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Troppo odio sui social: verità o fake new?

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Talvolta, non lo nego, mi viene da dubitare che possa essere possibile che ci sia chi non si accorge di quanta maleducazione e irosità alberghino in noi


Troppo odio sui social: verità o fake new?
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Da un pó di tempo, diverse trasmissioni televisive e radiofoniche, molte riviste e giornali, mentre si comicia addirittura a vedere l'apparire in libreria di qualche istant book sull'argomento, il tema della violenza che viene evidenziata attraverso i social, primo fra tutti nell'utilizzo Facebook, sta diventando sempre più centrale nel dibattito e nel confronto 'sociologico' (se così lo si può definire) che parebbe appassionare tanti di noi.

Non é raro, infatti, che tanti esponenti del mondo politico nonchè di quello dello spettacolo e di molti altri, che sono nella condizioni di trovarsi, più o meno meritatamente, a godere di una certa popolarità, si lamentino del fatto che le loro pagine social sono piene di commenti offensivi e di espressioni di manifesto rancone, quando non di odio, nei loro confronti .. anche in modo del tutto indipendente dai contunuti da essi postati.

A queste lamentele, non sempre disinteressate, che talvolta riprendono la logica del 'parlate di me, anche male ... purchè parliate di me', fanno eco le poco meditate (a mio avviso) dichiarazioni dei soliti tuttologi di turno e, purtroppo, anche quelle di qualche intellettuale, più gradito se esperto di comunicaione, alla ricerca, a sua volta, del proprio momento di notorietà.

Che se ne occupi un comico, come fa Crozza col suo Napalm51, ci puó stare, specie se nell'imitazione che fa del suo 'faccebocchiano' compulsivo, realizza un personaggio talmente tanto esagerato da renderlo non solo improbabile, ma addirittura inconcepibile. Ma che se ne occupino tanti presunti esperti che, denunciando una situazione pur reale, s'immaginino e pretendano di essere riconosciuti come 'custodi della verità' che dispensano le loro perle di saggezza ad un vulgo che credono non si sia ancora accorto di nulla .... beh.

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questa condizione, aggravata dalla sua inutile ripetività, mi provoca parecchio fastidio, almeno tanto quanto ne provo nel constare che quanto denunciato è un'oggettiva, ma del tutto prevedibile e scontata realtà.

Potrebbe essere addirittura superfluo sottolineare, ma forse non lo è per quanti dei social se n'é occupato solo molto superficialmente, che tantissimi di coloro che oggi, dichiarandosi profondamente indignati per la manifestazione di tanta 'violenza digitale', si strappano le vesti ed invocano misure contenitive ... fino a richiedere la stessa soppressione di questi strumenti, sono gli stessi che qualche tempo addietro, evocando scenari catastrofici (in realtà solo per le loro finanze), inveivano contro la digitalizzazione delle loro produzioni artistiche, musica a letteratura in primis, perchè sostenevano che la più semplice ed immediata canoscenza delle loro produzioni culturali, possibile attraverso la diffusione della rete internet, li avrebbe indeboliti fino a renderli improduttivi.

Incapaci di immaginare, figurarsi di vedere, un futuro in cui le loro opere avrebbero dovuto essere 'godute' in maniera diversa, e che questo nuovo modo non li avrebbe privati del godimento dei loro diritti di proprietà per i beni dell'intelletto, ma solo a goderne diversamente, anche 'illustri' rappresentanti di quelle realtà, tipo Umberto Eco e Mogol, presidente della SIAE, sposarono la tesi 'oscurantista' che abbandonarono solo a seguito della constatazione che la loro era una battaglia persa fin dall'inizio.

Come in quel caso, anche gli odierni propugnatori di interventi drastici sull'utilizzo dei social, non potranno che arrendersi di fronte all'evidenza dei fatti. Speriamo, ma non sono certo che ció potrà accadere, che quest'ultimi, già del tutto incapaci di ipotizzare misure risolutive che non siamo solo proibizioniste, si consolino nell'accorgersi che i social sono, si, veicoli per manifestare disagi che possono espodere in odio vero e proprio, ma sono anche degli eccezionali strumenti per far progredire democrazia e conoscenza, saperl e cultura. Anche a costi sostenibili.

Il ché é, per me, la ragione di una loro difesa ad oltranza.

Se non lo sapranno fare, speriamo che almeno possano prendere in considerazione il fatto che, riflettendoci un pò, potrebbero convincersi che non sono tanto i social a produrre violenza (semmai la amplificano) bensi che è la violenza che è fra noi che si trasmette in essi.

Talvolta, non lo nego, mi viene da dubitare che possa essere possibile che ci sia chi non si accorge di quanta maleducazione, irritabilità ed irosità alberghino in noi, quando, ad esempio, fermi ad un semaforo, basta un secondo di ritardo nella partenza è sufficiente per farci arrabbiare; quando qualcuno tenta di passarci davanti in fila, quando ci scambiano il carrello della spesa, quando tentenniamo se attendere qualcuno prima di far partire l'acensore, quando ci sembra che la richiesta di un'elemosina sia troppo insistente. Pee non parlare della vera e propria aggressività di cui, fortunatamente, siamo solo testimoni passivi.

Nonchè della violenza che traspira nei tanti dibattiti televisivi e dei cori dei tifosi (?) negli stadi.

Risolviamo quelli e risolveremo il problema dei social e la fake new (interessata anch'essa) della troppa violenza sui social.

Giovanni Finali


Giovanni Finali
Giovanni Finali

Educatore e Formatore, poi Coordinatore degli Educatori professionali del Comune di Modena, ha terminato la carriera presso la stessa Amministrazione in qualità di Istruttore Direttivo c..   Continua >>


 


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