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Social, nuova speranza per una democrazia diffusa

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Ancora presto per poter affermare con certezza che si tratti di un modo di partecipare in grado di trasformarsi in un agire concreto, ma sufficiente per aprire buone prospettive per pensarlo


Social, nuova speranza per una democrazia diffusa
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Sono tante le delusioni che si possono provare osservando la vita politica di questo momento.

Sia a livello nazionale, dove pare di scorgere molti rigurgiti di una destra ‘antica’ e retorica, cui non pare  riuscire a contrapporsi una sinistra autenticamente tale. Una sinistra che si presenta tuttora troppo rissosa e divisa (fors’anche divisiva: solo per dirne una, fra pochi giorni, a Spilamberto, si terranno, guarda un pó in date diverse seppure nello stesso luogo, due feste diverse, una di Rifondazione e l’altra di Art.1 MdP, entrambe “per ricostruire la sinistra”, … ovviamente ciascuno la sua! Davvero non si poteva festeggiare insieme?), una sinistra tuttora tanto confusa per poter costituire una valida speranza di futuro successo.

Sia a livello locale, dove non si intravede alcun elemento innovativo rispetto ad una mera gestione del potere amministrativo, che continua ad appoggiarsi ai “soliti noti”, peraltro molto, ma molto più impreparati ed inidonei di un tempo.

Ed un’opposizione troppo ripiegata su se stessa, troppo attenta ai suoi guai per poter esercitare uno stimolo innovativo e neppure per svolgere in maniera efficace quel dovere di controllo che le spetterebbe di diritto e di dovere.

Unica soddisfazione, se così la si può definire, ed unico originale motivo per generare aspettative é l’osservare che, seppure ancora timidamente, sta nascendo una forma di opposizione, o quantomeno di osservazione critica al succedersi degli eventi, che parte da una serie di persone, che vanno crescendo col tempo, che utilizzano il web, e principalmente i social come facebook, per creare un ampio movimento per chiamarsi a raccolta e condividere idee, conoscenze, informazioni etc. col chiaro scopo di arrivare a formare una ‘massa critica’ in grado di farsi ascoltare e contribuire ai processi decisionali che sono in atto.

Ci sono stati, in realtà, molti tentativi tesi ad ignorare, sottovalutare ed anche a contrastare questo fenomeno e addirittura, talvolta, a demonizzarlo, prendendo a pretesto che lo strumento dei social, a causa della sua semplicità d’uso nonché della immediata accessibilità per tutti, si presta a facili degenerazioni e può spingersi a facilitarne usi impropri, negativi fino a costituire occasioni di reato. Ci sono anche stati “dotti” intellettuali, uno per tutti Umberto Eco, che hanno biasimato e disapprovato la stessa nascita di molti strumenti digitali fra i quali quella dei social, che ha definito luoghi di degenerazione e palcoscenici di imbecillità. In realtà. Eco non possedeva una specifica conoscenza di questi strumenti né li sapeva utilizzare, vantandosi pubblicamente del suo rifiuto ad impiegarli. Altrettanto evidentemente egli non deve aver avuto occasione e modo di osservarne un impiego diverso da quello di coloro che si limitano a postare le foto dei loro viaggi, che informano delle loro esperienze gastronomiche e che ce la mettono tutta per far vedere al mondo quanto é bello il loro gattino. Oppure, peggio, ad utilizzarli come “sfogatoio” delle loro ansie. E forse Eco ha creduto che quest’ultimi impieghi fossero quelli maggioritari e financo gli unici. Altri e diversi usi non avrà contemplato e rifiutato di osservare e questo avrà certamente condizionato, e non poco, la sua opinione, anche largamente connessa alla sua netta e dichiarata contrarietà anche al diffondersi dell’editoria digitale (cosa di molti autori vecchia-maniera) che temeva compromettesse i suoi guadagni sui diritti editoriali.

Con tutta evidenza tutto ciò non é bastato a frenarne la crescita, tanto che oggi si può dire che i social stanno diventando, ancora timidamente, come detto, ma sempre più decisamente un luogo di discussione e di espansione di una base di confronto … in una parola di ‘democrazia del  dibattito’. E, quando riescono ad interpretare il loro ruolo catalizzatore di opinioni e di interessi, possono diventare anche validi ed efficaci strumenti di formazione e di chiamata a raccolta di consenso, da spendere anche elettoralmente, come (bene o male che siano andate) ci hanno dimostrato le ultime competizioni elettorali americane.

