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Le strane-stranezze di questa crisi di Governo

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Il Presidente può davvero, esaurita la sua legittima funzione di moral suasion, evitare di nominare un Ministro che gli viene unanimemente proposto?


Le strane-stranezze di questa crisi di Governo
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Più volte, nei giorni, scorsi, ho scambiato diverse chiacchiere con conoscenti e amici sull'attuale situazione politica, che non potrebbe che essere incentrata sul tentativo di darci un Governo e sui tanti giorni impegnati per formarlo. Sono temi sui quali i media riferiscono i fatti (reali o presunti che siano), così come sull'oggettiva credibilità delle notizie che riportano, nonché sul disagio che (credono) noi tutti avvertiamo trovandoci di fronte, ma sarebbe meglio dire 'dentro', una situazione cha ha pochi elementi di continuità col passato e che presenta condizioni di assoluta novità.

Creare un Governo che 'metta insieme' due forze politiche che sono tanto alternative fra loro, che hanno identità politiche molto distanti e che rappresentano un'idea di Paese e di Società tanto differenti... beh é cosa cui in passato non abbiamo mai assistito.

L'alternatività e la differenza fra le forze politiche del passato, fra quelle che tanto frequentemente hanno costruito Governi quadri-penta-esa-epta partiti, non era neppure lontanamente paragonabile a quella che, oggi, caratterizza il tentativo di 5stelle e Lega. In passato, le forze politiche si contrapponevano, in campagna elettorale, per 'rubarsi' minime percentuali di consenso, quei 2 o 3% di voti che li avrebbe portati a governare con un pò più di forza, con un ministro in più o in meno. Ma non si caratterizzavano per la loro contrapposizione ideale e valoriale.

Quando furono perseguiti tentativi di coinvolgere nelle attività di Governo alcune forze politiche un pò più distanti fra loro, del tipo, ma non solo, di quelli di Prodi, abbiamo tutti potuto vedere come le cose sono andate a finire.

Ma ciò nonostante, i tempi per ri-accordarsi (o accordarsi) dopo le frequenti crisi fra loro, non é che abbiamo registrato dei tempi d'intesa che siano stati evidentemente tanto minori degli attuali.

Necessitarono 127 giorni per consentire a Dini, nel 1996, di comporre il suo Governo. 126 ad Andretti per il suo 5^ Governo e 121 per il suo 1^. A Prodi, nel 2008, ne servirono 104 e a Letta, nel 2013 ben 61.

Tuttavia, e questa, per me, é forse la prima 'strana-stranezza' di questo momento, l'osservazione e l'attenzione alle attuali lungaggini rivestono un rilevo di cui non ricordo traccia. Tutti i media, mi pare di poter scrivere con ancor meno eccezioni del solito, rincorrono la presunta indignazione del Cittadini e riverberano a loro volta il loro scontento e la loro stizzosa irritazione nei confronti delle forze politiche, che non sono capaci di mettersi d'accordo in fretta e furia.

Magari, mentre scrivo, oggi, che vede un certo nervosismo economico, potrebbe anche nascere qualche maggiore preoccupazione. Ma, fino a ieri, a mercati stabili, nulla di ciò autorizzava le critiche che pur ci hanno sommersi.

Davvero qualcuno pensava che, col risultato uscito dalle urne, frutto di una decerebrata legge elettorale (ndr, ogni eventuale sillogismo in proposito é responsabilità di chi lo pratica), fosse possibile formare un Governo in quattro e quattr'otto?

Questa, comunque, mio avviso, é una questione di dettaglio. Il confronto con i mie interlocutori ha cercato, invece, di raggiungere certezze su un elemento di ben maggiore significato, che ha a che fare con quello che dovrebbe essere il ruolo del Presidente della Repubblica ... e quello che é, in questa circostanza, durante il periodo di formazione del Governo.

Non nascondo che, a questo proposito, non mi sono tolto molti dei dubbi che mi sono venuti e che neppure i confronti attuati mi hanno dato modo di giungere a certezze.

