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Viaggio a Lisbona, lo spirito della GMG

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I tempi esplodono con una facilità esagerata, non importa come ti organizzi. Fa parte dell’esperienza, prendere o lasciare


Viaggio a Lisbona, lo spirito della GMG
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Dopo un viaggio durato due giorni, costellato da centinaia di piccoli avvenimenti siamo arrivati a destinazione. 
Infatti, tutti pensano che chi partecipa alla GMG debba per forza alloggiare nella città dove si svolgerà; matematica vuole, quindi, che in questo caso noi saremmo dovuti essere a Lisbona. La realtà è diversa. Risiediamo a Torres Vedras, un paesino 40 minuti a nord di Lisbona che nasce attorno ad un piccolo insediamento che ha sulla cima, guarda caso, un castello (mai che la torre nel nome sia solo una torre, i paesini sono tutti uguali).

Quando siamo arrivati, siamo stati accolti dai volontari locali che sono corsi verso il nostro bus per indicare dove parcheggiare. Erano stati così gentili da disporre vicino al punto di arrivo una serie di banchetti con mele e acqua aromatizzata alla menta e al limone. Davvero accogliente.

C’è stato, quindi, consegnato il nostro kit per la GMG Portoghese.

Piccola parentesi informativa. Per la GMG esistono diversi kit che vengono pre-assemblati e distribuiti a tutti i pellegrini dalla diversi gruppi. A questo si vanno ad aggiungere offerte individuali da parte di diverse entità, come BPER che ha concesso una carta prepagata specifica per l’occasione a condizioni agevolate e con un buono Amazon da 20 euro allegato. Il kit italiano, ad esempio, prevedeva una radiolina, una torcia, un telo di cerata, un cappellino, una carta sim di ILIAD e altro. Il kit portoghese, nella fattispecie, dava due servizi molto sostanziosi: una serie di posti convenzionati dove poter mangiare gratuitamente e una tessera per i movimenti attraverso i mezzi di Lisbona. Bello, se non che devo confessarti un’altra regola non ufficiale della GMG: i trasporti pubblici sono intasati periodicamente dalle centinaia di migliaia di pellegrini e i posti convenzionati sono spesso di cibo da strada (anch’esso intasato).

Non a caso, appena scaricati i bagagli siamo subito volati dal Mc Donald convenzionato più vicino.

Lì ci siamo ritrovati coi nostri amici del Pacchetto A arrivati qualche ora prima da Portimao. Ci hanno raccontato di come abbiano vissuto la settimana precedente del festival “Welcome to Paradise' di cui ti avevo già parlato. Eccezion fatta per il cibo pessimo (un classico italiano) e un immancabile “mondiale” di calcio contro i francesi, le cose che mi hanno stupito maggiormente di quel racconto sono state l’incontro con i cosiddetti “carismatici” e i metodi di preghiera di questi ultimi.
Nel mondo protestante è un classico pregare con la mano in alto e gridando a squarciagola canzoni ripetitive, aggiungici il ballo e la musica ed ecco un’esperienza di preghiera decisamente fuori dal normale per un cattolico nostrano. In questo festival, vista la volontà concreta di Chammin Nouveau di lavorare per l'unità dei cristiani, sono quindi stati invitati anche loro. La loro è una pratica… curiosa e strana, certamente. Durante alcune sessioni abbiamo cercato di guarire con la preghiera il braccio di qualcuno in maniera molto simile agli sciamani dell’Amazzonia. Qualunque cosa fosse, era certamente efficace perché aveva accattivato sia i nostri amici, che il fortunato al punto di guarirlo.

Per tornare al nostro racconto, dopo le varie chiacchiere siamo rientrati chi in una palestra di una scuola lì vicino, chi in famiglie ospitanti come d’uso. Essendo stato in palestra non posso raccontare l’esperienza della famiglia, ma dalle testimonianze raccolte un classico intramontabile è finire in casa di persone anziane o senza più i figli in casa. I movimenti sono gli stessi se non che dalle case bisogna raggiungere i punti di ritrovo generali usando mezzi o servizi vari, ad esempio il mio amico Mattia si è presentato a salutarci dopo aver preso un Uber (di cui solo qui ho imparato la bellezza, semplicità d’uso e precisione). Tendenzialmente si è in due per famiglia e si è trattati da re!

Per tutti gli altri, le scuole o altri enti locali offrono le loro strutture per poter dormire la notte. Nel nostro caso siamo andati a dormire in una palestra, una palestra molto grande che lo Sporting Lisbona fa dei camping per reclutare carne nuova per il proprio pubblico.

I volontari portoghesi avevano tracciato sul terreno i posti per ciascuno con uno scotch bianco. Misuravano ciascuno 1 metro metro di larghezza per 3 di larghezza almeno, disposti col lato lungo perpendicolare al lato lungo della palestra; il totale era di almeno 400 pellegrini disposti su 6 doppie file di 22 posti sul lato lungo della palestra, ciascuna separata da un corridoio largo 1 metro, una metà era riservata alle donne per le donne è una metà per gli uomini anch’esse separati da un corridoio non dissimile agli altri. Partendo poi dal perimetro e ogni coppia di doppie file, erano stati calati dei lunghi fili con guaina nera intersecati occasionalmente da alcune ciabatte elettriche con presa schuko. Abbiamo provveduto noi con le nostre a costruire una ragnatela di cavi e prese che peggio non si sarebbe potuto fare. Circa nel mezzo dei due gruppi era stata stesa una coppia di fili, prontamente addobbati dagli asciugamani e accappatoio dei pellegrini, come anche le ringhiere, le porte da calcetto e gli attrezzi disposti attorno alla palestra. Non sto a dire quanto fossero caotiche le posizioni di ogni pellegrino.

