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Urbanistica della sicurezza urbana: i casi concreti

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E la nuova proposta di legge urbanistica regionale dell'Emilia Romagna che cosa dice? Nulla su questo argomento, tanto da proporre un Piano Urbanistico Generale che non può prescrivere nulla, che non ha valore di norma e che di fatto lascia tutto ai privati il dove, il come, il quando ed il quanto


Urbanistica della sicurezza urbana: i casi concreti
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Proponiamo una analisi in quattro puntate sulla realtà urbanistica modenese e non solo. Una analisi dell'urbanista Lorenzo Carapellese, alla luce della presentazione delle nuove proposte sulle aree nord di Modena e in concomitanza con la promozione della nuova legge urbanistica regionale. Dopo la prima puntata di ieri ecco la seconda.

Qui da noi invece da una parte si è importata (molte volte scimmiottandone i contenuti ed i percorsi) la modalità di implementazione del piano partecipativo (la Swot Analysis, la Vision….) per poi forzare la legislazione regionale alla rifondazione totale della disciplina urbanistica come se dalla legge urbanistica del ‘42 ad oggi non fossero già stati introdotti significativi strumenti di intervento.

Con l’illusione (ancora una volta) di avere trovato lo strumento principe della pianificazione urbana, ma con il risultato di aver cambiato tutto senza veramente cambiare nulla! Anzi tali forzature sulla legislazione urbanistica ed i suoi strumenti di attuazione hanno portato il più delle volte all’ingessatura delle città, alla sovra-normazione, deresponsabilizzando la gestione e aumentando di converso la discrezionalità interpretativa della norma. Insomma una delle poche cose che andavano riformate come l’eccesso di zoning che ha condizionato oltre ogni misura le nostre città negli ultimi 30 anni per arrivare ad una più città equilibrata non è stato minimamente preso in considerazione. E pensare che lo zoning nasce e si rafforza proprio come strumento di segregazione contro le lavanderie cinesi e dei cinesi in genere nella California di fine ottocento (Città di Modesto - USA).

E la nuova proposta di legge urbanistica regionale dell’Emilia Romagna che cosa dice? Nulla su questo argomento, tanto da proporre un Piano Urbanistico Generale ( PUG) che non può prescrivere nulla, che non ha valore di norma e che di fatto lascia tutto ai privati il dove, il come, il quando ed il quanto. L’Errenord a Modena di fatto è stato uno degli esempi dove una gestione a dir poco lasca del territorio, con un piano regolatore in vigore dando carta bianca al privato ha permesso lo scempio che dopo trenta anni ancora non si è in grado di recuperare a fronte di milioni di euro spesi per riqualificare l’impossibile. La stessa cosa è accaduta a Calderara di Reno dove con l’assenso della municipalità è stato costruito di fatto in campagna una sorta di grattacielo formato da soli mini appartamenti e così a Ferrara dove ancora il grattacielo dei pusher pare si opponga ad ogni intervento migliorativo. E questo in presenza di piani strutturati, prescrittivi!

Mentre da una parte a Bologna si “rifonda l’urbanistica”, dall’altra ci si scorda che è stato approvato da tempo il Manuale di Pianificazione , Disegno Urbano e Gestione degli spazi sulla sicurezza che è diventato appunto “Rapporto Tecnico” ovvero una guida da cui, da allora , non si potrebbe più prescindere per fare buona urbanistica. Essendo tale manuale “guida “ e non “norma” la sue indicazioni possono essere adattate sia allo spazio che al tempo che alle situazioni analitiche presenti sul territorio, per fortuna questa volta senza necessità di rigidità normative di applicazione. Ma come questa guida (a cui la Regione Emilia Romagna ne ha contribuito allo sviluppo) sarà poi traslata nella nuova legge urbanistica regionale in discussione se il Piano Urbanistico Regionale lo indirizzeranno i privati attraverso “ accordi operativi” esautorando il Comune dalla pianificazione? Tutto tace. La mano destra non sa ( e non vuol sapere ) quel che fa la sinistra! Ci si aspettano decine e decine di Erre Nord, Hotel Eroina, e chissà quanto altro…

E mentre tutto questo va avanti, il tema della città sicura che non vuol dire al riparo della criminalità e del vandalismo, ma almeno pronta e preparata anche nelle componenti tecniche, del sapere e del fare alla minimizzazione del degrado ed all’aumento della socialità, alcune municipalità cercano di dare una risposta al tema della città sicura. Dapprima si sono concentrate solo su alcune porzioni del tessuto edilizio poi via via con l’esperienza acquisita, cercando di allargare le aree di intervento sino ad arrivare alle zone ad alta concentrazione giovanile (vedi alcune strade ed aeree urbane dove si celebrano gli happy hours…. )Non è poco, ma non è sufficiente.

All’inizio l’esperienza e le azioni verso il tema della città sicura inevitabilmente si sono concentrate su alcune zone “calde” e degradate e va detto che i risultati a volte sono stati positivi, ma non duraturi (con costi che probabilmente difficilmente si potranno ancora sostenere). Di fatto tutte le aree nei pressi delle stazioni sono aree a rischio di degrado e vandalismo, ed ancora molto ci sarebbe da fare.

Problematica appunto l’esperienza di Modena, nell’affrontare il degrado dell’edifico Errenord, definito Hotel Eroina nei pressi della stazione ferroviaria; interessante ma non risolutiva quella attuata a Sassuolo anche se data la dimensione dei luoghi, degli edifici degradati e della quantità veramente alta di delinquenza ed immigrazione incontrollata ancora ci sarà da fare. Ancora un work in progress e originale quella di Calderara di Reno; e poi quella socialmente complessa , attuata a Reggio Emilia anche qui nel recupero del degrado di aree nei dintorni della stazione ferroviaria.

Lorenzo Carapellese


Lorenzo Carapellese
Lorenzo Carapellese

Urbanista , laureato all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia  è esperto di mobilità,  trasporti  e infrastrutture strategiche. Svolge la s..   Continua >>


 


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