Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Negli ultimi giorni si sono sprecate le accuse di insipienza politica nei confronti del segretario del Pd Enrico Letta e del suo partito da parte di uomini della sinistra ma anche di esponenti del suo stesso partito.
Il suo predecessore Zingaretti si dimise da segretario affermando che il suo partito “gli faceva schifo”, tutto teso com'era alla ricerca di posti di potere nel governo e negli enti statali. Ma Enrico Letta non pare avere ancora cambiato immagine al 'partitone' perchè è sotto accusa occupandosi solo, così dicono, di jus soli, di alleanze elettorali con Grillo e coi 5Stelle, di sardine, del milionario Fedez, della legge Zan, invece di parlare di problemi veri e seri come lavoro, occupazione, sanità, giustizia, crescene povertà, innovazione, tutti temi legati agli ideali storici della sinistra italiana.
A metterlo dietro la lavagna sono stati uomini di cultura come Luca Ricolfi, Massimo Cacciari, Walter Veltroni, Giulio Sapelli che lo accusano di avere dimenticato temi e problemi seri della realtà economica, politica e sociale italiana e di non proporre soluzioni valide per conciliare i diritti civili, i temi del lavoro, della giustizia e della immigrazione fuori controllo, facendo perdere ulteriori consensi al Pd, stante ai sondaggi elettorali.
Una situazione cha ricorda il severo messaggio che il regista di sinistra Nanni Moretti lanciò a suo tempo al segretario del Pci D'Alema (allora presidente del consiglio) quando lo implorò di dire “qualcosa di sinistra”.
Ora è Ricolfi a dire che la teoria del “pensiero unico perseguita dal Pd è pericolosa per la democrazia perchè assegna sempre più la libertà di pensiero alla destra e non più alla sinistra”, al punto tale che anche Michele Santoro ha affermato di “non sentirsi più rappresentato dall'attuale gruppo dirigente dei dem, lontano dai problemi della gente”.
Mentre l'ex segretario del Pci Veltroni ha detto che “non è normale che un partito di sinistra sia assente dalle periferie urbane, dalle fabbriche, dai temi della povertà, della disoccupazione e del disagio sociale”.
Sul tema delle misure restrittive anti-Covid è stato durissimo anche l'ex sindaco comunista di Venezia Massimo Cacciari che le ha definite “senza senso, col distanziamento sociale grave sul piano psicologico e per i rapporti umani, specie per i giovani. Meno paura e demagogia – ha concluso Cacciari – più intelligenza e fiducia nelle persone. Basta con la retorica ossessiva dello stato di guerra e basta col coprifuoco. Dobbiamo riprenderci le nostre vite”.
Anche l'ex sindaco di Napoli Bassolino è stato critico con la segreteria Letta, definendo il Pd “un partito senza popolo, perche pensa solo alle alleanze elettorali, alla gestione del potere e un partito che è fermo al 20 per cento dei voti, che non riesce a proporre un programma credibile di governo del Paese, che si rifugia nell'arma giudiziaria per contrastare gli avversari, non è più un partito popolare”.
Acque agitate anche a Bologna dove la europarlamentare del Pd Elisabetta Gualmini ha annunciato che appoggerà la candidatura a sindaco di Bologna di Isabella Conti di Italia Viva in opposizione al candidato ufficiale dei dem Lepore, mettendo in fibrillazione il partito, ma incassando tuttavia l'adesione di una lista civica e della corrente cattolica dell'ex Dc Galletti, mentre dal canto suo Giulio Sapelli, il noto economista da sempre militante dell'ex Pci, ha pubblicamente bocciato la proposta della tassa di Letta sulla successione, definendola una “idea sbagliata di una sinistra che ha perso il contatto col Paese reale e che si adagia solo sulla ideologia. Proporre oggi una misura di questo tipo creerebbe un danno al tessuto delle piccole imprese con fabbriche e laboratori che sorgono a fianco delle case di famiglia. Tassare questi immobili in un momento come questo avrebbe un risultato negativo, penalizzante e con uno scarso ritorno economico”.
Infine Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista, ex Pci e Rifondazione comunista, durissimo col Pd definito “Un partito da solotto e radical chic che si fa dettare la linea politica prima dalle sardine, poi dal milionario Fedez, che non è né Sartre né Dario Fo, che si trastulla con la legge Zan perdendo di vista i problemi reali come il lavoro, la sanità, i poveri. Un partito che si diletta con l'ecologia salottiera o col reddito di cittadinanza, che si allea coi 5Stelle che sono la tragedia non solo di Roma ma di tutta l'Italia, un partito che è l'antitesi di una vera sinistra perchè guarda con troppo interesse al sistema bancario e alla grande finanza”.
Chissà se da una conferenza stampa autocelebrativa all'altra, dalle dichiarazioni autoreferenziali, promesse elettoralistiche e strategia mediatica, fotografica e televisiva stile campagna elettorale permanente, dall'altra, i nostri amministratori locali e i dirigenti del Pd modenese troveranno il tempo per valutare e discutere i temi e i problemi posti dai loro autorevoli dirigenti e uomini di cultura nazionali.
Cesare Pradella