Italpizza
La Pressa redazione@lapressa.it Notizie su Modena e Provincia
Logo LaPressa.it
Facebook Twitter Youtube Linkedin Instagram Telegram
Italpizza
articoliParola d'Autore

'Il mio ricordo di quella apocalisse alla stazione di Bologna'

La Pressa
Logo LaPressa.it

Il due agosto 1980 ero a Bologna. Gli uffici del Partito Socialista regionale erano in via Liberazione 6. La stazione dei treni distava cinquecento metri...


'Il mio ricordo di quella apocalisse alla stazione di Bologna'
Paypal
Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente. Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.

Il due agosto 1980 ero a Bologna. Gli uffici del Partito Socialista regionale erano in via Liberazione 6. La stazione dei treni distava cinquecento metri. Parcheggiata la macchina faccio scendere i miei piccoli, uno otto anni e l'altra cinque che mi accompagnano. Era sabato e venivano in ufficio a giocare coi timbri e a far disegni sul retro della carta usata mentre io sfruttavo la libertà per leggere e fare qualche telefonata aiutato dalla segreteria.

Erano le dieci del mattino. Il tempo di salire, salutare, sistemare i ragazzi con Maurizia e recarmi in ufficio che la terribile deflagrazione squarciò la quiete degli uffici. Un istante tremendo fra paura e incredulità, tranquillizzati i ragazzi, Maurizia chiama i carabinieri per sapere.

È successo un gravissimo scoppio alla stazione centrale.

Decido di andare. Correndo percorro i primi duecento metri fino a piazza dell'Unità.

La grande nuvola di polvere, le prime sirene e il rumoreggiare dei soccorritori fra quelli rimasti vivi e le urla dei feriti.

Il resto del cammino fino al ponte e poi la discesa verso il disastro, l'ecatombe, l'inferno che non dava spazio al dolore. Come inebetito di fronte alla ecatombe, nato dopo la guerra vivevo dei racconti e dei documentari sui disastri delle guerre, mi sento paralizzato.

Incredulità, senso di impotenza che subito facevano emergere solo volontà di aiutare.

La rabbia arriva dopo. Autobus 21, vigili del fuoco, forze dell’ordine, una città violentata che accorre a dare il suo aiuto.

Dal ponte ritorno in ufficio. I ragazzi mi chiedono della polvere. Non c'è voglia di parlare. Dico di far telefonate. Avviso le Federazioni. Il mio grande amico, professor Piro, mi aiuta a compilare il testo del manifesto al comune di Bologna. Il vice sindaco Gabriele Gherardi è alla Stazione.

Fra le lacrime la segretaria mi dice che non riescono a rintracciare Zangheri già in ferie e non c'è animo per altre parole. Ancora non si è formata la rabbiosa risposta della città violentata.

Poi man mano cresce la rabbia, ma si pensa ai morti e ai feriti. Partiti, sindacati, associazioni, cultura, informazione fanno fermentare la risposta, soprattutto la domanda che tutti aspettano: perché Bologna? Affiora, ma non c'è risposta.

Ancora le risposte concrete mancano. E tarderanno. Ma la città si organizza e risorge. Allora un grande presidente venne e con la mano destra su una bara, senza parlare indicò al popolo di non disperare.

Oggi il secondo presidente, Mattarella con nelle carni lo strazio di un fratello ucciso e col cuore da grande italiano, sfida il Covid e viene a dire ai famigliari dei morti, alla città e alla nazione che nessuno ferma la ricerca dei mandanti. Con Pertini, allora, e con Mattarella ora il popolo, la democrazie sono salde anche se il lavoro non si può fermare e la ricerca delle risposte deve essere ferma, serena, da non lasciare dubbi.

Nel cuore il ricordo,nella mente il principio della lotta permanente per verità e giustizia, negli affetti di quei bambini, oggi adulti e attivi, che hanno avuto dal racconto e dal rumore della bomba la sensazione incancellabile dei delinquenti che col massacro volevano spaventare e nel racconto che allora il padre fece, oggi ricordano. Il popolo che soffre, lavora, non scappa di fronte ai pericoli oggi, come ieri e come domani mantiene saldi i principi della democrazia.

Non c'è spazio perché violenza, sopraffazione possono farci tornare indietro. Ne sono, ne siamo certi.

Paolo Cristoni, gia deputato e membro direzione PSI


Redazione Pressa
Redazione Pressa

La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


Contattaci
Parola d'Autore - Articoli Recenti
Fials, lettera aperta al sindaco di ..
Giuseppina Parente, referente provinciale del sindacato chiede un incontro a Giancarlo ..
11 Marzo 2024 - 23:55
Lanzi: 'Il M5S non ha smesso di ..
'Sì, ci siamo adattati, abbiamo imparato e, oserei dire, siamo cresciuti. Ma chi ha detto ..
05 Marzo 2024 - 12:28
Pd Mirandola: 'Caro Golinelli, si ..
Anna Greco: 'Se il nostro ex deputato è per il controllo pubblico di Aimag come priorità ..
04 Marzo 2024 - 12:36
Gian Carlo Pellacani: 'Voto Modena, ..
'Serve un condottiero, uomo o donna che sia, un leader forte, coraggioso e inattaccabile, ..
08 Febbraio 2024 - 13:27
Parola d'Autore - Articoli più letti
Obbligo vaccinale per insegnanti, ..
'A questo punto consiglio a tutti i bravi cittadini di offrire senza esitazione il braccio ..
25 Novembre 2021 - 19:40
Follia Green pass, i bambini prime ..
A questo punto davanti a questi adulti privi di cuore e di anima, non ci resta che sperare ..
08 Febbraio 2022 - 12:52
'Il vaccino non rende immuni: questo ..
Giovanardi: 'Stupisce e sconforta che gli Ordini Professionali si accaniscano contro ..
29 Dicembre 2021 - 21:23
'Festa Unità: è il vuoto totale, a ..
Il Psi: 'Da Muzzarelli lettera piena di dignità e di passione ma anche di un inascoltato ..
31 Agosto 2018 - 11:38