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La Giunta regionale nell'ennesimo tentativo di convincere i 5 Stelle ad una alleanza elettorale, si è inventata una analisi costi-benefici sulla Cispadana. La notizia ha elementi caricaturali considerando che questa opera è stata annunciata da anni e che proprio la Regione del presidente Stefano Bonaccini ne ha sostenuto la necessità e ne ha sempre chiesto con forza la realizzazione. Ma gli aspetti grotteschi rappresentati da questa svolta, platealmente ed unicamente finalizzata ad accordi politici del tutto miopi e con una prospettiva legata al 26 gennaio, passano in secondo piano rispetto ad una valutazione complessiva sulle Grandi opere nel nostro Paese. In un Paese dove crollano i ponti, dove le tangenziali, ridotte a pericolosi colabrodo, sono tempestate da buche e le strade di montagna, anche a Modena, sono simili a mulattiere, si immagina di investire 1,3 miliardi in una nuova autostrada a pedaggio.
Personalmente ho sempre sostenuto la necessità di creare un asse di collegamento tra Reggiolo e Ferrara, ma il progetto autostradale non rappresenta di certo la soluzione più adatta. La bassa modenese e il ferrarese hanno bisogno di una strada a scorrimento veloce connessa con i poli industriali. Detto questo è necessario ripensare complessivamente alle politiche infrastrutturali nel nostro Paese. Continuare a immaginare il futuro con lo sguardo legato alle scadenze elettorali del dopodomani rischia di portarci al baratro.
Il project financing non è la soluzione a tutti i mali, come hanno ampiamente dimostrato i problemi di realizzazione della Brebemi, l’autostrada che collega Brescia, Bergamo e Milano, dove il pubblico è dovuto intervenire con ingenti investimenti là dove gli investitori privati hanno fallito. Ecco, questi investimenti pubblici da parte di un governo nazionale e regionale serio vanno dirottati dalle grandi e faraoniche opere, alla manutenzione quotidiana della rete stradale e autostradale.
I disastri possono sempre capitare, ma gli allarmi vanno ascoltati e la prevenzione, anche stando alle evidenze della inchiesta sul ponte Morandi, è possibile. Ovviamente se la si vuole perseguire e se si ha davvero a cuore la sicurezza e la vita stessa degli italiani. Infine se si vuole, non solo a parole, ridurre la quantità di merce movimentata su gomma (ancora oggi ben oltre l’80%), è necessario strutturare modalità alternative con infrastrutture adeguate. Appoggiare le giuste proteste di piazza sui temi ambientali che chiedono politiche radicali anche in tema di trasporti onestamente mal si concilia con un investimento da 1,3 miliardi in una autostrada.
Cinzia Franchini - Modena Ora
Redazione Pressa
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