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La ripartenza del Sant'Agostino: 10 anni dopo siamo al copia e incolla

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Una attenta analisi sul progetto faraonico all'indomani delle audizioni di ieri alla Conferenza dei servizi. Anche il cambio di nome è un tradimento. Cosìsi disconosce la storia idenditaria dei due palazzi; altro che capisaldo, ripetuto più volte quale radice storica per gli istituti e per la programmazione presente e futura


La ripartenza del Sant'Agostino: 10 anni dopo siamo al copia e incolla
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I colpi ferali vengono inferti sempre quando l’attenzione è minore e la guardia più bassa, in questo caso la metafora si riferisce al periodo estivo e feriale,  dove molti si trovano altrove e seguono distrattamente le vicende nostrane, e il colpo è la delibera di giunta n. 376 del 4 luglio 2017 che ha per oggetto gli : “Indirizzi strategici per il progetto culturale e architettonico” del nuovo Polo della Cultura.

 

Premessa.

Il documento prodotto, l’elaborato progettuale culturale è il seguito in progress delle 4 linee tematiche sul quale si svilupperà il Polo della Cultura del Sant’Agostino–Estense, presentato lo scorso aprile in conferenza stampa. La città lo aspettava da dieci anni!


Nel frattempo si è aperta la Conferenza dei servizi, che ha in oggetto l’approvazione della variante al POC per la dispensa della obbligata discliplina di restauro e risanamento conservativo prescritta nel centro storico; siglata attraverso il procedimento di accordo di programma diretto all’approvazione del progetto di intervento edilizio proposto dalla Fondazione Cassa sul complesso interamente monumentale dell’ex Ospedale Sant’Agostino di riconosciuto bene di interesse storico e artistico; cioè alla discliplina di tutela superiore statale ,dell’art. 29 codice beni culturali. E dell’Art.9, uno dei principi cardini della nostra carta costituzionale.

Ma la cosa emblematica che è stata chiamata a esprimersi in merito attraverso la Conferenza dei servizi, il soggetto in qualità della Sopritendenza, che deve garantirne la tutela. Il garante, si trova in una inedita e non pertinente posizione.

 

E ieri pomeriggio 6 settembre alle ore 16 presso la residenza municipale sono stati ascoltati nell’audizione alla Conferenza preliminare dei servizi, i soggetti portatori di interesse diffusi, che hanno fatto domanda in tal senso. Si è tenuta a porte chiuse e si sono avvicendati uno alla volta come per una selezione d’esame,senza alcun contradditorio, letta la memoria,stop.Tutta questa segretezza è incomprensibile e alimenta ancora di più le molte perplessità sulla vicenda annosa. Sono stati invitati gli Amici del S.Agostino e Italia Nostra, l’Associazione Rete Imprese, e l’ordine degli architetti di Modena,la cui presidente Dottssa Allesina è anche nel consiglio d’indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio.

Ma pare potranno rifarsi,sembra che ci saranno altri momenti di ascolto,più interattivi.

Per gli enti c’erano, l’Assessora Vandelli,Ing.Maria Sergio,Arch.Morselli, il Soprintendente Dott.Malnati e il funzionario regionale per la zona di Modena Dott.Marinelli ,il Dott.Benedetti per la Fondazione,e i progettisti di Politecnica.

 

Una relazione di 29 pagine di indirizzi strategici del Polo della Cultura di Modena, a dir il vero ci si aspettava qualcosa di più sostanzioso, tipo un “tomo”, visto l’entità e il valore della operazione. Al quale per la stesura forse han lavorato le varie forze messe in campo dai tre soggetti attori del costituendo Polo, dal comitato tecnico-scientifico, ai tecnici di indiscusso valore degli istituti coinvolti nel Polo stesso, oltre alla Fondazione Fizcarraldo, il cui presidente Paolo Verri sta curando anche il programma di Matera capitale cultura europea 2019. E chissà, magari si sono anche avvalsi di tutte le opportune competenze interne ed esterne agli istituti convolti.

 

Mano alla penna e gli faccio un poco le pulci.