Qui da noi, in Italia, credo che siamo ancora un pó lontani da una realtà che possa vedere l’utilizzo dei social come elemento determinante di un esito elettorale piuttosto che un altro, ma sono anche convinto che sia così perché sono ancora poche le persone in grado di conoscerli ed utilizzarli con le competenze che servono a quello scopo. E non certo perché quegli strumenti non presentino e posseggano le potenzialità per farlo.

Si é cominciato, tuttavia ed i primi risultati sono incoraggianti.

Volendo osservare ciò che é successo e succede a Modena, con crescente continuità si possono trovare su facebook, ad esempio, tutt'una serie di pagine pubbliche finalizzate a diffondere quelle informazioni che sovente sfuggono (colpevolmente) agli organi di stampa e, conseguentemente, a gran parte dell’opinione pubblica. E pare che “funzionino” bene.

Sono pagine che, oltre che informare, sono impegnate a favorire discussioni, a confrontare le opinioni, almeno tanto quanto a creare “gruppi di sostegno” per i singoli argomenti. Per citare alcuni esempi fra i più recenti si potrebbero annoverare le diverse pagine nate “contro” la decisione di realizzare le nuove costruzioni nel comparto attiguo a via Morane. Quella di #mobastacemento, che in poche giornate ha chiamato a raccolta decine e decine di interventi autorevoli e centinaia di adesioni. Oppure “saldo zero” e le tante affiliate che, attraverso il contributo dei suoi tanti followers sta mappando la situazione del patrimonio immobiliare abbandonato, pubblico e privato che sia. Tutte pagine “di successo” che sono andate ad aggiungersi a quelle più storiche, come “comitato per il verde pubblico” e “parco ferrari 2.0” che hanno avuto il merito (o la colpa, per altri) di avviare quella che é diventata la consuetudine di dar voce a chi ha qualcosa da dire e che é disposto a confrontarsi.

Ancora presto per poter affermare con certezza che si tratti di un modo di partecipare in grado di trasformarsi in un agire concreto, ma sufficiente per aprire buone prospettive per pensarlo. Del resto, in qualche caso ciò é già avvenuto, come nel caso in cui, da un’iniziale discussione su facebook a proposito del progetto Sant’Agostino, si é passati, in seguito, alla costituzione dell’associazione degli “Amici” che poi ha largamente condizionato il successivo evolversi progettuale. 

Un’altra conferma del rilievo che può essere giusto e necessario riservare ad un uso di tal tipo dei social viene confermata dall’attenzione che anche gli strumenti di comunicazione più tradizionali come i giornali manifestano sempre più frequentemente e sempre più costantemente. Non é raro, ad esempio, che i quotidiani, per gli articoli e gli editoriali che pubblicano,  prendano spunto da commenti che hanno rintracciato, ai quali dimostrano di ascriver una significatività rilevante. Certo che questo è più frequente quanto più i loro editori e direttori avvertono la necessità di svolgere al meglio il loro compito informativo ed attuano una politica editoriale che, poiché è finalizzata a fornire ai loro lettori un’informazione il più completa possibile, accolgono e danno spazio a quante più voci possono, specie a quelle che con maggiori difficoltà trovano modo di esprimersi.

Personalmente, credo che questo fenomeno, al di là del fatto di essere oggettivamente incontrastabile, presenta molti più aspetti positivi che negativi. Sono convinto che allargare lo spazio della discussione ed aprirlo a nuove prospettive è sempre e comunque un arricchimento, purché chi lo conduce lo faccia con autentica onestà intellettuale e si metta nella disponibilità di poter cambiare idea.

Più crescerà e più maturerà nella sua consapevolezza questo movimento ‘dal basso’ e diffuso e più condizionerà ed obbligherà la classe dirigente a doverci fare i conti.

Giovanni Finali


Giovanni Finali
Giovanni Finali

Educatore e Formatore, poi Coordinatore degli Educatori professionali del Comune di Modena, ha terminato la carriera presso la stessa Amministrazione in qualità di Istruttore Direttivo c..   Continua >>


 


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