Ma non ho troppa voglia, pigro come sono, di andare ad aprire tanti libri di diritto costituzionale e preferisco, di conseguenza, evidenziarli qui, contando sul fatto che un qualche gentile amico lettore, intervenendo a sua volta dove e come meglio crede, possa aiutarmi a chiarire le perplessità ... se le ritiene questioni di significato.

La costante e martellante ripetizione di questo tipo di questioni, mai vissuto, a mia memoria, in passato, è la seconda strana-stranezza che stride alle mie riflessioni.

Tutte le ombre che annebbiano la mia consapevolezza, messe in sintesi, attengono alle mie osservazioni circa l'insistenza (prodotta sempre dai media) di 'aumentare' le prerogative e le responsabilità del nostro Capo dello Stato. Ho sentito citare più volte il diritto e la responsabilità attribuiti al Presidente della Repubblica di non doversi limitare ad esercitare, in queste fattispecie, il ruolo di 'semplice' notaio.

Confesso che non capisco quale altro ruolo potrebbe avere.

Altrettanto ripetutamente sento affermare il suo diritto, non solo di conoscere, ma di 'poter mettere la sua parola' nel programma di Governo concordato fra le forze politiche che lo andranno a comporre. Altrettanto non manca la sottolineatura del suo diritto di 'dire l'ultima parola' sui componenti della compagine governativa.

Tralascio, perché in fondo non si tratta che di opinabili impressioni, tutti i richiami alla sua delusione, alla sua irritazione nonché alla sua fretta.

Fra l'altro, non mi piace neppure che questo tipo di considerazioni (che peraltro non hanno nulla d'ufficiale, vista la saggezza costituzionale di Mattarella) siano portate avanti da quegli stessi commentatori che precedentemente hanno marcatamente 'rimproverato' Cossiga per le sue frequenti esternazioni .... evidentemente dimostrando la lunghissima coda di paglia del metodo dei due pesi e due misure,

Ora, se può essere legittimo pensare di sostenere l'idea di come il Presidente stia vivendo questa situazione, irritato o no che sia, e che esprimersi in sua vece sia cosa sconveniente, ma non troppo pericolosa, altrettanto non lo é imporre quest'ultime opinioni che gli attribuiscono responsabilità 'dubbie' e farlo solo per dar fiato ad una ormai superata propaganda sfavorevole agli attuali attori in scena.

E mi chiedo: il Presidente può davvero, esaurita la sua legittima funzione di moral suasion, evitare di nominare un Ministro che gli viene unanimemente proposto? Fino a che punto può spingere la sua determinazione negativa?

E ancora, può il Presidente essere legittimato ad approvare o non approvare un programma di Governo che 'potrebbe avere' la maggioranza favorevole in Parlamento, quindi rappresentare la maggioranza dei Cittadini? Come si coniugherebbe questa legittimità con il costituzionale dovere di rispettare il responso elettorale?

É chiarissimo che il Presidente abbia pieno diritto di vagliare sul rispetto dei trattati internazionali. sull'equilibrio dei conti dello Stato, sul dovuto rispetto delle garanzie costituzionali di tutti, sulla salvaguardia del rispetto delle leggi... anche in questo caso, da parte di tutti.

Come si dice ... su questo non ci piove. Ma sui restanti interrogativi, esistono risposte certe?

P.S. per inquadrare nel giusto modo il mio editoriale, che cerca di mantenere in maniera neutra, o almeno non faziosa, le riflessioni che ho riportate, ci tengo a precisare la mia contrarietà ideale (non da oggi) a che 5stelle e Lega possano concordare la formazione di un Governo. Ritengo troppo distanti, al limite dell'incompatibilità, molte delle loro posizioni. Un Governo creato in presenza di queste condizioni, a mio avviso, avrebbe vita molto breve. Il mio auspicio, pertanto, é che che 'non si riesca' a concordarlo.

Giovanni Finali

Giovanni Finali
Giovanni Finali

Educatore e Formatore, poi Coordinatore degli Educatori professionali del Comune di Modena, ha terminato la carriera presso la stessa Amministrazione in qualità di Istruttore Direttivo c..   Continua >>


 


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