Se i magistrati vogliono fare politica, si devono candidare
MAMMUT MODENA
Società Dolce: fare insieme
La Pressa redazione@lapressa.it Notizie su Modena e Provincia
Logo LaPressa.it
Facebook Twitter Youtube Linkedin Instagram Telegram
MAMMUT MODENA
articoliParola d'Autore

Se i magistrati vogliono fare politica, si devono candidare

La Pressa
Logo LaPressa.it

Solo chi è eletto dal popolo può incarnare un potere dello Stato


Se i magistrati vogliono fare politica, si devono candidare
Paypal
Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente. Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.


Matteo Salvini ha torto. Non è questione di merito. Ma di metodo. Se non di stile.
Matteo Salvini ricopriva ieri e ricopre oggi posizioni apicali a livello organigrammatico statale, era Ministro dell’interno ieri; è Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, oggi .
Non potendo, per questo solo, definire «vergognosa» un’ordinanza pubblicata dalla Corte di cassazione civile.
Nemmeno laddove si tratti di commentare l’ordinanza, in sé politicamente censurabile, a mio parere, con la quale le sezioni unite della Corte di cassazione civile hanno cassato la sentenza della Corte d’appello di Roma avente ad oggetto la domanda di condanna del Governo italiano a risarcire i danni non patrimoniali patiti dai migranti in conseguenza del noto affaire ‘Nave Diciotti’ auspicando che a ‘pagare’ siano i giudici siccome particolarmente amanti dei clandestini.

A) perché, per quanto possa ‘suonare’ politicamente non condivisibile, l’anzidetta ordinanza rappresenta pur sempre una decisione giurisdizionale, in relazione alla quale nessuno, men che meno un Ministro della Repubblica italiana, nel passare dalla teoria alla pratica, deve poter mai mettere in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura.
B) perché, comunque e come correttamente posto in luce dal primo presidente della Corte di cassazione, se è certamente vero che tutte le decisioni, ivi comprese quelle della Corte di cassazione civile, possono «essere [fatte] oggetto di critica», non possono mai essere accettati «insulti che mett[a]no in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto».

 

A differenza di Matteo Salvini, dunque, Margherita Cassano ha ragione. Ma ha anche torto.
Ha ragione nel metodo. Ma ha torto nel merito.
Perché, contrariamente a quanto implicitamente affermato dal laconico comunicato stampa del primo presidente della Corte di cassazione, la magistratura non è un potere dello Stato.
La magistratura, afferma l’art. 104 Cost., è un ordine. Autonomo e indipendente dagli altri poteri dello Stato.
Sì. Ma è pur sempre un ordine. Non un potere dello Stato.
La magistratura, correttamente ragionando, non può essere un potere dello Stato.
Perché, a differenza di quanto tradizionalmente teorizzato da Montesquieu, oggi più nessuno dubita del fatto che, per poter esercitare l’imperium statale, per poter essere, cioè, un potere dello Stato, si debba essere eletti dal popolo sovrano. Cosa, questa, che i magistrati non sono.
Per quanto la stessa magistratura associata tenda a negarlo anche pubblicamente, affermando che, di fatto, la magistratura sarebbe, a sua volta, un potere dello Stato, infatti, è certamente vero che i giudici si limitino ad applicare la legge ‘in nome del popolo italiano’. È certamente vero, cioè, che gli stessi curino sì una fondamentale attività, ma pur sempre un’attività loro delegata dal popolo italiano. Domanda: è grave che, ancora oggi, la magistratura, in primis quella associata, punti a convincere i cittadini del fatto che, di fatto, anche la magistratura sarebbe, a sua volta, un potere dello Stato? A mio parere, sì. È grave.
Ma è cosa che, a ben guardare, rappresenta semplicemente il frutto avvelenato dell’involuzione anche culturale che la paurosa politica della triste stagione 1992-1993 ha inteso accettare allorquando, nell’incapacità di riformare se stessa dall’interno, ha inteso fare sì che fosse la magistratura a curare ‘per procura’ la ripartenza valoriale di questo Paese.
Senza comprendere – grave responsabilità politica, questa – che appaltare a giudici e pubblici ministeri la ripartenza valoriale del Paese avrebbe ineluttabilmente condotto gli stessi a fare scelte valoriali.
Che, lì giunti, quella paurosa politica avrebbe solo potuto sdoganare nel tempo. Perdendo con ciò il joystick politico.
Perché fare scelte valoriali significa fare politica. Questo, a mio parere, è il grave problema istituzionale che quella paurosa politica, illo tempore, non sembrerebbe aver messo correttamente a fuoco.
Avere chiesto alla magistratura di intervenire in sua vece sul piano valoriale, infatti, a conti fatti, è esattamente ciò che, negli anni, ha condotto giudici e pubblici ministeri a fare sempre più politica.
I giudici, attraverso le sentenze cosiddette creative, vale a dire attraverso sentenze scritte, non per applicare la legge, bensì per scrivere nuove leggi per via giurisprudenziale.
I pubblici ministeri, attraverso il parlare direttamente con l’opinione pubblica, by-passando con ciò l’intermediazione delle sentenze, posto che e(ra) attraverso le stesse e solo attraverso le stesse che la magistratura tradizionalmente parlava con l’opinione pubblica.
Se quanto precede è corretto, però, ferma la complessità di questioni certamente complesse, parrebbe davvero che a cogliere nel segno sia stata Giorgia Meloni all’indomani dell’affaire ‘Governo-Al-Masri’: nessuno dubita, ripeto, che nessuno, men che meno un Ministro della Repubblica italiana, possa ‘ingiuriare’ l’autonomia e l’indipendenza della magistratura.
Ma ciò non toglie – come chiaramente sottolineato dal nostro premier – che, se i magistrati vogliono fare politica, si debbano candidare.
Accettando, in caso contrario, che, chi non è eletto dal popolo, non possa, per questo solo, esercitare l’imperium statale.
Avvocato Guido Sola

Redazione Pressa
Redazione Pressa

La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

Società Dolce: fare insieme

Italpizza
Parola d'Autore - Articoli Recenti
Il pallone gonfiato ad arte dell'ex Alcatraz, Modena città del nulla
E’ questa fuffa che il sindaco Mezzetti intende quando proclama l’importanza della ..
06 Marzo 2025 - 17:28
La separazione delle carriere è la madre di tutte le riforme 
Quando si gioca la partita 'processo penale', infatti, in campo, ci sono due squadre: quella..
05 Marzo 2025 - 20:45
Quel bisogno di ricette facili: i nuovi venditori d’olio di serpente
Cambiano i contesti e i mezzi, ma il meccanismo è sempre lo stesso: sfruttare la paura, il ..
28 Febbraio 2025 - 11:54
Parola d'Autore - Articoli più letti
Obbligo vaccinale per insegnanti, agenti e medici? Bene, ma allora non si chieda il consenso
'A questo punto consiglio a tutti i bravi cittadini di offrire senza esitazione il braccio ..
25 Novembre 2021 - 19:40
Follia Green pass, i bambini prime vittime di una società disumana
A questo punto davanti a questi adulti privi di cuore e di anima, non ci resta che sperare ..
08 Febbraio 2022 - 12:52
'Il vaccino non rende immuni: questo fa decadere ogni obbligo'
Giovanardi: 'Stupisce e sconforta che gli Ordini Professionali si accaniscano contro ..
29 Dicembre 2021 - 21:23
'Festa Unità: è il vuoto totale, a Modena non esiste centrosinistra'
Il Psi: 'Da Muzzarelli lettera piena di dignità e di passione ma anche di un inascoltato ..
31 Agosto 2018 - 11:38