A Modena, superati i 25 sforamenti del limite di PM10, scattano le nuove misure della manovra antismog previste dal PAIR 2030. Da oggi e fino a fine anno sarà vietato utilizzare camini e stufe a legna, accendere barbecue all’aperto e bruciare residui vegetali. Tutto questo con l’obiettivo, in sé giusto, di tutelare la salute dei cittadini e di evitare ulteriori sforamenti. Ma resta una domanda: perché le restrizioni sembrano sempre colpire i cittadini comuni, e mai i veri responsabili dell’inquinamento?
Chi vive in campagna o nelle frazioni, chi utilizza la legna come unica fonte di riscaldamento, o chi semplicemente vorrebbe fare una grigliata con gli amici, viene trattato come un potenziale criminale ambientale. Intanto però, i mezzi pubblici vecchi e inquinanti continuano a circolare, i cantieri non si fermano, e il traffico rimane lo stesso di sempre.
È giusto chiedere sacrifici, ma dovrebbe esserlo per tutti. Non può esistere una doppia morale ecologista dove il cittadino viene colpevolizzato, mentre le fonti strutturali di inquinamento vengono ignorate.
E poi c’è il tema del riscaldamento domestico: il limite di 19 gradi imposto nelle abitazioni può sembrare un gesto simbolico, ma per molte famiglie diventa un disagio reale. Non tutte le case sono efficienti, non tutti possono permettersi sistemi di riscaldamento moderni, e non tutti vivono in città con le stesse condizioni climatiche.
Serve un piano vero, non un elenco di divieti. Servono incentivi, controlli sulle grandi emissioni, mobilità intelligente, e una transizione ecologica che non si traduca in nuove penalizzazioni per chi già fatica a tirare avanti. Perché un ambiente sano non si costruisce punendo chi accende una stufa.
Si costruisce con scelte giuste, eque e condivise.
Robby Giusti

