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Dalle prime notizie che giugono dal teatro di guerra Mariupol è caduta e l’Armata Rossa si sta scatenando nel DonBass. Putin vuole arrivare al tavolo degli accordi con territorio conquistato; s’illude e spera d’avere una onorevole via d’uscita e poter tornare in Patria con una parziale vittoria. Ma non sarà così. Non ci avrà nessuna pace concordata. L’America e tutto l’Occidente, dall’Europa al Canada, all’Australia e alla Nuova Zelanda, vuole la sua sconfitta militare ed economica e non ci sarà alcun tavolo della pace, ma della resa. Prima o poi. La guerra durerà ancora.
Intanto l’Europa ha già spostato l’attenzione altrove, al recupero del gas in previsione di straccarsi da quello russo, a come ripararsi dall’imminente crisi economica, alle prossime elezioni politiche. Prevedo che quando il conflitto sarà concluso, l’Ucraina tornerà ad essere un Paese senza interesse per noi e passerà dal penultimo all’ultimo posto tra quelli più poveri dell’Europa.
Con i morti e la popolazione che è fuggita, ha perso una buona fetta di forza lavoro; città intere sono state completamente distrutte e non saranno più ricostruite, perché il solo portare via le macerie e bonificare il terreno dalle bombe ha costi insostenibili. La molto più ricca Italia non ha ricostruito neppure uno dei paesini terremotati, neppure Amatrice!
Abbiamo spedito armi per appoggiare la resistenza, difendere libertà e democrazia, ma in verità, come dicono gli stessi ucraini, molto materiale sono ferri vecchi che abbiamo smaltito con qualche pezzo moderno, giusto per salvare la faccia e non scatenare quell’abile comunicatore che è Zelensky. Domanda: siete sicuri che questa nostra generosità verso il nuovo Churchill sia stata gratuita? Non credo proprio. Si potrebbe scommettere che i vari Premier sono andati a Kiev per trattare sotto banco i pagamenti di queste forniture con contratti sullo sfruttamento delle risorse, come sempre è avvenuto.
Chi pensa diversamente è un inguaribile ingenuo.
Da ciò si deduce che l’Ucraina sarà ancora più povera di prima, con americani, inglesi... presenti con le loro società a estrarre minerali e altro. A questo punto, con un Paese probabilmente vittorioso ma distrutto, con una popolazione ridotta e senza neppure più gli occhi per piangere, con società straniere a prendere il poco rimasto, con l’Europa che domani, finita la convenienza politica a farsi vedere coraggiosi e al fianco di Kiev, metterà il freno a mano sull’ingresso dell’Ucraina nella comunità per i costi insostenibili, sarebbe opportuna una domanda al presidente attore Zelensky: ne valeva la pena distruggere un Paese che non si risolleverà più, contare a migliaia i morti, aver segnato per sempre la vita ai bambini che hanno conosciuto l’orrore per permettere agli Stati Uniti il suo war game contro la Russia? Davvero ne valeva la pena?
Lei ha calcolato tutto, compreso che nel 2023 l’Ucraina tornerà a votare e lei, con ogni probabilità, non si candiderà, lascerà la patata bollente ad un altro. Forse partirà per Miami, dove ha una villa da 38 milioni di dollari. Probabilmente si dedicherà alle conferenze farà il tour delle università e dei college più prestigiosi per raccontare le sue gesta, come fanno gli ex presidenti americani. A pagamento, naturalmente.
Si può scommettere che creerà una fondazione per convogliare aiuti internazionali verso “l’amata Ucraina”, sempre nel suo cuore e che si deve aiutare a risollevarsi; in fondo, ha impedito a Putin di attaccare l’Europa! Ma resta la domanda: ne valeva la pena? Per la sua patria... Per il suo popolo... Non era una scelta più giusta dire all’America di tenersi i suoi miliardi di dollari governativi per acquistare le armi delle sue industrie belliche? Non era una scelta più giusta dire all’America che, se proprio voleva dare una mano, c’erano strade, scuole e ospedali da costruire?
Slava Ukraini!
Massimo Carpegna
Massimo Carpegna
Visiting Professor London Performing Academy of Music di Londra. Docente di Formazione Corale e del master in Musica e Cinema presso Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli..
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