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Gentile dott. Leonelli,
ho letto come sempre con interesse sul quotidiano “La Pressa” il suo ultimo articolo titolato: “Voto Modena, centrodestra in ritardo: un civico ora sarebbe un ripiego”.
Due punti questa volta non mi trovano in sintonia con la sua analisi. Il primo è la parte finale del titolo: “un civico ora sarebbe un ripiego”; il secondo è l’affermazione che un candidato politico avrebbe quantomeno il pregio di conoscere le dinamiche locali.
Ma bastano, mi chiedo, queste conoscenze per sovvertire un voto che, malgrado l’infinito e arcinoto elenco di criticità ed emergenze cittadine, viene confermato ad ogni appuntamento elettorale, per mandare a casa gli amministratori modenesi? Nessun candidato di centro destra, pur con un serio e convincente programma, è mai riuscito fino ad ora neppure a sfiorare il miracolo.
Credo che la carica di sindaco a Modena, oggi, sia più contendibile che mai, però sono anche convinto che Modena sia una città colpita da una ben più grave malattia di quelle sopra accennate, che ne ha distrutto l’anima e spento ogni possibilità di reazione. Intendo, l’arrogante e assoluto potere politico esercitato con metodo dalla sinistra (PCI, PDS, DS, PD), economicamente sostenuto da una perversa commistione fra politica e affari, una forma patologica che in ottant’anni di incontrastata amministrazione si è diffusa per metastasi in tutti i gangli vitali della Città, paralizzandoli.
A conforto cito (sempre da LaPressa) Roberto Vezzelli, uno che conosce bene i suoi polli: “Perché loro, i Pd, sono gli 'unti del signore' e hanno il 'dono' della infallibilità e quindi devono governare la città per sempre e gestire il potere, le poltrone, le poltroncine, gli strapuntini e gli sgabelli, fare il buono e il cattivo tempo e spezzare le gambe, politicamente, a chiunque critichi: siamo o non siamo in democrazia.”
Modena è schiacciata da un rigido regime dittatoriale, fascista (si urlerebbe se fosse di destra), che imbriglia ogni tentativo di libera iniziativa dei cittadini che esuli da uno stretto controllo, esercitato con strumenti più o meno morbidi di pressione, coercizione, repressione e manipolazione.
Questo ritengo sia il tasto forte sul quale impostare una campagna elettorale da sindaco e che per recuperare Modena non occorra necessariamente un politico, ma un condottiero, uomo o donna che sia, un leader forte, coraggioso e inattaccabile, capace di risvegliare negli animi dei modenesi quei sentimenti della passione politica per i nobili valori delle libertà personali che gli vengono repressi da anni, perché quella da combattere, oggi, a Modena è innanzitutto una battaglia per la riconquista della democrazia.
Gian Carlo Pellacani
Redazione Pressa
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