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Investimenti anti siccità in Emilia-Romagna: ristrettezze economiche, prudenze politiche e rischi di inefficacia

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Ci si avvia quindi verso un futuro di opere prudentemente valutate e su cui solo le prossime future siccità potranno indicare la possibile efficacia o la altrettanto possibile periodica insufficienza. Una stima pubblicata da Coldiretti che sarà perfezionata entro l'anno indica che l'agricoltura dell'Emilia-Romagna ha subito danni dovuti alla siccità del 2017 per circa 300 milioni di Euro che andrebbero sommati alle cifre di analoga entità dovute ad alluvioni in periodi precedenti. E' chiaro che il danno non è soltanto per chi coltiva la terra ma anche per i consumatori e per chiunque paghi le tasse


Investimenti anti siccità in Emilia-Romagna: ristrettezze economiche, prudenze politiche e rischi di inefficacia
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- SECONDA PARTE -

Il 22 Marzo scorso a Roma durante la conferenza  Acque d’Italia il coordinatore della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche Erasmo D'Angelis ha annunciato lo stanziamento di 294 Milioni di Euro per il miglioramento della sicurezza di 101 dighe e per la costruzione di dighe ad uso irriguo e potabile. Il 6 Luglio sempre Erasmo D’Angelis, insieme al presidente dell'Associazione nazionale bonifiche italiane Francesco Vincenzi ha presentato il Piano nazionale degli invasi per raggiungere nei prossimi vent'anni un numero considerevole di invasi di piccola e media dimensione su tutto il territorio nazionale. Questo documento di programmazione viene ritenuto  importante per le possibilità di prevenzione della penuria d’acqua attraverso la realizzazione di opere idrauliche di vario tipo e consiste in 20 miliardi di Euro a disposizione per i prossimi 20 anni, per consentire il miglioramento o la costruzione, tra l’altro, di circa 2000 invasi o dighe.

Ritorna quindi l’epoca delle medie e grandi infrastrutture anche nel settore dell’acqua per finalità idroelettriche, civili, irrigue, industriali e ambientali.

Ritorna l’epoca dei grandi lavori sul territorio

 Sembrava che la parola diga fosse da tempo passata di moda in Italia ma occorre ricordare che, in fondo, si tratta di infrastrutture del tutto normali visto che in circa 150 paesi del mondo sono state costruite nel passato alcuni milioni di dighe di varie dimensioni. Tuttavia solo 45000 di esse possono essere definite “grandi dighe” perchè sono caratterizzate da altezza maggiore di 15 metri e capacità di invaso in grado di superare il milione di metri cubi. Anche in Emilia Romagna sono state costruite soprattutto negli ultimi cento anni alcune migliaia di piccoli invasi collinari e montani, vari invasi di medie dimensioni come quelli che alimentano le centrali idroelettriche di Riolunato (MO) o di Ferriere (PC) e anche alcune grandi dighe caratterizzate da una capacità di invaso superiore al milione di metri cubi circa.

Vediamo dove sono localizzati i bacini idrici generati da queste grandi dighe:

Ridracoli (alimentato dal fiume Bidente e dal rio Celluzze ). Ha una capacità di invaso di 33 Milioni di metri cubi (Mmc) ed è stato progettato per finalità idropotabile. Fu inaugurato nel 1982 ed è nel Comune di Bagno di Romagna (FC)

Molato-Trebecco (alimentato dal fiume Tidone). Ha una capacità di invaso di 8.2 Mmc e fu progettato per finalità irrigue. Fu inaugurato nel 1928 nel comune di Nibbiano (PC)

Mignano (alimentato dal fiume Arda). Ha una capacità di invaso di 13.6 Mmc e fu progettato per finalità irrigue. Fu inaugurato nel 1934 ed è localizzato tra i Comuni di Morfasso e Vernasca (PC)

Conca (alimentato dal fiume Conca). Ha una capacità di invaso di 1.4 Mmc e fu progettato per finalità irrigue. Fu inaugurato nel 1983 nel Comune di San Giovanni in Marignano (FC)

