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Piani sicurezza urbana, le regole

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Piani per? che non possono essere svincolati dal resto della prassi urbanistica , ma neanche dal profondo processo di riorganizzazione della Polizia Urbana o di Prossimità che da lungo tempo è in atto nella regione, con risultati senz'altro positivi sui temi del vivere civile, della qualità urbana e della sicurezza percepita ma ancora molto lontani da risultati soddisfacenti


Piani sicurezza urbana, le regole
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Si chiude la analisi in quattro puntate sulla realtà urbanistica modenese e non solo. Una analisi dell'urbanista Lorenzo Carapellese, alla luce della presentazione delle nuove proposte sulle aree nord di Modena e in concomitanza con la promozione della nuova legge urbanistica regionale. Dopo la terza puntata ecco l'ultima.

Il Manuale di Pianificazione, Disegno Urbano e Gestione degli spazi sulla sicurezza a questo proposito è ricco di spunti metodologici e pratici. Ma ci chiediamo se la sua applicazione non vada pensata solo su limitati aspetti, ma di converso essere inevitabilmente estesa a tutta la città costruita, a tutto il territorio urbano ed integrata in una futura legge urbanistica regionale che non sia quella attualmente in discussione che pare tutto meno che una legge urbanistica.

Le analisi e le indicazioni operative che il Manuale suggerisce devono entrare a far parte di un bagaglio culturale, di una cassetta degli attrezzi dell’urbanistica contemporanea che è l’urbanistica della globalizzazione certo ma anche della qualità urbana, tenuto conto che nel giro di meno di un ventennio la popolazione urbana raggiungerà oltre il 70% di quella totale.

Riflessioni, indicazioni e strumenti operativi sulla sicurezza urbana devono a questo punto diventare anche elementi indicatori e di performance sui temi della sicurezza urbana tali da essere utilizzati anche all’interno dell’iter autorizzativo edilizio così come avviene in Inghilterra ed in altri paesi del Nord Europa.

E’ legittimo chiedere che in sede di analisi di importanti progetti edilizi e di infrastrutturazione urbana e regionale anche le forze di Polizia e la Polizia di Prossimità possano aiutare nel prevenire, minimizzare, i potenziali rischi sia della criminalità, ma soprattutto di atti di vandalismo che possono essere evitati con una buona progettazione urbanistica ed edilizia? Possiamo allora immaginare una commissione edilizia dialogante su questi temi, ovvero disponibile ad ascoltare in maniera preventiva il progettista circa il suo progetto e quindi disponibile a dare delle guidelines sui temi della sicurezza, della manutenzione, del degrado in cui anche esperti operatori e mediatori culturali e sociologi prendano parte.

Oggi (solo alcuni) purtroppo si rendono conto che i grandi parcheggi dei centri direzionali e commerciali vuoti durante la notte sono ricettacolo di atti di criminalità, degrado e vandalismo ed è quindi necessario intervenire in un qualche modo, ma non solo attraverso “manu militari” o solo attraverso l’impedimento della recinzione, ma anche e soprattutto attraverso la creatività, la connessione, attività sociali compatibili anche se provvisorie. È in definitiva su questi non luoghi che bisogna re-intervenire, con creatività e decisione.

La domanda che sempre più frequentemente ci si pone rispetto ai centri commerciali ed ai grandi centri direzionali è: sono ancora necessari? Siamo certi che ne servano di nuovi? Oppure anche in nome della sicurezza urbana è meglio preferire un centro commerciale di vicinato raggiungibile a piedi, senza necessità di ampi parcheggi? Non è meglio oggi avere un supermarket diffuso di poche centinaia di metri quadri in tutte le zone residenziali piuttosto che uno o più ipermercati di 15.000 mq.? Oggi è doveroso e possibile avviare un vero e proprio downsizing di tali strutture che consentano di mantenere ampia offerta a prezzi contenuti agendo più sulla leva della logistica, dell’innovazione, della supply chain, piuttosto che sulla quantità spropositata di spazi necessari tali da essere sempre più considerati l’emblema dello spreco di territorio? Non è meglio qualificare la città esistente, renderla più compatta, più “easy” piuttosto che continuare a fare finte città come gli outlet con finte residenze, finti abitanti, finte strade medievali e finti pozzi medioevali? Queste sì delle vere e proprie volgarità urbanistiche ed edilizie che hanno rovinato il paesaggio rurale italiano o almeno quel poco che ne è rimasto.