 

La lettura

Tra le diverse sezioni del documento troviamo le linee guide, ossia l’ODG del dicembre scorso del PD, diventati sostanziali emendamenti dell’allegato alla delibera del 14.3.17 “Addendum”. E qua non ci piove.

 

Poi arriva la sorpresa, sono in tanti a seguire con un occhio particolare l’Affair S.Agostino, e avranno avuto sicuramente, forse ? la stessa sensazione di un déjà vu, che più volte si è palesato scorrendo le pagine del documento, e avranno colto l’assonanza, però al ribasso con poche variazioni sul tema, dall’elaborato delle “Riflessioni e proposte per il Polo Culturale Sant’Agostino del 2016 degli Amici del Sant’Agostino” ? Compaiono anche alcuni passaggi della loro memoria presentata nella audizione consiliare lo scorso ottobre. E sorprendentemente riporta, in punti centrali l’abbozzo appena accennato delle possibili attività e loro risvolti come side effect, che si potranno attivare nel Polo, dal testo dell’ODG di richiesta finanziamenti europei del M5S inframmezzato nel testo degli indirizzi strategici.

Ai quali non si potrà concorrere se l’operazione strategica venisse realizzata sulla base di una qualsiasi anche marginale linea di illeggittimità.

 

Una parte corposa invece è dedicata al segmento dei giovanissimi e all’apprendimento attraverso il gioco e altre situazioni, è un gran bel proposito, e le prove generali di quello che si farà in merito al S. Agostino si stanno svolgendo presso le scuole Mattarella.

Però, pare formulata in scala ridotta sulla mission della Fondazione Golinelli di Casalecchio di Reno (BO). E stimola un’altra domanda : invece di dare vita a qualcosa già presente a pochi km di distanza, nella forma di un competitor con una realtà superaffermata trentennale, non era meglio fare un’allenza con lui? Il cui fondatore mecenate Marino Golinelli, per realizzarla ha investito tutto il suo patrimonio di ben 51 milioni di euro, più 12 per la riqualificazione della fabbrica ex fonderia Sabiem, e con ulteriori 30 milioni ha messo in sicurezza il suo futuro per i prossimi cinquant’anni, con “programmi concreti “ col “progetto Opus 2065” ?

Il 95enne Golinelli pratica un solo comandamento «l’Imprenditore ha la responsabilità sociale di restituire al territorio parte della ricchezza di cui ha beneficiato».

 

Provo a rispondere alla mia stessa domanda: il Sant’Agostino e il denaro per il suo recupero, che per la futura gestione, in larga parte è a carico della Fondazione Cassa di Risparmio, quindi come proprietario e finanziatore al 100x100 si è desiderosi di imprimergli, di lasciare a futura memoria il proprio segno. L’attuale Presidente l’Ing. Cavicchioli, cui bisogna dare atto del cambio di rotta del progetto verso una direzione lungamente perorata, formatosi nell’area tecnica-scientifica, sta dirottando il Polo culturale della Città verso quell’areale specifico.Il precedente, Prof.Landi aveva puntato sulla prestigiosa storia estense attraverso la sua biblioteca.

 

Forse mi sono appannati gli occhiali e quindi vedo doppio, e quel che leggo lo scambio come l’otto per diciotto.

No, a un secondo e più attento passaggio, confronto alla mano, ogni dubbio è dissolto.

 

Domandona.

Chi è stato a elaborare un documento così importante per l’operazione del secolo, di politica culturale che è l’espressione di un progetto sociale?

E che cambierà significatamente la città?

 

Perché secondo un consigliere (mi sfugge il nome) durante il dibattito consiliare dello scorso 1 dicembre, diceva più o meno così, “ Un progetto culturale ci sarà, non potrà che esserci, non ho detto che c’è, ho detto che ci sarà; okey? “  E ancora   “ .. Che si possa pensare di elaborare un progetto di questa dimensione …all’interno di gruppo di cittadini più o meno estratti a sorte, e con tutto il rispetto per i singoli cittadini, gruppi organizzati e istituzioni.. più o meno autorevoli ”, come con tutto il rispetto mi permetto di dire che questo progetto possa essere elaborato dal Sindaco,da un Assessore, da un Presidente di una fondazione senza uno sguardo più ampio, no ?