Suviana (alimentato dal torrente Limentra di Treppio). Ha una capacità di invaso di 46.5 Mmc e fu progettato per finalità idroelettriche. Fu inaugurato nel 1932 nel Comune di Suviana (BO)

Brasimone (alimentato dal torrente Brasimone e dal rio Torto). Ha una capacità di invaso di 6.6 Mmc e fu progettato per finalità idroelettriche idroelettriche. Fu inaugurato nel 1911 nel Comune di Camugnano (BO)

Fontanaluccia (alimentato dal fiume Dolo). Ha una capacità di invaso di 2.7 Mmc e fu progettato per finalità idroelettriche. Fu inaugurato nel 1928 nel Comune di Frassinoro (MO)

Quarto (alimentato dal fiume Savio). Ha una capacità di invaso di 4 Mmc (attualmente in riduzione) e fu progettato per finalità  idroelettriche. Fu inaugurato nel 1925 e occupa parte dei Comuni di Bagno di Romagna e Sarsina (FC)

Un esempio del “non fare” dei nostri tempi

Nel 1977 una società partecipata dalla Regione Emilia-Romagna (Idroser) pubblicò un progetto di ammodernamento delle infrastrutture idrauliche nell’ambito del Progetto di piano per la salvaguardia e l’utilizzo ottimale delle risorse idriche in Emilia-Romagna; era il primo progetto del dopoguerra sugli impieghi complessivi dell’acqua e fu redatto tramite una convenzione tra la Regione Emilia-Romagna e l’Ente Nazionale Idrocarburi. Nello studio venivano indicate 21 importanti opere di sbarramento da realizzare nell’intero territorio regionale. Tuttavia nei decenni successivi fu realizzata soltanto la diga di Ridracoli. L’invaso generato dalla diga di Ridracoli è stata utilizzato con successo per finalità idropotabili e irrigue. I timori indotti da crescenti preoccupazioni di carattere ambientale, la mancanza di finanziamenti adeguati e la possibile assenza di concreti vantaggi economici e politici per gli attori dell’epoca hanno fatto rimandare la costruzione degli altri 20 invasi che, anche se realizzati in piccola parte, avrebbero probabilmente potuto alleviare i periodi di crisi idrica che periodicamente accadono nei nostri territori. Vediamo dove i progettisti degli anni 70 avevano localizzato gli invasi derivanti dalle opere idrauliche da costruire:

Ridracoli (alimentato dal fiume Bidente e dal rio Celluzze ). Ha una capacità di invaso di 33 Mmc ed è stato progettato per finalità idropotabile. E’ stato inaugurato nel 1982 nel Comune di Bagno di Romagna (FC). In funzione.

Montefiorito (alimentato dal torrente Ventena) 20 Mmc, nel Comune di Gemmano (RN). Mai realizzato.

Vecciano (alimentato dal torrente Marano) 7 Mmc, nel Comune di Coriano (RN). Mai realizzato.

Badia Tedalda (alimentato dal fiume Marecchia) 19.5 Mmc, nel Comune di Casteldelci (RN). Mai realizzato.

Senatello (alimentato dal fiume Marecchia) 68 Mmc, nel Comune di Casteldelci (RN). Mai realizzato.

Montecastello (alimentato dal fiume Savio) 7.8 Mmc, nel Comune di  Mercato Saraceno (FC). Mai realizzato.

Poggio alla Lastra (alimentato dal torrente Bidente di Strabatenza ) 29 Mmc, nel Comune di Bagno di Romagna (FC). Mai realizzato.

Bisano (alimentato dal torrente Idice) 18.7 Mmc , nel Comune di Monterenzio (BO). Mai realizzato.

Pian di Tenta (alimentato dal torrente Savena) 35 Mmc, nel Comune di Loiano (BO). Mai realizzato.

Moscheta (alimentato dal torrente Veccione) 17.8 Mmc, nel Comune di Barberino di Mugello (BO). Mai realizzato.

Treppio (alimentato dal torrente Limentra di Treppio) 20 Mmc, nel Comune di Camugnano (BO). Mai realizzato.

Docciola (alimentato dal torrente Limentrella) 2.0 Mmc , nel Comune di Camugnano (BO). Mai realizzato.

