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Il contributo dato dai modenesi alla Resistenza e a quelle ragioni che portarono donne e uomini a sacrificare se stessi in nome di ideali superiori, ogni anno trova nuove ragioni per rinnovarsi e confermarsi. Le conquiste della lotta di liberazione, per le quali abbiamo sentimenti di gratitudine per i tanti che hanno combattuto con coraggio e sacrificio, devono costituire non solo motivo di orgoglio, ma anche motivo di una riflessione che ci vede coinvolti tutti dal primo all’ultimo. Oggi. Perché celebrare non basta. Coltivare la memoria può trasformarsi col tempo in una vuota liturgia se non colmata dalla consapevolezza che il sacrificio di quelle donne e di quegli uomini sarebbe privo di valore e di significato se non rinnovassimo ogni giorno, con la nostra azione politica e con la nostra capacità di occuparci della città e dei problemi della gente, la linfa vitale della democrazia e della libertà che hanno rappresentato la massima espressione etica di un popolo di fronte alla barbarie del nazifascismo.
Proprio per questo ritengo che Noi che godiamo del frutto del loro coraggio e della loro generosità; Noi che siamo le generazioni della rinascita della vita collettiva dopo la devastazione della guerra; Noi che avremmo potuto venire alla luce nelle tenebre di un mondo impregnato di quella violenza estrema, quasi ultimativa nella sua barbarie razzista, e che invece ne fummo tenuti al riparo; Noi, non ancora nati, che nutrimmo le loro speranze in una umanità liberata, abbiamo il dovere di riflettere e considerare con la giusta misura il valore di quelle scelte che sono eterne e per tale motivo hanno dentro di sé la forza di rinnovarsi e di confermarsi ogni anno.
Ecco, questo dobbiamo avere il coraggio oggi di fare, ogni giorno, tutti insieme. Avere cioè la forza dopo settant’anni di schierarci, come fecero i nostri nonni, senza esitare, dalla parte delle vittime.
Si può combattere la guerra , la violenza e la sopraffazione in molti modi. All’epoca, il movimento partigiano difese i valori della libertà e della democrazia ricorrendo alle armi.
Fare resistenza oggi significa ricordare come disse Sandro Pertini: che “Nessun uomo può considerarsi libero se ha fame, se vive nella miseria, se non ha un lavoro, se è umiliato perché non sa come mantenere i propri figlie ed educarli. Un uomo che vive in queste condizioni non è un uomo libero.”
Quindi onorare la memoria di quelle donne ed uomini che hanno sacrificato se stessi in nome della libertà e della democrazia vuol dire combattere adesso la povertà in tutte le forme: dire NO al Welfare che viene smantellato, alla sanità e all’istruzione per pochi, alla finanza che sbrana l’economia reale, al lavoro che viene quotidianamente svalutato, che non è più un diritto difendibile e che non assicura più a chi lo svolge la degna sussistenza né tantomeno la possibilità di progettare il proprio futuro.
Questi sono tutti valori contenuti nella nostra Costituzione, il frutto più maturo dell’azione e del pensiero di quelle Persone che fecero la Resistenza allora. La Resistenza di oggi è schierarsi a difendere quei valori, renderli fattuali, concreti e fruibili per tutti.
Francesco Rocco - Art1