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Come scrive giustamente il mio amico Luca Lombroso, “l’aria modenese ed emiliana fa schifo ed è nociva per la salute umana ed i provvedimenti sia d’emergenza che di pianificazione sono ampiamente insufficienti”.Ma ecco come ha aperto il comunicato stampa del Comune di Modena di ieri: “MANOVRA ANTISMOG, IN VIGORE LE MISURE EMERGENZIALI : Da domani, martedì 4 dicembre, e fino a giovedì 6 compreso, fermi anche i veicoli diesel Euro 4, vietato utilizzare riscaldamento a biomasse e diminuzione delle temperature.”
Si tratta di divieti che si risolveranno, come sempre, in un nulla; infatti chi controllerà le auto? Chi i riscaldamenti a biomasse e chi la temperatura degli edifici? Come diceva quella canzone? “sono solo parole”.
Ma oggi vorrei focalizzare l’attenzione su un altro aspetto dello stesso problema. Come molti lettori sapranno, le amministrazioni non mancano di propinarci, con grande frequenza, consigli su come comportarci bene.
Ma le stesse amministrazioni che sono così prodighe a dar consiglicosa fanno?
Vorrei ricordare una mia personale esperienza che comunque è comune a migliaia di altri modenesi.
Da circa un decennio, per motivi vari, mi trovo costretto a ritirare delle medicine alle farmacie comunali con frequenze anche mensili. Ciò comporta per me, come per molte altre migliaia di modenesi per lo più anziani o con patologie severe, di dover percorrere spesso in automobile diversi km (ora 25 per il sottoscritto).
Perché accade tutto questo? Da diversi anni, a Modena, il SSN dispensa alcuni medicinali solo nelle farmacie ospedaliere; perché? si chiederà qualcuno. La ragione è molto semplice: perché l’acquisto di farmaci in grandi quantità consente degli ovvi “sconti” sui costi iniziali; c’è però da dire che oltre a tale beneficio, ve ne sono poi altri di gestione di tutta la filiera, dal magazzino allo sportello, di una certa entità.
Pur ammettendo che tutto ciò rappresenti un vantaggio economico per la comunità, resta comunque una domanda: quanto costa ai cittadini questo tipo di accentramento? Ma soprattutto, quanto incide in termini di ricaduta sulla qualità dell’aria e quindi sulla salute collettiva?
L’attuale consigliera del Pd, Simona Arletti, quando venne inaugurata la (desertissima) ciclabile di via Moreali, utilizzò un software chiamato Heat (acronimo inglese che significa “strumento di valutazione economica della salute), per dimostrare che avrebbe comportato un risparmio annuo, in termini di salute, di euro 414.000.
Perché non applicare lo stesso software per valutare quanto costa, in termini di salute, obbligare migliaia di persone a recarsi alle farmacie ospedaliere, anziché nella più vicina farmacia, spesso raggiungibile a piedi o in bicicletta? Sicuramente verrebbe fuori un bel onere…
Sarebbe quindi ora che le amministrazioni pubbliche invece di invitare i cittadini alle buone pratiche, incominciassero finalmente a dare il buon esempio, magari incominciando proprio a decentrare la distribuzione dei farmaci.
Sì, perché è proprio l’accentramento delle funzioni, di cui quello delle farmacie è solo un esempio, che, obbligando i cittadini a spostarsi, comporta un dannoso carico all’inquinamento dell’aria.
Di quell’aria che non possiamo fare a meno di respirare anche se è una delle più “sporche” d’Europa tanto da costringerci a “misure emergenziali”.
Franco Fondriest