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Nella cultura orientale il benessere ha a che vedere con uno stato armonico di salute, fisica e psicologica. Nella cultura occidentale si parla di “condizione di prosperità” garantita da un “ottimo livello di vita” e da vantaggi equamente distribuiti.
Nelle società moderne lo Stato si assume la responsabilità di garantire ai propri cittadini il benessere sociale, ovvero il “welfare state”: “un insieme di politiche pubbliche con cui lo Stato fornisce ai propri cittadini, o a gruppi di essi, protezione contro rischi e bisogni prestabiliti, in forma di assistenza, assicurazione e sicurezza sociale”.
Ci troviamo al terzo livello della piramide dei bisogni di Maslow: l’appartenenza, ovvero la necessità e la capacità di instaurare delle relazioni sociali.
La definizione di benessere è cambiata: oggi si intende “una condizione generale di buona salute, energia, felicità, serenità, appagamento della mente e di bisogni personali anche di natura materiale”.
Ci troviamo al quinto ed ultimo livello della “piramide di Maslow”, quello dell’autorealizzazione.
In questa nuova definizione viene a mancare il concetto di socialità, di vantaggi equamente distribuiti, e si afferma sempre più il concetto di individualità.
Secondo uno studio dal titolo “Moral illusions” realizzato dalla dottoressa Kajsa Hansson dell’Università di Linkoping, in Svezia, “viviamo nell’era dell’insoddisfazione crescente. Ognuno corre da solo. Una corsa inarrestabile verso una sempre maggiore richiesta (leggasi pretesa) di appagamento dei propri bisogni individuali e del proprio posizionamento nella scala sociale. L’esaltazione del proprio ego ne fa da padrone, arrivando a creare delle “illusioni morali”, che modificano la percezione della realtà, fino a farci comportare da egoisti”.
Il loop della scarsità
La nostra è un’epoca plasmata da un eccesso di stimoli che ci seducono nella direzione dell’accumulo. Nel corso della storia, l’umanità si è evoluta in ambienti ostili dove la scarsità era la norma.
Risorse vitali come il cibo, le informazioni e il tempo erano limitate e incerte.
Durante la rivoluzione industriale, abbiamo trasformato i nostri contesti di vita da ambienti di scarsità a sfere di abbondanza. Tuttavia, il nostro cervello rimane programmato per operare come se vivessimo ancora nell’antichità, dominati dalla scarsità di risorse.
Questo ci porta a consumare più del necessario, ad acquistare oggetti inutili e a cercare piaceri effimeri.
Spesso questa predisposizione lavora contro di noi e viene sfruttata per influenzare le nostre scelte:
· perché continuiamo a mangiare quando non abbiamo più fame?
· perché acquistiamo oggetti nonostante ne abbiamo già troppi?
· perché ci dedichiamo ai social media anche se ci annichiliscono?
Il bisogno di accumulare beni e/o piaceri effimeri viene chiamato «loop della scarsità», che ci spinge a comportamenti compulsivi, dal gioco d’azzardo al consumo eccessivo, creando un ciclo di azioni ripetitive e incessanti.
I loop di scarsità sono ormai integrati nel design di prodotti e dei servizi più diversificati, influenzando ogni aspetto della nostra vita: dai social media all’informazione, dalla finanza personale alla salute.
Un interessante argomento affrontato da Michael Easter, esperto di scienze comportamentali e docente presso l’Università del Nevada a Las Vegas, nel suo libro dal titolo «Mai abbastanza», edito da Roi Edizioni.
Attraverso un’analisi approfondita dei comportamenti umani, Easter si interroga sui motivi di questa inarrestabile ambizione di possedere e perché questo fenomeno distruttivo non conosce fine.
Cambiare si può
Ogni anno viene redatto il “World Happiness Report”. La Finlandia anche quest’anno si conferma al primo posto della classifica dei cittadini più felici al mondo.
Ma perché i finlandesi sono così felici?
I motivi si possono riassumere in pochi concetti chiave, che sono esattamente all’opposto di quanto accade nel nostro amato Paese:
1. mantenere un basso profilo e non vantarsi della propria ricchezza
2. dedicare molto tempo ai propri interessi personali
3. mantenere un costante contatto con la natura
4. onestà e fiducia nel prossimo
5. parità di genere fin da piccoli
6. un approccio positivo verso il fallimento
Ogni anno, per la precisione il 13 ottobre, in Finlandia si festeggia il “day for failure”, un evento che ha lo scopo di celebrare i fallimenti, le cose negative, come un modo per imparare dai propri errori e non ripeterli in futuro.
Dovremmo andare tutti quanti a frequentare un corso di formazione in Finlandia per imparare a ridimensionare i nostri bisogni, o meglio le nostre pretese. Ma la vedo dura.
Andrea Lodi
Andrea Lodi
Vivo a San Prospero, in provincia di Modena. Sono aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Giornalista economico, da gennaio 2009 curo “Economix“, la rubrica economic.. Continua >>