 

In attesa della risposta , la penna ha il sopravvento.

 

Quello che manca.

Un business plan particolareggiato in tutte le sue parti.

Infatti, il documento pone l’accento sulla sostenibilità della gestione, e sull’impatto ambientale, la si potrà sorreggere facilmente con la lista della spesa illustrata dall’Assessore Cavazza, in risposta a una interrogazione sui costi di gestione del futuro polo. Un elenco dettagliato tra i consumi di luce, acqua e gas, passando tra la guardania e l’appalto per le pulizie.

 

Quali i risultati attesi? Prematuro per le troppe variabili da considerare. Quali gli investimenti in risorse umane per realizzarli, visto che il personale sempre dalla lista della spesa rimane uguale e non sono previsti aumenti. Nessun investimento, con la razionalizzazione di sistema si farà meglio uniti, quello che si fa da soli. Tanto per esempio, il bilancio del Musée d’Orsay deriva da fondi consistenti statali, poi da una percentuale più che importante legato agli introiti dei biglietti, poi da sponsorizzazioni specifiche, e in ultimo da concessioni varie.

 

Noi invece che siamo come pantalone, non abbiamo chiesto nessun obolo di contributo per valorizzare il collezionismo privato che sarà ereditato da biondi e paffuti fanciulli. Misconosciuto alquanto, è il Golinelli pensiero. E si è anche tirati per la giacchetta,no, per la cavezza di Ronzinante.

 

A quando la data fissata per la presentazione del piano d’impresa ? che deve essere ben steso in ogni sua specifica voce, sin dal piano di investimento nel breve, medio e lungo periodo, e che preveda anche i costi di gestione.

Nulla in merito è stato predisposto.

Primariamente dagli investimenti per il rinnovo e implemento delle risorse umane. Sono indispensabili !

Mancano gli studi, le ipotesi, l’analisi costi benefici, e multicriteriali.

Come anche le possibili alleanze in partnership in rete nazionale e transnazionale per promuovere ad esempio la cultura italiana per mitigazioni culturali?

 

Gli aiuti

Com’è noto sono state respinte le richieste di prender parte alla Conferenza dei servizi sin dal suo insediamento, avanzate da Italia Nostra e dagli Amici del Sant’Agostino, con un ruolo di ascolto e se richiesto di consulto. La loro presenza sarebbe stata la più alta dimostrazione di riconoscimento pubblico, finora evaso facendo finta di nulla. Per il grandissimo apporto che hanno dato a indirizzare sul binario giusto il progetto del S.Agostino cassato dal TAR, e tirato fuori dalla palude in cui stagnava da dieci anni, oltre all’incredibile e disinteressato contributo critico per l’elaborazione di una proposta culturale, totalmente assente fino a ieri l’altro. Ed usata a piene mani come copia carta carbone per il documento di 29 paginette.

E infine, quale garanzia superiore di trasparenza e di apertura alla comunità, dell’amministrazione che si dice aperta alla partecipazione e al confronto democratico?

 

Si respinge la richiesta di partecipazione alla Conferenza dei Servizi, con argomentazioni strumentali e cavillose adducendo alla impossibilità delle norme, e si attinge previo maquillage dal loro lavoro, dalla loro offerta generosa? Realizzata perché hanno a cuore la città e il suo futuro?

Per chi non lo ricorda più, fu proprio per prima Italia Nostra a prefigurare il trasferimento del Museo della Figurina e della Galleria Civica nel S. Agostino, modochè la Biblioteca Delfini potesse disporre per intero del Palazzo S.Margherita e diventare la Biblioteca della città. Correva l’anno 2006!

Signori, c’è la scienza e la coscienza, come pure la coerenza.

 

Almeno fosse stato preso pari pari e ulteriomente ampliato, disegnato, arricchito.

Purtroppo le varie fonti utilizzate (e ohibo’ sono diverse) per confezionare il documento di “indirizzi strategici”, sono solo un miraggio per colorare e abbagliare la vista. Manca di concretezza. E’ inconsistent. Siamo a un bel dì …faremo.

