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Oggi e domani a Genova ci sarà la celebrazione dei 130 anni di storia del Partito Socialista, sopravvissuto al periodo tempestoso della Repubblica Italiana. L'altro è il Pri, di poco più giovane.
C'è un interesse storico per un soggetto che dopo due secoli ha ancora la forza di rappresentarsi per il passato e per il futuro. E c'è un interesse politico per una formazione politica che oggi è rappresentata in Parlamento da un senatore e da un parlamentare, ma che mantiene un presenza fisica in tutto il Paese con sezioni, circoli e quasi un migliaio di rappresentanti nei Comuni, nel sindacato, nella cooperazione, nel terzo settore e nelle associazioni di volontariato.
Stare dalla parte degli ultimi, di chi reclama il proprio diritto alla esistenza, al lavoro, alla dignità e al rispetto, ma anche nel mondo delle professioni e della economia moderna ed industrializzata.
Insomma nel pieno della società degli anni Duemila dove i bisogni reclamano risposte e i meriti non sempre sono soddisfatti.
Oggi poi siamo entrati nel tunnel delle evenienze che nessuno aspettava: una pandemia mondiale e la guerra alle porte con le atrocità non più raccontate ma vissute in diretta.
Qui esce prepotente l'idea della visione dei nonni e dei padri: non serve pensare in privato, piccolo o limitato ai diritti singoli, ma occorre guardare al bene comune, alla società delle regole da rispettare e di uno Stato per tutti, erogatore di giustizia e pari opportunità.
Nella Costituzione repubblicana si ritrovano tutti i principi e le regole per le quali i primi socialisti sfidando carceri, fame, cannoni e polizia, anche preti e clero, padroni, dittatori e la disperazione della emigrazione si sono battuti e hanno vinto.
Vittorie condivise con altri che poi hanno cercato di cancellarli.
Gli ultimi trent'anni Pci, poi Pd, parte della residuale Dc, un mondo imprenditoriale schierato e capitanato dai nuovi mostri capitalistico-finanziari che addirittura prendevano la tessera politica o finanziavano il sorgere dei movimenti innovatori, è stato un sussuguirsi barbarico nel tentativo di cancellare il socialismo dalla storia d'Italia.
In un mixer che mescolava esaltazione di errori, che nessuno ha mai nascosto e per i quali è stato pagato un prezzo molto più alto del dovuto, con una pubblicistica scandalosa e menzoniera, partigiana e offensiva fino ad esaltare figure nobili ed evocative come Pertini non citando mai che era, che è carne e sangue del socialismo che ha costruito l'Italia repubblicana e democratica.
I 130 anni che vanno a compiersi, da un partito seppur ridotto nei numeri, non possono essere cancellati, dimentucati. C'e sempre un giovane che prende la bandiera del Psi e la sventola il 25 aprile, il 1 maggio, il 2 giugno. Vince la profezia di Turati nella sinistra, vince il ricordo di un martire come Matteotti, vince il coraggio di Nenni e la lungimiranza di Saragat sia nella unità che nei cambiamenti contro un PCI, un sindacato e un movimento ostile oggi da tutti rivisitato e corretto. Per il bene di tutti.
Non portiamo rancore contro nessuno, ma è necessario che a sinistra si sappia che lezioni, o ingiunzioni politiche non servono e il Psi ne le accetterà più.
Il centro sinistra lo hanno inventato Moro e Nenni, gli unici due morti per salvare la nostra autonomia e la nostra identità nazionale sono Moro e Craxi nei confronti dei partner americani e dei sovietici prima e dei putiniani ora.
Il rispetto ce lo meritano tutto e sarà difficile che compagni alla sinistra o nuovi fascisti possono pensare di cancellarci o soggiogarci.
Siamo e saremo qui anche per il futuro perché abbiamo dato e pagato tanto per il nostro Paese e per la Europa democratica nella storia e nel futuro.
Paolo Cristoni, socialista senza altri aggettivi
Redazione Pressa
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