetiche, scientifiche, ed umane, per permettere all’intero pianeta di vivere bene. La cecità e la scarsità di visione di molte forze politiche che governano il pianeta, stanno di fatto contribuendo ad un allargamento della frattura che si è creata nelle varie società. Le democrazie si stanno sempre più indebolendo, dando spazio a dittature o a plutocrazie. Ed è con la gentilezza, che i cittadini del mondo possono fermare tutto ciò.
Mark Twain scrisse: 'la gentilezza è il linguaggio che i sordi possono sentire e i ciechi possono vedere'
Andrea Lodi

Andrea Lodi
Andrea Lodi

Vivo a San Prospero, in provincia di Modena. Sono aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Giornalista economico, da gennaio 2009 curo “Economix“, la rubrica economic..   Continua >>



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