 

Il Documento.

Il documento compitamente predisposto a una lettura veloce e parziale sembra rispondere alla domanda posta dalla città di un vero e concreto progetto culturale, mancante in quello bocciato dal TAR. E qualche anticipazione l’ha data qualcuno dell’informazione, che l’ha sintetizzato in un articoletto, dove estrapolati pochi e scarni passaggi, ha posto l’accento sul cambio di nome del Polo in ”Officina del Futuro”. E siccome l’informazione è un tanto al braccio, specifichiamo che non sono in arrivo a Modena 70 milioni di euro. I favolosi 70 sono per l’intero Intervento Ducato Estense, (Ferrara, Modena e Reggio Emilia, Massa Carrara e la Garfagnana), del piano Stralcio Cultura e Turismo, e Modena e provincia ne beneficiano di solo circa 23 milioni, è invitata a prendere visione della delibera 694 del 3.12.2016.

 

Il progetto culturale non c’era prima, e manca ancora, oltre alle ipotesi non si va.

A una attenta analisi il documento risulta privo di una concreta progettualità per un’operazione come quella in corso, che influirà in maniera più che determinante sul futuro sviluppo della città e della sua comunità. Il Sant’Agostino-Estense ha in “ potenza una portata epocale”, dipende se si riuscirà a realizzarlo uscendo dalle solite dinamiche che puntualmente sono riproposte. E chiamarlo Officina del Futuro, è sintomatico che si naviga ancora a vista, e sottolinea il basso profilo che si sta prefigurando per un Polo nei fatti a comparti, e non raccordato attorno a un cuore specifico, anche se ci si spertica sulla sua grandezza e centralità, e futura risonanza di rango nazionale e internazionale.

 

Da un polo culturale, che deve avere al centro un suo manifesto “carattere”, immediatamente riconoscibile attraverso il dialogo identitario circolatorio fra, e riunito nelle maggiori testimonianze della stratificata storia culturale presente in città, a un misto fritto, con ingredienti mal amalgamati e cotto male. Poi il cambio di nome è un tradimento. Così si disconosce la storia idenditaria dei due palazzi; altro che capisaldo, ripetuto più volte quale radice storica per gli istituti e per la programmazione presente e futura.

 

I fondamentali.

La seconda sorpresona è la conferma che siamo sempre al punto di partenza, come nel gioco dell’oca, ovvero al contenitore, ai mattoni,allo stucco e alla pittura. Il vero cardine del documento allegato alla delibera, guardando sotto la carta patinata e il luccicchio dei brillantini è tutto in questo passo “ Un punto di riferimento essenziale per l’attivazione del nuovo percorso e che rimarrà un segno caratterizzante anche il nuovo Polo della cultura è il progetto di Gae Aulenti, articolato e di grande valore.” (p. 8), poi con l’ulteriore precisazione  “Saranno gli Istituti a decidere le traiettorie lungo le quali ripensare le attività e le proposte culturali alla luce delle nuove potenzialità che il polo offre. L’architettura complessiva del progetto in questa fase mira a costruire le condizioni fisiche – disponibilità di spazi adeguati per le funzioni e loro intersezioni…” (p. 16).

 

Dieci anni persi su un progetto che al centro aveva il marchio della archistar, la Gae Aulenti, (suo il recupero del Musée d’Orsay, uno degli enti della tabellina, con il quale il nascente Polo della Cultura di Modena è stato confrontato per trovare dei punti di riflessioni per mettere a punto l’indirizzo strategico culturale) supercassato dal TAR, una nuova ripartenza e siamo punto e daccapo. Tutta l’imbastitura è molto debole, ed è chiaro come il sole che siamo ancora fermi sui “muri” e non sulle “funzioni”, che devono precedere i muri,  infatti “le condizioni fisiche” sono l’unica realtà concreta, confermata inoltre dal fatto che è stato presentato soltanto il progetto architettonico, senza il quale la Conferenza dei servizi non poteva aprirsi, presente nell’intero documento di indirizzo strategico!

