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Il nostro sindaco racconta balle? No, il sindaco non racconta balle

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Il nostro sindaco applica, purtroppo, anche nei servizi rivolti alla persona, il modello di mercato; altri lo hanno preceduto sia in sede locale che nazionale


Il nostro sindaco racconta balle? No, il sindaco non racconta balle
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Rispondo subito: no, il nostro sindaco non racconta balle. Ho usato un modo forte per titolare questo articolo col solo scopo di mettere in evidenza un brutta maniera di fare politica, soprattutto in veste istituzionale.

Ho, appunto, usato un modo che lo stesso sindaco ha utilizzato pochi giorni fa per confutare un’affermazione di un consigliere di minoranza; per l’esattezza, la frase era “basta falsità, basta balle”. Credo che questo linguaggio si addica più alla campagna elettorale che ad una discussione in Consiglio comunale e, molto sommessamente, consiglierei al sindaco un approccio più corretto ed educato; non fa mai male. Anche perché simili episodi di insofferenza e di arroganza si sono già verificati pure in assemblee pubbliche nei confronti di cittadini che esprimevano idee diverse.

Fin da quando ero ragazzo, ho seguito, anche se occasionalmente, le sedute del consiglio comunale; vi figurate Dario Mengozzi, Gaetano Rossi Germano Bulgarelli, o anche Giorgio Pighi, uomini seri e miti, in situazioni di questo genere? Ben altro spessore della politica. La correttezza dei modi, seppur nella durezza dello scontro politico deve essere un faro ineludibile.

Del sindaco, sinceramente, apprezzo la laboriosità, la tenacia, la difesa appassionata delle proprie convinzioni. Ma…. Il sindaco non conta balle, ma racconta, come è giusto, la sua verità come fosse la unica e vera verità. Ma non sempre è così. E poi, il sindaco ama avere sempre l’ultima parola e non risponde alle domande che, in più occasioni, gli sono state poste anche su queste pagine.

Dopo aver parlato del modo, veniamo quindi al merito della questione, riprendendo quanto da lui affermato nella seduta del consiglio comunale di giovedi 28 maggio 2020, nella parte dedicata alla questione dei nidi e del progetto Zerosei per farne un esame più approfondito.

PRIMA AFFERMAZIONE

Ha detto il sindaco: “Abbiamo un sistema educativo integrato plurale che permette totale libertà educativa… diamo 1.750.000 all’anno, alla FISM”
L’affermazione, non è una balla, ma è di parte ed è molto grave; per confutarla, utilizzerò quanto scritto nei giorni scorsi da Paolo Ballestrazzi e Paolo Cristoni: “Noi abbiamo sempre ritenuto che una società è forte se riesce a realizzare il pluralismo “nelle” istituzioni e non “delle” istituzioni perché solo in tal modo si garantiscono davvero pari opportunità. Fuori da questa dimensione esiste solo il concreto pericolo che si alimentino le diversità, invece di contrastarle, e che il pubblico finisca per sostenere con il denaro di tutti, una platea di “clientes” giustamente interessati più a realizzare un profitto piuttosto che a svolgere un servizio”.

Il sistema che piace tanto al nostro sindaco è quello della frammentazione sociale in cui ognuno si sceglie la scuola che per caratteristiche meglio si confà alle proprie esigenze, convinzioni e…portafoglio. E’ proprio questo il nodo: solo la scuola pubblica è il luogo di tutti, dove convivono ricchi e poveri, cattolici, atei e appartenenti ad altre religioni; la scuola che piace al sindaco, al contrario, è quella della separatezza e della non inclusione.

SECONDA AFFERMAZIONE

“Il nostro sistema è inclusivo e chi è povero deve entrare come chi è ricco”.
L’ affermazione, non è una balla, ma è inesatta e, per confutarla, cito ancora Ballestrazzi e Cristoni: “...Sostenere poi che “la scuola privata garantisce a tutti i bambini pari opportunità, come fece a suo tempo l’assessore competente, ci pare, oltre che una forzatura, un vero e proprio falso ideologico al pari di quella, davvero sorprendente, che “ in tal modo si costruisce una comunità più solidale, giusta ed equa…”
Le tariffe delle scuole dell’infanzia modenesi, anche di quelle aderenti al (quasi) centro unico di iscrizione, sono fortemente differenziate, come ho già ampliamente documentato nei miei precedenti pezzi; è pur vero che l’amministrazione ha messo in campo interventi compensativi, sono ben poca cosa rispetto al costo reale delle rette.