E poi ancora, intervenire sulle barriere architettoniche e spaziali, creare un continuo di spazi verdi, ciclabili e pedonali verso i luoghi del quotidiano (la scuola, il mercato, il centro sociale), promuovere la costruzione di centri medici associati all’interno dei quartieri in grado di intercettare la domanda sanitaria anche di modesta urgenza? Non sono forse anche queste operazioni che prevengono il degrado, il crimine, il vandalismo a favore della socialità, della qualità della vita in aree urbane?

E’ oramai necessario promuovere Piani per la Sicurezza Urbana finalizzati alla prevenzione del crimine, alla diminuzione dei rischi potenziali in aree urbane, aumentando di converso la percezione di sicurezza dei cittadini. Piani però che non possono essere svincolati dal resto della prassi urbanistica , ma neanche dal profondo processo di riorganizzazione della Polizia Urbana o di Prossimità che da lungo tempo è in atto nella regione, con risultati senz’altro positivi sui temi del vivere civile, della qualità urbana e della sicurezza percepita ma ancora molto lontani da risultati soddisfacenti.

Da qui allora alcune nuove componenti di studio che si dovranno affiancare alle tradizionali analisi ed indicatori afferenti la disciplina urbanistica e la pratica edilizia che, indicativamente, in un Piano della Sicurezza Urbana possono fare riferimento a:

- analisi di degrado e “crime review” organizzate per destinazioni urbanistiche;

- variabili fisiche delle aree prese in considerazione;

- condizioni socio economiche e demografiche;

- analisi dei dati forniti dalle forze dell’ordine e dalla esperienza delle vittime di atti vandalici o criminosi (vittime domestiche, commerciali, altro);

- fattori che potenzialmente procurano un senso di insicurezza (inadeguata manutenzione, scarsa illuminazione, cantieri esistenti, passaggi pedonali e ciclabili pericolosi, bui etc).

Da qui e dopo analisi e creazione di nuovi indicatori e sensori di qualità/ sicurezza si potrà arrivare per l’intera città, organizzata su base di “quartiere“ potranno contenere:

· Strategie di Pianificazione Urbanistica, mirate ad azioni di rispetto delle strutture sociali e fisiche esistenti, azioni di animazione, mix di destinazione urbanistica, caratteri di densità edilizia

· Strategie di Progettazione Urbanistica, specifiche per spazi ed aree da riconnettere al tessuto urbanistico, spazi da ristrutturare, spazi da rendere più facilmente accessibili, spazi ed aree da rendere più attrattivi, tecnicalità ed elementi progettuali atti a migliorare le prestazioni dei principali arredi e infrastrutture stradali e di servizio.

· Strategie di Gestione urbana di manutenzione e di sicurezza finalizzate a rafforzare, migliorare, meglio sintonizzare gli obiettivi di sicurezza e percezione della sicurezza; manutenere, sottoporre a regime di video-sorveglianza parti di tessuto urbano, ristrutturare pezzi o parti di città, offrire nuove e più specifiche infrastrutture e strutture di tipo sociale/ pubblico, comunicare fra Autorità Locale e cittadini, fra gruppi, fra utenti, fra residenti, fra i diversi portatori di interesse animati da volontà di partecipazione comunitaria, ri-condizionare spazi pubblici e privati obsoleti, illuminare zone buie etc.

Queste in sintesi le prime considerazioni in merito alla necessità di predisporre Piani della Sicurezza Urbana, sia come strumenti generali e specifici di indirizzo e azione, che come parte integranti di Master Plan di quartiere da inserire come componente di un nuovo Piano Regolatore Generale certo non quello tratteggiato dalla nuova legge urbanistica regionale, che vede il PUG come esercizio ludico, arte circense, affabulazione oratoria, certamente ammaliante, seducente ma terribilmente pericoloso ed inconsistente per la qualità dell’abitare in ambiti urbani.

Lorenzo Carapellese


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