 

Il progetto architettonico era già anacronistico quando fu realizzato, per via delle Torri librarie, inutili e costossime, ora in tutta sincerità visto il radicale cambio di prospettiva, dal contenitore senza missione, a una visione di crescita per la città, non ha senso alcuno riproporlo! L’appiglio è il residuo presenziale nel Polo di una sezione qualunque essa sia della Biblioteca Estense.

 

Indipendentemente dalla collocazione unitaria o frazionata della Bibilioteca Estense fra due palazzi, che è statale, e il Ministero per essa e la sua gestione non ha sottoscritto nessun impegno di spesa, e non né ha l’intenzione. Gli istituti nazionali come Archivi e Biblioteche, sono considerati per il Ministero una palla al piede, e sono in buona sostanza lasciati a se stessi. Gli unici finanziamenti statali in arrivo sono quelli delle Terre Estensi che vanno interamente a coprire i lavori di riqualificazione dell’ ex Albergo delle Arti.

A queste condizioni è impensabile perseguire un trasloco sull’altro lato della piazza, ed è doveroso allargarsi nell’ex Estense, anche se qualcuno dice “no”. Già abitante di un condominio (…) così sarebbe anche nell’altro palazzo, il che comporta più denaro per le spese ordinarie e per sostenere e promuovere il nuovo impianto ipotizzato, oltre a uno stuolo di risorse umane. Qualcuno ricorderà l’esordio della Direttrice Bagnoli in commissione consiliare congiunta l’anno scorso a una specifica domanda sulle risorse umane risponse: “Le risorse ci sono, non ci sono, non lo so”.

 

Nonostante le Gallerie Estensi, il Super Museo Nazionale, sia composto dalla Pinacoteca e Biblioteca e Lapidario Estense, e comprensivo del Palazzo Ducale di Sassuolo e della Pinacoteca di Ferrara, quest’ultima funziona a scartamento ridotto, è aperta al pubblico con orari part time, per mancanza cronica di personale. La minima descrizione degli sviluppi futuri delle Gallerie Estensi, nel futuro assestamento del Polo non fa nessun riferimento di un percorso di interazione fra tutte le entità che lo compongono. E neanche si intravede una qualsiasi connessione o intreccio con gli altri istituti vicini di stanza nello stesso palazzo museale.

 

La novità

Galleria Civica e Museo della Figurina, e Fondazione Fotografia, fusi in una unica Fondazione Modena Arti Visive, che tarda ancora a partire. Quasi sicuramente si aspetta il parere definitivo del Consiglio di Stato in merito al ricorso al TAR per la questione Musei e nomina dei direttori sospesi, e con tutto il rispetto per la Dottoressa Bagnoli, nel CdA uscente, Ella vi rientra come protagonista, e non come spettatrice di un qualcosa che riguarda altri. Si percepisce leggendo questa parte che dietro c’è aria fresca, nella specie della Dottoressa Baldon alla testa di Fondazione Fotografia.

Mi preme solo porre in evidenza un particolare che deve essere sfuggito a tanti, di fatto, dopo la costituzione del nuovo ente, il personale pubblico rimane tale per altri due anni, dopo di che potrà scegliere, o passare a un contratto privato o rimanere pubblico. C’è una differenza molto sostanziale a livello di tutele tra pubblico e privato, in previsione poi anche del pensionamento, e c’è da mettere in conto che saranno molti i dipendenti pubblici che sceglieranno questa scelta, verrà a mancare così una primaria conoscenza, una esperienza sedimentata col tempo, con impegno e dedizione. E chi ne soffrirà, maggiormente, sono proprio le collezioni civiche,resteranno orfani.

 

La Cultural Heritage

Va dalla pagina 9-10.

Adesso che si è di fronte a un’occasione irripetibile, che va colta al volo e rilanciata con una progettualità di ‘peso’, con la messa in campo di una strategia organica capace di collegare attraverso un dialogo armonioso e fluido e su più livelli di senso e percezione la “memoria” nella sostanza delle meravigliose raccolte civiche, museali e documentali, e coniugarla al “presente – futuro”, come si risponde?