TERZA AFFERMAZIONE

Il sindaco ha dichiarato che non vuole procedere alla statizzazione, perché “nonostante un guadagno dal punto di vista economico, non vogliamo buttare via 50 anni della nostra storia…”. L’ affermazione, non è una balla, ma è di parte.
Il sindaco è più conservatore di coloro che per lui sono i conservatori. Infatti, vuole conservare una cosa che ormai è fuori dalla storia; i bilanci dei comuni con i nuovi impegni su Zerotre e sugli anziani non saranno più in grado di sostenere tali spese. E poi, non ci sono soldi per le strade, i marciapiedi e le ciclabili ridotti ormai ad una gruviera; il verde pubblico è abbandonato a se stesso. Mancano soldi per le politiche sociali, per tutto. E si rinuncia ad un risparmio annuale di milioni di euro? Tra l’altro, anche quest’anno è stata aumentata, un po’ alla chetichella, sia l’IRPEF comunale che l’IMU perfino sui contratti a canone concordato. Parliamo di possibili risparmi di milioni di euro all’anno, non di bruscolini. Come lo giustifica il sindaco?

Perché questo pregiudizio anti statale? Solo perché 50/60 anni fa, siamo arrivati per primi?
E cosa pensare allora del fatto che ormai quasi tutti i servizi per gli anziani siano stati esternalizzati? Lì non sono stati, forse, buttati 50 anni di storia?

QUARTA AFFERMAZIONE

Le maestre delle scuole comunali sono bravissime, ma vogliono tutte passare allo Stato perché fanno solo 25 ore guadagnando 2/300 euro in più al mese. Siamo sicuri che queste maestre, come quelle di Cresciamo e di tante private, siano tanto venali da rischiare il posto sotto casa per andare magari a Montefiorino? C’è una parolina magica si chiama: fidelizzazione; e un’altra: senso di appartenenza e una terza che si chiama: autonomia professionale.

QUINTA AFFERMAZIONE

“Abbiamo un sistema di valutazione di qualità ineccepibile basato sui giudizi delle famiglie.” L’affermazione, non è una balla, ma è così superficiale, da far perfino sorridere. I sistemi di valutazione sono ben altra cosa; questo semmai è un sistema per valutare l’indice di gradimento. I giudizi delle famiglie sono determinati dalle loro attese che sono tanto più alte quanto più elevato è il loro livello di istruzione. Quindi, non sono per nulla un indicatore di qualità.

SESTA AFFERMAZIONE

“Siamo uno dei pochi comuni d’Italia che ha una lista unitaria di strategia”. Frase di cui è difficile capire il significato. L’affermazione in sé non è una balla, ma a cosa si riferisce? Parla del centro (quasi) unico di iscrizioni? Beh, in questo caso, ricordo che le scuole FISM, quelle del 1.750.000 euro all’anno, affidano al centro unico un risicato 25% dei posti, riservandosi, sugli altri, di scegliere gli iscritti a loro insindacabile giudizio.

SETTIMA AFFERMAZIONE

Il progetto Zerosei è innovativo. Non è una balla, ma è un punto di vista. Come ha ben argomentato Omer Bonezzi proprio su queste pagine, questo progetto è figlio della Buona scuola di Renzi che, oltre ad essere stato fortemente contestato dal mondo della scuola, ha subito vere e proprie mazzate dalla corte costituzionale che ha, in più occasioni, ribadito che lo Zerotre è di esclusiva competenza regionale (mentre tresei e di prioritaria competenza statale).

OTTAVA OSSERVAZIONE

Il sindaco ha affermato: ”Noi rispondiamo ai cittadini, non ad altri”. Bene, allora lo si dimostri. Il fatto che nei giorni vicini alla seduta del consiglio comunale, siano intervenuti sulla stampa i presidenti di due importanti cooperative che operano nel sociale per manifestare tutta la loro disponibilità a “dare una mano”, come direbbe Andreotti, potrebbe far pensare male; solo il tempo ci dirà la verità.

PRIMA CONCLUSIONE

Allora, tutta colpa del sindaco? Neanche per idea; sarebbe troppo sia per i meriti che per i demeriti. Il nostro sindaco applica, purtroppo, anche nei servizi rivolti alla persona, il modello di mercato; altri lo hanno preceduto sia in sede locale che in quella nazionale. Un modello che gioca, purtroppo, anche sulla pelle degli operatori e sul fatto che per la stessa mansione ci siano contratti e retribuzioni diversi a seconda del datore di lavoro; è proprio qui che, con cinismo, operano le amministrazioni cercando di fornire più servizi a costi più bassi; se così non fosse, non vi sarebbe ragione di esternalizzare. E poi, diciamo la verità: distribuire manciate di soldi potrebbe avere un qualche ritorno elettorale.

SECONDA CONCLUSIONE

Solo una scuola pubblica, statale e gratuita, può permettere quello che più volte il sindaco ha sottolineato: “l’inclusione, una parola di straordinaria importanza per i progressisti”. Ed oltre all’inclusione, le pari opportunità e la riduzione delle disuguaglianze. E questa non è una balla, ma la storia della nostra scuola e dei valori della sinistra.

APPENDICE: COSTITUZIONE

Riporto l’art.33 della costituzione: “La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

Franco Fondriest

Foto Frizio


Franco Fondriest
Franco Fondriest

Sono di origine trentine, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita a Modena. Mi sono laureato in pedagogia ed ho svolto la mia attività lavorativa prevalentemente nella mia ..   Continua >>


 


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