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Scuola, ripartiamo dalla partecipazione dei genitori

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La presenza genitoriale può intervenire massicciamente per verificare la bontà delle analisi e delle risposte che vengono erogate


Scuola, ripartiamo dalla partecipazione dei genitori
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Siamo alle soglie di un nuovo anno scolastico. Il torrido caldo estivo ancora ci attanaglia e sembra farci dimenticare che tra poco il trantran del quotidiano tornerà ad inghiottirci. Così se non prendiamo l’occasione di questi opalescenti e pigri giorni d’agosto per riflettere sul nuovo inizio dell’anno scolastico, per l’ennesima volta rischieremo di esserne travolti, di non pensarci più, di fare dell’emergenza quotidiana delle nostre vite il paravento per non occuparci, invece, dell’emergenza educativa e culturale del nostro tempo; dello stordimento e dello sbandamento in cui i nostri ragazzi ora piccoli e oramai grandi, sprecano la loro vita. E la scuola è il centro di gravità attorno a cui ruotano i nostri figli e le epocali sfide che li riguardano. C’è un tema fra tutti che riassume e centra il problema dell’inizio dell’anno scolastico per gli adulti e gli studenti, cioè quello della partecipazione.

Infatti, è un termine che vale sia per loro, i ragazzi, che per noi, gli adulti (docenti e genitori) e che indica, comunque lo si intenda, la necessità di una presenza attiva nella vita scolastica. Se pensiamo ora all’inizio dell’anno scolastico avremo tutto il tempo di programmare una nostra presenza durante lo svolgimento di questo, avremo il tempo di accorgerci delle reali situazioni in cui si trovano i nostri figli e la scuola di Stato a cui abbiamo deciso, spesso mollemente, di abbandonarli. Per non far si che lo Stato e l’apparato burocratico in generale siano le uniche realtà educative ad aver parola sui nostri figli, per far si che non sia annientata la cura che solo i legami parentali possono offrire, partecipare alla vita scolastica è l’unica via d’uscita.

Questo è un segno di grande libertà e dignità, di civiltà e fiducia.

Se davvero, come spesso sento dire “amiamo i nostri figli”, allora è necessario che, con un gesto di umana libertà, lasciamo per un momento da parte i grigi conti del quotidiano a cui a suon di tagli e tasse e leggi e impedimenti e limitazioni, la biopolitica moderna ci vuole rinchiudere e amiamo i nostri figli con una presenza partecipata alla vita scolastica. Nonostante, infatti, gli statuti scolastici prevedano organi partecipativi con grande rappresentanza di genitori, tanto che il presidente del consiglio d’istituto, organo supremo d’indirizzo della scuola, è un genitore, in realtà, quasi come uno specchio della politica nazionale, la partecipazione attiva dei genitori, anche numericamente parlando è bassissima. Così senza alcun filtro, con collegi docenti oramai ridotti a ratificare decisioni prese altrove, convocati sempre in emergenza sulle questioni che contano: un esempio per tutti sono i fondi del PNRR che per essere erogati necessitano, guarda caso, di delibere fatte ora, anzi prima, cioè, come altri hanno deciso, cade ogni possibilità di impedire che arrivino sui nostri figli messaggi distorti e indirizzi che comprometterebbero il loro futuro, non tanto e solo lavorativo, quanto umano. Quando infatti parliamo di fondi di PNRR, ci riferiamo ai denari e alle risorse umane che verranno per lo più investiti in operazioni ideologiche che richiederebbero ben altri tempi di riflessione e interlocuzione per essere avvallate e somministrate, perché orienteranno la vita dei nostri figli, ne formeranno l’immediata coscienza della loro vita, sino a che, come io credo, il sogno crollerà sotto la forza della realtà, che in nessun modo i progetti e l’ideologia tutta dell’agenda 2030 vogliono considerare in se stessa. Tutto questo però accade non tanto perché le grandi multinazionali operano oramai in accordo con gli Stati, questo è ovvio nella modernità capitalistica, ma a causa di una quasi totale mancanza di partecipazione, che sola potrebbe generare ben altro tipo di scelte e d’investimento d’indirizzo di denari e risorse nella scuola. Da docente parlo con molti genitori e molti esibiscono le preoccupazioni per la situazione globale dei loro figli, per le relazioni, il modo di vivere la giornata, la disaffezione allo studio e parimenti al lavoro, la mancanza di un linguaggio dei sentimenti e degli affetti, l’intendimento dell’amore alla stregua di una sessualità edonistica già presente nell’abbigliamento sin dalla giovane età e tutto quello che spesso ci ripetiamo dalla droga all’alcool all’uso smodato di psicofarmaci, dei media e dei telefonini. Ebbene di tutto questo la scuola è epicentro in cui la presenza genitoriale può intervenire massicciamente per verificare la bontà delle analisi e delle risposte che vengono erogate per questi problemi che letteralmente uccidono, anche solo rendendoli degli zombi, i nostri figli. Essere genitori, essere una famiglia, significa non consentire la mercificazione della vita dei figli, conservare intatta l’indisponibilità radicale della loro vita per lo Stato.

La vita dei figli, i genitori ben lo sanno, è riconducibile ad un mistero che nessuno può permettersi di tacitare e negare, di ridurre o manipolare, ma che si deve manifestare e deve, proprio attraverso la cultura e lo studio, essere il fuoco che sempre arde nella vita buona di un uomo. Ecco perché la scuola non può trasferire contenuti non sufficientemente verificati, approfonditi dibattuti, non può perché ad essa è affidato il mistero della vita umana che si sviluppa. Il potere però non si cura di questo ma solo del proprio, oggi si chiama così, profitto, comunque vantaggio, di ciò che lo conserva come tale, come potere, che possibilmente lo accresce con la conseguente demolizione e annientamento di chi non si sottomette. C’è bisogno di famiglie e genitori presenti, non filiformi, non eleganti, non saputi ma partecipanti. Pronti a condividere e mettersi in discussione, ma anche a combattere per i propri figli. Non permettiamo che riaccada di nuovo ciò che è accaduto con “l’era Covid” e le nefaste decisioni prese con finalità che oggi si rivelano non ingenue e che stanno letteralmente mietendo vittime tra i più giovani rendendoli ancor più zombi, un’immagine non a caso attualissima nei media e in generale nella cultura post-umana di stampo americano. Solo l’amore genitoriale può esercitare quella tutela senza condizioni che merita un giovane essere umano ed essere la risposta radicalmente alternativa al mondo, come la bellissima parabola del Padre Misericordioso del Vangelo di Luca ci racconta. Buon inizio scuola a tutti.

Andrea Brancolini

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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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