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Alcuni sindaci si sono opposti alla legge sulla sicurezza, proposta dal Ministro Salvini e firmata dal Presidente della Repubblica. Altri hanno scelto un profilo più basso: si sono dichiarati contrari, ma rispettosi del dettato legislativo, con la speranza che la Corte Costituzionale annulli il decreto. Questo continuo disobbedire a qualsiasi cosa inquieta più di un cittadino. La legge è legge e deve essere applicata o il messaggio che si trasmette è che viviamo in un Paese dove le regole si rispettano per “simpatia”. Chi non è d’accordo su questa norma o altre può candidarsi alle politiche e cambiarla o annullarla in Parlamento, ma fino a quel giorno è obbligato a rispettarla. In una conversazione diretta con Muzzarelli sul suo profilo facebook, il sindaco spiegava che “…ci mancherebbe altro che un Consiglio Comunale non possa esprimere valutazioni politiche” sulle leggi.
Tuttavia, questo “modus operandi” genera solo caos, sfiducia nelle istituzioni, toglie autorevolezza al Parlamento e al Governo, qualunque esso sia. Un partito politico ha tutto il diritto di riunirsi in assemblea dove vuole e a proprie spese per discutere una legge che non lo soddisfa. Ma il Consiglio Comunale è un organo istituzionale, rappresentativo di tutti e, tra l’altro, pagato in solido da tutti. Compresi coloro che, magari, non hanno alcun motivo per disapprovare il senso di una legge. I cittadini non hanno eletto dei rappresentanti per esprimere valutazioni politiche su questa o quella legge; il mandato dei sindaci e dei Consiglieri Comunali è quello d’ascoltare le nostre esigenze e trovare una soluzione ai nostri problemi, senza presunzioni intellettuali, come quella di valutare la microcriminalità dilagante come una “percezione” d’insicurezza che non esiste. Qualcuno lo chiama “populismo”, ma in verità è solamente il compito che ogni rappresentante eletto democraticamente dal popolo ha il dovere di assolvere. Infine, il decreto sicurezza non vieta certo di dare un pasto caldo ai clandestini, che possono essere assistiti esattamente come i tanti italiani che vivono sotto i ponti o in gravi situazioni di disagio. Abbiamo 5 milioni di poveri, cittadini italiani caduti in disgrazia per i più diversi e drammatici motivi. Quante volte, cari Sindaci disubbidienti, siete scesi in Piazza per loro con la fascia tricolore?
Massimo Carpegna
Redazione Pressa
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