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Non avete notato che l’argomento “guerra in Ucraina” non è minimamente sfiorato in questo inizio di campagna elettorale? Ora è il momento degli accordi per costruire alleanze, definire candidati e collegi, assemblare programmi e, soprattutto, stordire gli elettori con prospettive da sogno e soluzioni rapide ed efficaci ad annosi problemi. Non è il momento, e non lo sarà mai, per ricordare ai cittadini che se la loro piccola impresa è alla canna del gas, se hanno perso il lavoro e nessuno li assumerà, se non sono in grado di pagare il mutuo e la banca si porterà via la casa, se il carovita sta erodendo i risparmi e li costringe all’indebitamento, la colpa è delle sanzioni inferte a Mosca e aver assecondato l’America nella sua guerra alla Russia per procura.
E’ stata una decisione del governo Draghi, nonostante che la maggioranza degli italiani fosse in disaccordo, nonostante che la nostra Costituzione voglia un’Italia neutrale e deleghi agli organismi internazionali la ricomposizione dei contrasti. Stessa cosa è scritta nella Carta Europea, ma quando Washington comanda non si può disubbidire e le Costituzioni diventano un insieme di parole interpretabili e discutibili. Eppure, il 55% di italiani rifiuta la guerra, contro il 95% dei politici a favore di essa. Su cosa si basa questa spaccatura tra chi ha interesse ad essere allineato a Washington e chi ne patisce le conseguenze?
Recentemente sono apparse interviste televisive al Presidente Zelensky e su Vogue alla moglie Olena, che hanno scatenato un putiferio sui social: mentre gli ucraini muoiono e hanno perso tutto, questi due scherzano con i giornalisti, si scambiano battute e offrono un quadretto edificante con un cenno d’abbronzatura di Forte dei Marmi da parte di lei.
La strategia è chiara: ricreare una immagine positiva, famigliare e pacifica verso il leader ucraino in un momento in cui la contestazione serpeggia tra i funzionari di Kiev e anche il più ottuso dei guerrafondai europei ha compreso l’inutilità di questo invio di armi e denaro: la Russia non lascerà mai i territori conquistati e le sanzioni non la impensieriscono più di tanto.
Quali potrebbero essere le perplessità, le domande che stanno creando tanti accusati d’alto tradimento della Patria ed oggetto d’epurazioni? Probabilmente sono le stesse che porrà la Storia a Zelensky, quando gli Stati Uniti avranno rivolto altrove la loro attenzione o avranno smesso d’esportare democrazia per favorire i propri interessi economici e geopolitici. A questo proposito, interessante l’intervista che recentemente ha rilasciato il regista Oliver Stone:
«Il mondo occidentale è sotto ipnosi» dice al giornalista de “La voce di New York”, The First Italian English Daily Newspaper in the US, che lo interroga sulla guerra in Ucraina. Al Festival Cinematografico di Ostuni, il regista americano e pluripremiato con tre Oscar ha voluto ripresentare il suo film “W”, del 2008, dedicato al presidente George W. Bush. Così giustifica questa scelta: «Segna un momento decisivo della storia americana. Quando Donald Trump era presidente, la gente diceva “è il peggiore presidente degli Stati Uniti” e io rispondevo: “mettete le cose in prospettiva”. Cosa ha fatto Trump a paragone di quello che ha fatto Bush al Paese e alla Costituzione? Non solo è andato in guerra in Iraq senza il permesso delle Nazioni Unite, illegalmente, ma ha anche creato prigioni segrete, campi di detenzione, Guantanamo, intercettato praticamente l’intera popolazione americana. Abbiamo dichiarato guerra al terrore ed è stato un assoluto disastro in termini di morti in tutto il mondo; abbiamo portato tensione e militarizzazione in così tanti Paesi in Medioriente e Asia ma continuiamo, e ora combattiamo contro la Russia. Questa è una guerra provocata, la Russia è stata provocata a invadere. E’ quello che volevamo e ha funzionato.»
E allora immaginiamo un’ipotetica intervista al Presidente Zelensky e quali potrebbero essere le domande della Storia:
Presidente Zelensky, quando l’America le ha offerto esperti della comunicazione politica e milioni di dollari per essere eletto Presidente dell’Ucraina, le ha inviato istruttori militari, ha dotato il suo esercito delle armi più moderne, le ha inviato laboratori batteriologici mobili (il tutto per 5 miliardi di dollari, secondo quanto dichiarato dal Sotto Segretario di Stato Viktoria Nuland), l’ha rassicurata sul fatto che l’Ucraina sarebbe entrata nella NATO, non ha pensato che tutto ciò avesse un obiettivo e un prezzo da pagare? Non ha valutato che la Russia avrebbe reagito? Nella sua inesperienza politica, non sospettava che nessuna superpotenza vuole un nemico ai confini? Avere missili atomici di un’altra superpotenza a due minuti dalla capitale? Non ha compreso che a morire sarebbe stata la tua gente e non i Marines?
La Storia porrà sicuramente queste domande, ma analisti, storici, artisti, intellettuali e giornalisti obiettivi hanno già la risposta a tutte: è quella di Oliver Stone e di tanti elettori che non hanno alcun dubbio su chi siano i responsabili del loro profondo disagio economico e famigliare.
Massimo Carpegna
Massimo Carpegna
Visiting Professor London Performing Academy of Music di Londra. Docente di Formazione Corale e del master in Musica e Cinema presso Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli..
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