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Nelle ultime ore le agenzie di stampa si sbizzarriscono in fosche previsioni per la sorte del Governo Conte. E lo fanno sulla base di un fuoco incrociato cui il premier è sottoposto da parte di tutte le categorie economiche e sociali con attacchi, proteste e lamentele che provengono anche dalla sua stessa maggioranza politica, da Pd, 5Stelle, Leu: insomma, dal fuoco amico.
E le stesse agenzie, ma anche taluni organi di stampa non organici al potere, citano una serie di episodi e circostanze che rendono difficoltoso il suo cammino.
A cominciare dall'attaco frontale mossogli dal presidente di Confindustria Bonomi che lo ha accusato di essere in 'stato confusionale piuttosto che decisionale', poi per le feroci critiche di Cna e Confartigianato che lamentano la mancanza di aiuti adeguati a sostegno del vasto e variegato mondo dell'artigianato italiano con la sua storia e il suo patrimonio di valori e di ricchezza creativa.
Ma anche Confesercenti e Confcommercio sono state severe per i danni economici subiti dal settore alberghiero, della ristorazione e del turismo anche montano (dove vi sarebbero già 90mila aziende chiuse e altre 500mila in pericolo) a causa della assoluta inadeguatezza dei cosiddetti 'ristori' compensativi per la chiusura dei locali e quindi della mancanza di reddito. Poi per la telenovela del rimpasto ministeriale di cui si parla da settimane, chiesto anche dal Pd, ma che Conte tarda ad effettuare e imporre temendo forse di essere travolto lui stesso dalla slavina che potrebbe generare, uno stato di incertezza che alla fine porta alla inconcludenza.
Rimpasto che coinvolge i nomi della Azzolina (quella dei banchi a rotelle e del tira e molla sulla chiusura e l'apertura delle scuole), della De Micheli (che ha proposto l'apertura delle scuole anche di domenica, ma cui si rimprovera soprattutto di non essere riuscita a predisporre una struttura adeguata al trasporto degli studenti e dei pendolari), dei ministri Bonafede, Provenzano e Boccia, distintosi quest'ultimo più che altro per avere proposto di fare nascere in anticipo Gesù la notte di Natale. Ma anche due ukase lanciati contro di lui da sinistra (Travaglio) e dal centro berlusconiano (Cangini) che hanno scritto, il primo, che l'insofferenza del Pd per Conte e ogni giorno più evidente sia per l'incapacità di decidere sul Mes, poi per i ritardi nell'invio a Bruxelles delle ipotesi di spesa dei soldi del Recovery Fund, per il rocambolesco episodio della scelta del commissario per la Calabria, per l'ambiguità nella scelta del candidato sindaco di Roma (rivendicato dal Pd che non vuole più la Raggi), per l'assurdità di volere creare una task force di 300 'tecnici' con alla guida sei manager per gestire l'arrivo e la distribuzione in Italia del vaccino anti Covid quando, si osserva, Conte conta già su una 'truppa' di venti ministri e di 40 tra vice ministri e sottosegretari. “La pervicacia con cui Conte e i suoi ministri vogliono restare nelle stanze del potere ministeriale – ha aggiunto Travaglio - non giustifica questa sorta di attesa e inconcludenza che è deludente agli occhi degli elettori di sinistra”.
Dal canto suo l'ex direttore del Resto del Carlino Cangini sembra condividere le considerazioni di Travaglio, aggiungendo poi che “il Governo è sempre più debole, diviso al suo interno, indeciso su tutto e privo di una reale guida politica che, per giunta, vuole prescindere dal Parlamento pur essendo troppo debole per fare a meno del Parlamento”.
Cesare Pradella