Castrola (alimentato dal torrente Limentra di Treppio, bacino del Fiume Reno) 20 Mmc, nel Comune di Castel di Casio (BO). Mai realizzato.

Ponte Cavola (alimentato dal torrente Secchiello) 12.5 Mmc, nel Comune di Toano (RE). Mai realizzato.

Pescale (alimentato dal fiume Secchia) 13 Mmc, nel Comune di Prignano sulla Secchia (MO). Mai realizzato.

Vetto (alimentato dal fiume Enza) 39.7 Mmc, nel Comune di Vetto (RE). Mai realizzato.

Berzola (alimentato dal fiume Parma) 27.8 Mmc, nel Comune di Langhirano (PR). Mai realizzato.

Ponte Lamberti (alimentato dal torrente Ceno) 45.1 Mmc, nel Comune di Varsi (PR). Mai realizzato.

Chiarabini (alimentato dal torrente Nure) 60.3 Mmc, nel Comune di Farini (PC). Mai realizzato.

Confiente (alimentato dal fiume Trebbia) 45.9 Mmc, nel Comune di Corte Brugnatella (PC). Mai realizzato.

San Salvatore (alimentato dal fiume Trebbia) 9.1 Mmc, nel Comune di Corte Brugnatella (PC). Mai realizzato.

I costi previsti alla Lira del 1975 per ogni invaso erano molto variabili perché dipendevano, come oggi, da molti fattori tecnici. L’invaso meno costoso, quello di Montecastello sul Savio (BO), sarebbe costato 7 miliardi e 300 milioni di Lire mentre il più costoso, quello di Treppio sul Limentra, sarebbe costato 97 miliardi e 600 milioni. L’unico progetto realizzato nei 40 anni successivi fu quello relativo alla diga di Ridracoli, costata 34 miliardi e 600 milioni pari a 17. 9 milioni di Euro attuali secondo gli indici di rivalutazione dell’ISTAT che tendono probabilmente a sottostimare i valori reali sul lungo periodo.

L’elenco dei progetti inattuati negli ultimi quaranta anni è ormai diventato di limitato interesse visto che il territorio si è evoluto e sono stati costruiti insediamenti anche industriali in alcune delle zone un tempo individuate, come ad esempio nell’area delle strette del Pescale nel Comune di Prignano sulla Secchia (MO). In molte delle aree individuate negli anni 70 le scelte di carattere urbanistico e turistico e le necessità di salvaguardia ambientale hanno fatto decadere l’interesse per la costruzione di grandi invasi mentre, contestualmente, le leggi in vigore hanno permesso la costruzione di numerose altre opere in alveo ritenute utili per la salvaguardia del territorio oppure meno invasive come, ad esempio, casse di espansione, vasche di laminazione,attraversamenti fluviali, trincee drenanti, guadi, canalette per il drenaggio delle acque e anche circa 170 centrali idroelettriche di piccole o medie dimensioni. E il loro numero è in aumento, in barba all’ambiente fluviale da rispettare e nel pieno rispetto delle Leggi in vigore.

Si può fare qualcosa o non esiste speranza?