In questo modo :  “Saranno gli Istituti a decidere le traiettorie lungo le quali ripensare le attività e le proposte culturali alla luce delle nuove potenzialità che il polo offre. L’architettura complessiva del progetto in questa fase mira a costruire le condizioni fisiche – disponibilità di spazi adeguati per le funzioni e loro intersezioni…” (p. 16).

 

Qua, chi ha fatto il copia incolla pensa che la traccia delineata sui possibili intrecci tra i beni materiali e immateriali, attraverso percorsi di studio e ricerca, grazie alla nuova combinazione dal connubio della informatica umanistica, i cui campi di applicazione sono innumerevoli, e tutti molto sperimentali, come sono sconosciuti i futuribili sviluppi, ne consegue che o si coglie al volo la possibilità di lanciarsi in una grande avventura, oppure si rischia di varare .. un “polino”. Solo chi ha gli occhi che fan le curve può cogliere una sfida come quella che abbiamo davanti.

 

Non si realizzano da se, solo perché si rinnovano gli spazi, dando aria a collezioni minori seppur di pregio stipate negli armadi in bella mostra lungo i metri in più grazie al recupero dell’ex Estense. I museifici non attragono se restono statici, occorre movimento, dinamismo, occorre FARE internamente delle ATTIVITA’!

No, non è automatico. Questi percorsi vanno avviati già da adesso, ma sul tavolo (nel documento) NON si intravedono linee di collegamento con l’Università. Di fatto non c’è! E’ presente con i suoi istituti storici attraverso il Teatro Anatomico e i Musei.

 

Per arrivare a questa formulazione progettuale ” inedita “, giustamente ci si è confrontati con organismi culturali nazionali e internazionali, ma oltre alla tabellina riassuntiva dei nomi non c’è altro. Su che basi, dati, elementi è avvenuto? Sulla carta o per conoscenza diretta? E’ la differenza che fa il totale. Quali, che riscontri ha dato, nulla è dato sapere. E qua un’altra domanda è d’uopo: con quale bussola i Consiglieri si orienteranno all’interno di questi enti prestigiosi, per valutarne l’esito? Poichè alcuni candidamente hanno confessato che non avevano mai messo piede neanche nei nostri di istituti culturali, prima del famoso percorso conoscitivo?

Stessa cosa in quello operato solo con gli enti culturali che già fanno e prenderanno parte nell’operazione di riqualificazione del S.Agostino – Estense. E i restanti di cui la città è piena?

 

Non sono stati presi in esame fin dal percorso conoscitivo fatto dal consiglio, ci si è limitatti ai soli chiamati in causa dal progetto, un nascente “collega culturale “ come prima azione, visita, invita tutti i suoi “pari”, si chiama buon senso, diplomazia, si chiama rispetto.

Per una corretta elaborazione di una visone progettuale di un polo culturale della Città, che negli intenti lo si definisce di rango nazionale e internazionale, è precipuo e basilare e non ancillare conoscere tutte le realtà culturali della città! Non si può aspirare a un tale riconoscimento partendo da una conoscenza parziale della intera compagine culturale che caratterizza Modena, solo perché alcuni non saranno attori nel polo. Non è prerogativa di pochi la produzione della variegata cultura che vanta la città. Il mancato coinvolgimento sin dalle prime fasi di tutti gli altri istituti culturali cittadini, è segno di miopia, oltre che indelicato, rimarca ancora una parziale visione non organica e non d’insieme ma parcellizzata del “Capitale Modena”.

 

Questa ripartenza a dieci anni dal fischio di inizio della partita del Sant’Agostino è ancora di gran lunga sulla stessa posizione precedente, ancora arroccati nel nido della cittadella fortificata Agostiniana, mentre adesso è il momento di spiegare le ali e volare alto, iniziando a lavorare concretamente e non a limitarsi a prospettare programmi del chi vivrà, vedrà! 

È urgente iniziare a fare, fare,fare.

Ho consumato la penna.

 

Franca Giordano

 

 

 

 


Redazione Pressa
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