Si potevano scegliere all’arrivo tra quelle già non occupate e dopo ognuno se la poteva gestire liberamente, come è chiaro. Questo ha fatto emergere una pletora di disposizioni spettacolari dei propri posti letto. Si andava dal materassino e cuscino di Decathlon dei più amatori, come il sottoscritto, a veri gommoni che eccedevano abbondantemente lo spazio della singola posizione, passando per i materassini a forma di tavola da surf e i tappetini per le schiene più dure. Attorno a questi, zaini e zainoni aperti e straripanti del proprio contenuto. Le scarpe e le ciabatte doverosamente piazzate al fondo vicino ai propri piedi. Il resto era un arcobaleno di scelte spettacolari. A vederli nel loro insieme, sembrano le increspature al pelo dell'acqua quando un idrocarburo percola sulla sua superficie, creando quel suo terrificante riflesso colorato. O sembravano anche le pezze di Arlecchino, o una discarica di vestiti, gli esempi di sprecano dal più bello al più brutto. I carnai di persone possono essere un carnevale o un macello a seconda di chi li guarda.

Arriviamo alla parte dolorosa: i bagni. È una palestra, quindi le docce sono in comune, come anche i bagni nel copioso numero di 3 (più 2 orinatoi). La situazione sarebbe potuta degenerare presto, se non fosse stata presente la collettiva costipazione data dal cibo di strada. Grazie a Dio c’era una macchina del caffè, per cui una mano poteva essere reperita in quel senso. La parte più simpatica era che alcuni non abituati a fare sport non volevano fare la doccia nudi con altri, per cui indossavano costumi da bagno. Una scena quasi da spiaggia mista o di solo nudisti.

Gli orari di apertura e chiusura erano rispettivamente le 7 e mezzanotte. In quell’intervallo dovevi essere dentro alla chiusura e fuori per la colazione all’apertura. Non si sarebbe più potuti rientrare dalle 8:30 fino a sera alle 23 circa. Scordarsi la capatina in giornata, quindi. Lo scopo era solo quello di dormirci, fine.

La qualità di questo dormire era pienamente speculativo: difficile dormire in uno stesso posto con quasi 400 persone su un materassino alto due dita e un cuscino alto quattro o cinque. Se si ha il sonno facile, nessun problema, ma anche se si ha solo un minimo di sensibilità umana ai rumori diventa un’impresa a sé ed è frequente svegliarsi nel cuore della notte. Chi russa è oggetto per questo di calci o pugni alla meglio, scherzi alla peggio e, seppur non con odio, un velo di disprezzo circonda i più reticenti. Personalmente ho capito che il trucco è andare a letto subito, anche con la luce accesa, così da evitare i russatori e svegliarsi presto per evitare l’intasamento dei servizi. Per fortuna ho un paraocchi da viaggio, anche se difetto di tappi per le orecchie assolutamente consigliabili, pur col rischio di non sentire un'eventuale sveglia la mattina. Il tal caso, risulta opportuno avvisare i vicini di una tale eventuale; non c’è nulla di peggio di sentire una sveglia indesiderata, specie col rischio che rimbombi ovunque.

Al risveglio abbiamo sperimentato la ricca colazione distribuita ci dai volontari: una mela, mini-brik di latte, normale o al cioccolato, o uno yogurt, una barretta, una pagnottina con nutella o marmellata o miele. Se pensi che ti stia prendendo in giro, non sto scherzando. Questa è una colazione da GMG considerata “ricca”. Per dare un elemento di paragone, a Portimao mangiavano abitualmente pane e burro o formaggio, eventualmente latte e cereali. Decisamente nessuno fa queste esperienze per l’accomodamento.

Questo mi permette di raccontare come sono consumati i pasti. Solitamente viene fornito un cartellino con un sistema identificativo (in tempi più moderni un QR code) per distinguere i pellegrini della GMG oltre che mettere i recapiti e i riferimenti per l’eventuale riconsegna. Solitamente questo viene tenuto attaccato ad una tracolla e indossato per tutta la permanenza. Perderlo vuol dire non mangiare per tutta la settimana, come tristemente capita a qualcuno. Grazie a Dio, la tecnologia c’è arrivata in soccorso. C’è un’applicazione ufficiale in grado svolgere il ruolo del tesserino per la prima volta, se non che non ha funzionato per un po’ causa interferenza con il roaming dati. Per fortuna avevamo lo stesso i cartellini in caso d’emergenza.

È lo spirito della GMG, secondo i più esperti. Non ti puoi aspettare che ogni tuo piano vada importo, ma devi affidarsi alla provvidenza di Dio. I tempi esplodono con una facilità esagerata, non importa come ti organizzi. Fa parte dell’esperienza, prendere o lasciare. D’altronde, cogliere l’esperienza è metà del viaggio.
Alberto Avallone

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