E’ opportuno ricordare che il 6 Aprile 1994 il Ministero dell’ambiente di concerto con il Ministero per i beni culturali ed ambientali rilasciò una valutazione di impatto ambientale favorevole per la costruzione della diga di Castrola nel Comune di Castel di Casio (BO). Il progetto, proposto per la prima volta nel 1911 dall’allora Società Ferroviaria Adriatica fu riproposto più volte da vari operatori ma non fu ricompreso nelle epoche recenti tra le opere ritenute prioritarie dai documenti di programmazione espressi dal territorio e fu quindi lentamente abbandonato. Il costo attualizzato del progetto della diga di Castrola sarebbe ora di circa 5.2 Milioni di Euro. Una sorte analoga è capitata al progetto della diga di Vetto sul fiume Enza nel Comune di Vetto (RE), proposto per la prima volta dall’avv. Giuseppe Carlo Grisanti di Reggio Emilia nel 1863. L’Ingegnere milanese Aldo Marcello riuscì a ottenere l’approvazione di una parte preliminare del progetto che portò alla costruzione delle basi e degli speroni della diga in cemento negli anni 80, tutt’ora visibili nel corso del fiume Enza. Il costo attualizzato della diga di Vetto sarebbe ora di circa 14.6 Milioni di Euro nei limiti di approssimazione delle tabelle di rivalutazione pubblicate dall’ISTAT. Tuttavia la mancanza di finanziamenti adeguati, preoccupazioni di carattere ambientale e l’assenza di consenso politico fecero decadere l’interesse per il progetto. Nessun progetto per nuove dighe fu infatti ricompreso nel Piano di tutela delle acque approvato dalla Regione Emilia-Romagna nel 2005. Gli invasi di Castrola (BO) e di Vetto (RE) rappresentano probabilmente le situazioni più mature sotto il profilo degli approfondimenti pregressi di carattere scientifico, tecnico ed economico. Se realizzate, con gli studi e le garanzie offerte dalle tecnologie attuali, potrebbero offrire una capacità complessiva di invaso pari a circa 60 milioni di metri cubi pari quindi a due volte il deficit noto per le acque sotterranee e abbondantemente sufficienti per soddisfare qualunque fabbisogno. L’attuale situazione di siccità ha infatti riattualizzato il dibattito tecnico e politico circa la realizzazione di opere di questo genere e la stampa locale non manca di riferire le posizioni favorevoli o contrarie alla realizzazione di questi progetti. Ciò è inevitabile visto che in altre regioni italiane, come dicevamo sopra, vengono progettati e costruiti nuovi invasi. Le moderne strategie per contrastare la siccità prevedono tuttavia un mix di interventi che comprendono il riciclo e lo stoccaggio dell’acqua, l’efficientamento delle reti, la ricarica artificiale delle falde acquifere, la razionalizzazione delle colture e soprattutto il risparmio nei consumi di carattere civile, agricolo e industriale. I consorzi di bonifica emiliano-romagnoli hanno ritenuto quindi opportuno, in questa fase, formulare proposte apparentemente non troppo ambiziose e di entità di spesa limitata se confrontate con quelle espresse da altre regioni durante la riunione del 6 Luglio 2017. In particolare i consorzi di bonifica dell’Emilia-Romagna hanno proposto 39 progetti per complessivi 141 Milioni di Euro. Il Consorzio di Bonifica di Piacenza ha proposto la costruzione di uno o più invasi lungo il corso del Torrente Nure e del Fiume Trebbia, il Consorzio di Bonifica Burana ha proposto la realizzazione di bacini di accumulo utili per lo stoccaggio di acqua e per la mitigazione delle piene nell’area di pianura compresa tra i Comuni di Poggio Rusco e di San Giovanni del Dosso. Il Consorzio della Bonifica Parmense ha proposto la sostituzione di fossati irrigui con tubazioni interrate nell’area del Canale Naviglio Navigabile. Ci si avvia quindi verso un futuro di opere prudentemente valutate e su cui solo le prossime future siccità potranno indicare la possibile efficacia o la altrettanto possibile periodica insufficienza. Una stima pubblicata da Coldiretti che sarà perfezionata entro l’anno indica che l’agricoltura dell’Emilia-Romagna ha subito danni dovuti alla siccità del 2017 per circa 300 milioni di Euro che andrebbero sommati alle cifre di analoga entità dovute ad alluvioni in periodi precedenti. E’ chiaro che il danno non è soltanto per chi coltiva la terra ma anche per i consumatori e per chiunque paghi le tasse. Con cifre di entità certamente minore rispetto a quelle dei danni subìti nel 2017 per la siccità almeno le due dighe di Castrola (BO) e di Vetto (RE), tanto per fare un esempio, potrebbero essere probabilmente realizzate e i danni per tutti sarebbero fortemente limitati per l’eternità. Le consultazioni elettorali di tipo politico e amministrativo sono in arrivo e ci accorgeremo rapidamente se l’abitudine al “non fare” è dotata di rappresentanza politica.

Giovanni Martinelli


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