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L’Italia non è un paese sovrano. Ieri, sfogliando un quotidiano economico datato 31 gennaio, ho letto che il giorno prima il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Riccardo Fraccaro, durante un evento dedicato al settore aerospazio presso l’ambasciata di Polonia, dava una notizia che non ho letto altrimenti. Gli Stati Uniti hanno posto il veto a che Thales Alenia Space, un azienda Italo-Francese, costruisse un modulo abitativo per conto della nuova stazione spaziale Cinese. Il modulo era già in fase di costruzione ed esistevano accordi anche per la partecipazione di astronauti Italiani a missioni Cinesi. Fraccaro ha comunicato, come fosse la cosa più naturale del mondo, che l’Italia non avrebbe più collaborato con la Cina dal punto di vista industriale ma solo nel terreno della ricerca, ubbidendo al diktat USA, che, in cambio, hanno promesso commesse dalla NASA.
Nessun politico Italiano, che io sappia, ha trovato da ridire, in effetti è una cosa normale. L’Italia, dal punto di vista militare e geopolitico fa parte a pieno titolo dell’Impero informale USA, dal punto di vista economico applica invece le direttive dell’Unione Europea, nella quale prevalgono gli interessi delle nazioni egemoni: Germania e Francia. Gli esempi di questa doppia subalternità, che ci arreca danni gravissimi, sono un lungo elenco. Gli USA ci hanno imposto di applicare sanzioni a Russia e Iran, danneggiando i nostri commerci, hanno avvallato nel 2011 la scelta di Francia e Gran Bretagna di abbattere Gheddafi in Libia, che avevano l’obbiettivo di sostituirci come principale partner commerciale con quel paese, con il bel risultato che oggi vediamo. I nostri soldati sono da tantissimi anni in Afghanistan e Iraq, per conto degli USA, con grandi costi umani e economici; non abbiamo interessi strategici in quei paesi.
L’unione Europea attua una logica mercantile che subordina gli interessi sociali al libero mercato, in contrasto con i principi della costituzione Italiana “articolo 1: L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Ha imposto politiche di austerità che hanno aggravato la crisi economica iniziata nel 2008, aumentando le diseguaglianze sociali e fra gli stati. Gli stati del sud Europa: Italia, Spagna, Grecia, Portogallo si sono impoveriti in termini relativi, rispetto agli altri stati dell’Eurozona.
Se vogliamo tutelare maggiormente gli interessi nazionali è indispensabile recuperare sovranità. Non si tratta di riesumare vecchi slogan come: “fuori l’Italia dalla NATO”, è pura fantasia, visti i rapporti di forza esistenti. Non si tratta neppure di lanciare proclami contro l’Unione Europea ipotizzando un referendum tipo Brexit. Noi abbiamo rinunciato alla sovranità monetaria, con l’euro, con tutti i danni e i vincoli conseguenti, a differenza della Gran Bretagna, che inoltre ha un peso geopolitico e militare ben maggiore del nostro.
Non si tratta neppure di “sbattere i pugni sul tavolo”, in ambito Europeo o NATO, per contare dobbiamo invece diventare un paese credibile, autorevole, coeso, solidale al suo interno. Purtroppo gli attuali schieramenti di centrosinistra o di centrodestra, con qualche saltuaria eccezione dei 5 stelle, sono subalterni alle politiche neoliberiste praticate in Europa e docili esecutori delle direttive USA. Cito due esempi: Gualtieri che difende il MES e Salvini che promette di Impegnarsi a riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, se diverrà premier. Il MES, senza forme di garanzie europee contro la speculazione finanziaria, ci espone gravemente.
Salvini, per legittimarsi di fronte agli USA, butta alle ortiche le politiche filoarabe del passato, arrecando un grave danno al paese. Nella sponda sud del mediterraneo, praticamente di fronte a casa, abitano centinaia di milioni di persone di religione mussulmana, con cui dobbiamo collaborare e non insultarli. Lo dico da comunista, viene da rimpiangere l’Andreotti, amico di Israele ma filoarabo o il Craxi di Sigonella.
Servirebbero invece governi che combattano le diseguaglianze sociali, rilancino investimenti e occupazione, anche forzando le regole europee, che aumentino le tutele sul lavoro e nel welfare, cancellando le paure che oggi attraversano larghi strati sociali impoveriti, in cui aumentano rabbia e sfiducia. Un paese che applicasse queste politiche sarebbe molto più coeso socialmente, con governi più autorevoli, in grado di resistere a pressioni indebite dall’esterno, in grado quindi di collaborare con gli altri stati da una posizione di forza.
Purtroppo un simile governo non è alle viste e continueremo nel nostro lento declino, civile e sociale, chiunque governi. In ogni modo il futuro non è ancora scritto.
Gualtiero Monticelli