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Caro Direttore,
meno male che c’è qualche 'coraggioso' che ammette ritardi e mancati interventi nella salvaguardia del suolo in Emilia-Romagna. E ciò a causa della continua cementificazione, asfaltatura e scarsa manutenzione dei corsi d’acqua negli ultimi decenni sul nostro territorio che ora è sempre più a rischio idrogeologico e il poco che è stato fatto è stato spazzato via in un attimo.
In Emilia, e lo si sapeva da tempo, si consuma sempre di più il suolo e lo si protegge sempre meno, come ha rilevato del resto l’Ispra, con costruzioni, cementificazioni e asfaltature anche a ridosso dei fiumi e in zone delicate e sensibili.
E qualcuno ha aggiunto, come il cardinale di Bologna Matteo Zuppi, presidente della Cei “che non ci siamo presi cura della nostra terra”.
Altri hanno detto che è necessario porre mano ai progetti non attuati , che gli investimenti pubblici sono stati finora insufficienti, che è mancata la indispensabile manutenzione dei fiumi col risultato di milioni di euro di danni per le continue alluvioni, esondazioni, allagamenti per cui c’è anche la responsabilità dell’uomo e non soltanto delle piogge eccezionali, delle bombe d’acqua o delle... nutrie. Insomma ritardi, errori, mancata salvaguardia del suolo se si considera che le casse di espansione costruite sono poche (solo 12 delle 23 programmate) e che funzionano male e a volte nemmeno aperte.
Argomento questo trattato anche da Legambiente regionale che definisce le “scelte compiute negli ultimi anni dalla Regione Emilia talmente sbagliate che l’hanno portata ad essere tra le prime tre in Italia in quanto a consumo del suolo, per cui non può dunque definirsi semplicemente una fatalità quanto accaduto”.
Concetto questo ribadito anche dal professor Paolo Pileri, ordinario al Politecnico di Milano, secondo il quale “l’Emilia da anni consuma suolo come se non ci fosse un domani…”, ma anche dal professor Franco Prodi, fratello di Romano, geologo all’Università di Ferrara, che ha avuto pure lui parole severe sui ritardi degli enti locali regionali e provinciali.
Per finire con le dichiarazioni dell’ex assessore regionale, in carica dal 1995 al 2010, il cesenate Giovanni Bissoni: “La transizione ecologica procede lentamente, il territorio è abbandonato e paghiamo ora i nostri errori perché non possiamo cavarcela dicendo che “per fortuna ci sono gli “angeli del fango” perchè ripeteremmo l’errore del Covid, quando gli operatori sanitari erano diventati ‘eroi’, poi sono stati dimenticati. Questi giovani volonterosi più di tanto non possono fare ma hanno il diritto ad avere una ‘terra’ migliore ed è la politica a dovere provvedere”.
Allora meno dichiarazioni retoriche come quelle utilizzate dodici anni fa per il terremoto: “ci rialzeremo, nessuno sarò lasciato solo, ce la faremo anche questa volta”, perché la gente chiede meno parole e meno promesse ma più fatti concreti e interventi necessari.
E allo “sbigottimento” del Comitato Regionale sulla Autonomia Differenziata per l’assenza di autocritica da parte del presidente Bonaccini, ha fatto da contraltare il mea culpa del sindaco di Forlì che ha chiesto “scusa” ai suoi concittadini per i ritardi, le criticità e i disagi subiti e patiti dai forlivesi.
Dobbiamo dunque, per rispetto ai 15 morti che ci sono stati in Romagna, per le migliaia di sfollati e per le abitazioni distrutte e l’agricoltura devastata, che non ci si nasconda dietro il fatto eccezionale, che c’è stato, ma che ci si ricordi dei ritardi, delle lacune e delle mancanze dell’uomo, in particolare di chi aveva le competenze e dunque il dovere di farlo, a partire dalla Regione e dalle Province, un ente, questo, che va ripristinato per intero per ridargli la funzione di governo del territorio che aveva un tempo, che la sciagurata legge del diessino Bassanini ha eliminato. Perchè è indispensabile fare ripartire la rete di controlli e di interventi che le Province attuavano attraverso i Bacini Montani, i Consorzi di Bonifica e altri enti sul territorio ora scomparsi, perche è dalla montagna che è necessario cominciare il controllo preventivo dei fiumi e quindi delle esondazioni ma anche delle frane e degli smottamenti. La natura c’è, fa il suo corso ma va gestita e non è solo colpa del clima se succedono questi disastri e si vedono in televisione tonnellate di detriti e interi alberi fermi contro i piloni dei ponti che ostruiscono il flusso delle acque.
Le inchieste aperte dalle Procure di Ravenna e Forli per omicidio e disastro colposi (di cui pochi parlano) lo stanno a dimostrare.
Giorgio Baldini, già Presidente della Provincia di Modena
Redazione Pressa
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